Saremo ancora cattolici?
2019/10, p. 4
“Duemila anni di storia, un miliardo e trecento milioni di fedeli in continua
crescita grazie alla spinta demografica dei paesi del Sud del mondo. Da un
certo punto di vista la Chiesa cattolica gode di ottima salute. Eppure, dietro
la facciata rassicurante dei numeri, si odono scricchiolii allarmanti che non
possono essere sottovalutati. Crollo della partecipazione religiosa nelle società
avanzate, difficoltà particolarmente forti tra i giovani e i ceti più istruiti;
sensibile riduzione delle vocazioni”.
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SAREMO ANCORA CATTOLICI?
“Duemila anni di storia, un miliardo e trecento milioni di fedeli in continua crescita grazie alla spinta demografica dei paesi del Sud del mondo. Da un certo punto di vista la Chiesa cattolica gode di ottima salute. Eppure, dietro la facciata rassicurante dei numeri, si odono scricchiolii allarmanti che non possono essere sottovalutati. Crollo della partecipazione religiosa nelle società avanzate, difficoltà particolarmente forti tra i giovani e i ceti più istruiti; sensibile riduzione delle vocazioni”.
Così inizia un bel libro La scommessa cattolica, appena pubblicato da Il Mulino, di due sociologi C.Giaccardi e M. Magatti.
Si aggiungano anche le diverse opzioni presenti fra i cattolici, negli ambiti della vita personale e sociale, con ricadute politiche, che creano contrasti e conflittualità al limite dello scisma.
Cattolico significa universale, il che vuol dire rivolto a tutti gli uomini, ma anche capacità di abbracciare tutta la realtà nella sua concretezza.
La realtà infatti è complessa e può essere sempre osservata da due lati opposti tra di loro, che vanno mantenuti distinti ma correlati, in tensione tra di loro, per essere in grado di conoscere la realtà nella sua totalità e insieme nella sua concretezza.
L’uomo concreto è corpo e anima, ragione e esperienza, uomo e donna, vita e morte, io e gli altri, terra e cielo.
Cattolico è chi è convinto che distinzione non vuol dire separazione, né dominio di uno dei due poli sull’altro, né riduzione di tutto ai desideri di un Io disposto ad usare gli altri come mezzi per i propri fini.
Cattolico è anche vivere le tensioni ecclesiali attuali: (Ratzinger o Bergoglio? Verità o amore? Tradizione o innovazione?) tenendo assieme le due polarità, non separando o contrapponendo, ma integrando e correlando. Pur nella discontinuità, c’è una grande continuità tra Benedetto, il papa tedesco interprete acuto della crisi culturale dell’Europa contemporanea, e Francesco, il primo papa non europeo che sta cercando di far intravvedere alla Chiesa del Vecchio Continente una via per uscire dalle secche in cui si ritrova.
Cattolico vuol dire accettare di vivere le tensioni, presenti in ogni dimensione della realtà: tra il personale e il comunitario, lo spirituale e il corporale, la riflessione e la prassi, il bello e il funzionale, il divino e l’umano, la tradizione e il futuro.
Ma significa anche rendersi conto che il Nord del pianeta, Chiesa compresa, ha bisogno del Sud, come pure che chi ha evangelizzato ha bisogno d’essere continuamente evangelizzato.
Un missionario in Africa, prima di ripartire per l’Italia, racconta che, in un momento di preghiera comune, un Pastore lo saluta imponendogli le mani con queste parole: “Papà, ti prego, fa scendere il tuo spirito su padre Alex perché possa tornare nella sua tribù bianca e convertirla”.
Saremo ancora cattolici?
Risposta difficile, se non siamo disposti ad accettare di appartenere ad una Chiesa dai molti colori, imprevedibile, forte nella misura in cui saremo capaci di fare della diversità un’occasione di incontro, più che di facile scontro.
La Chiesa è del Signore e quindi resterà fino alla fine della storia.
Dove, dipende anche da noi.
Piergiordano Cabra