Per sempre o finchè dura. Processi psicologici del cammino sacerdotale e di vita in comune
2018/9, p. 47
L’autrice, Chiara D’Urbano offre un percorso interessante di riflessione
e lettura dei diversi passaggi della crescita umana e vocazionale, con particolare
attenzione alle motivazioni, all’influenza della comunità sul processo vocazionale,
ai vari livelli di maturità personale, alle caratteristiche dei formatori.
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Chiara D’Urbano Per sempre o finchè dura. Processi psicologici del cammino sacerdotale e di vita in comune Città Nuova, Roma 2018 € 16,00 pag.110
L’autrice, Chiara D'Urbano è psicologa e psicoterapeuta. Da molti anni affianca nella formazione e nell'accompagnamento i percorsi individuali di sacerdoti e consacrati e di chi si impegna nell'apostolato o nella missione. È perito dei Tribunali del Vicariato di Roma. Collabora nella ricerca e nella docenza con l'istituto di Studi Superiori sulla Donna dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Con il suo libro offre un percorso interessante di riflessione e lettura dei diversi passaggi della crescita umana e vocazionale, con particolare attenzione alle motivazioni, all’influenza della comunità sul processo vocazionale, ai vari livelli di maturità personale, alle caratteristiche dei formatori.
Il percorso di chi entra in seminario o si orienti per una vita in comune ha caratteristiche uniche e, se è vero che non esiste una "psicologia vocazionale", è altrettanto vero che però esiste un'antropologia cristiana, un modo di intendere la persona che invece deve connotare chi affianca il cammino di fede e umano all'interno delle realtà carismatiche.
Se manca un approccio integrato dove l'umanità sia accostata e compresa come realtà redenta ma fallibile, capace di trascendenza però fragile, chi collabora nell'accompagnamento terapeutico rischia riduzionismi assai pericolosi che rendono il suo servizio inadeguato.
La vita in comune, l'impegno, le fatiche, le possibili cadute... tutto questo va inserito all'interno di una cornice antropologica e teologica che deve essere presupposta nei professionisti che sono chiamati a collaborare al benessere psico-spirituale della persona.
C’è interdipendenza e influenza reciproca tra le dinamiche individuali e quelle comunitarie, tra i processi del gruppo e quelli sociali ed ecclesiali. Perciò, se da una parte l'identità vocazionale del prete, del consacrato, della stessa vita in comune, deve salvaguardarsi dalla liquidità generale, dall'altra essa chiede di ripensare «aspettative, obiettivi e risultati in funzione del bene possibile reale; ciò comporta imparare a stare nella "sconfitta", nel ridimensionamento, nel limite, sia come singoli che come Chiesa».