Verginità cristiana nel postmoderno
2018/9, p. 16
Intervista a Gudrun Nassauer, esegeta e accademica a
Monaco e all’università del Saarland (Germania). Cosa
significa nell’oggi della Chiesa l’Ordo Virginum, quali i criteri
per una valutazione delle vocazioni, quali percorsi
personali per una vocazione che riappare dopo secoli.
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Testimoni
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Testimonianza sull’Ordo Virginum
VERGINITÀ CRISTIANA
NEL POSTMODERNO
Intervista a Gudrun Nassauer, esegeta e accademica a Monaco e all’università del Saarland (Germania). Cosa significa nell’oggi della Chiesa l’Ordo Virginum, quali i criteri per una valutazione delle vocazioni, quali percorsi personali per una vocazione che riappare dopo secoli.
– Lei appartiene all’Ordo virginum dal gennaio 2009. Consigliere accademico all’università Ludwig Maximilian di Monaco, insegnante all’università del Saarland. Come, con quali percorsi di vita, si diventa vergine consacrata oggi in Germania?
«Fin dall’adolescenza mi sono posta la questione della vita consacrata o religiosa, ma non mi sentivo chiamata da Dio a vivere in una delle comunità religiose che conoscevo. Ho quindi continuato a cercare durante i miei studi di filosofia e di teologia. Fra i professori mi ha colpita una vergine consacrata, ma non avevo ancora percepito che quello poteva essere il mio cammino. Prima del mio ultimo anno di teologia, durante gli esercizi spirituali di sant’Ignazio (li facevo ogni anno), ho preso la decisione del celibato, senza ancora sapere la forma concreta che avrebbe assunto. Il semestre successivo, durante un corso di liturgia, il professore ha parlato della consacrazione delle vergini e la preghiera consacratoria mi ha profondamente colpita. Alla fine del corso uno studente che conoscevo assai poco si è voltato verso di me e mi ha chiesto: “E tu, quale stato di vita vuoi scegliere?”. Tutto si è poi accelerato: l’estate seguente, durante un ritiro di trenta giorni, ho preso la decisione di chiedere al mio vescovo di ammettermi come candidata alla consacrazione delle vergini. Ma in quel momento non avevo ancora scelto che il “contenitore” senza saper bene ciò che conteneva! Ho fatto molte scoperte durante i due anni di candidatura, e ne faccio ancora …».
Spazi vocazionali
in Europa
- Si dice che in Germania vi siano numerose vergini consacrate, più che altrove in Europa.
È così? Come lo spiega?
«Non conosco le cifre per gli altri paesi europei, ma mi sembra che in Germania la vocazione delle vergini consacrate sia la vocazione femminile che conosce la crescita più significativa. Perché? In realtà non lo so! Trovo difficile determinare le ragioni della crescita (o del declino) unicamente a partire da fattori esterni. In ogni caso penso che tra i fattori che contribuiscono alla crescita del numero della vergini consacrate in Germania, si può citare la crisi e l’invecchiamento di numerose comunità religiose femminili, come il cambiamento del ruolo della donna nella società e i cambiamenti dello spazio ecclesiale. Amo pensare che la nostra forma di vita consacrata possa essere una delle “risposte” di Dio a tale situazione … ma non è certamente la sola».
– Un documento sull’Ordo virginum è in preparazione a Roma.2 Dopo il concilio Vaticano II e l’Ordo consecrationis virginum vi sono altri testi magisteriali che riguardino la vostra vocazione?
«Per quanto ne sappia, nessun testo magisteriale recente riguarda in forma specifica la vocazione delle vergini consacrate. Per quello che mi riguarda trovo molto ricco l’Ordo consecrationis virginum, specialmente la preghiera di consacrazione e il dialogo, a seguito del voto di verginità che la “consecranda” emette. La liturgia comincia con una antifona che esprime bene il cuore della nostra forma di vita. “Et nunc sequor in toto corde, timeo te et quaero faciem tuam videre. Domine non confundas me sed fac mihi iuxta mansuetudinem tuam et secondum multitudinem misericordiae tuae”. “Ecco, Signore, noi siamo pronte a seguirti, nel tuo santo timore, anela a te il nostro spirito e desidera il tuo volto. Fa’, o Dio, che non restiamo deluse, trattaci secondo la tua clemenza nella misura del tuo amore”.
“Vivere d’amore” come diceva la “piccola” Teresa. Penso che il nostro carisma e la nostra vocazione sia questo: ricordare alla Chiesa attraverso la nostra stessa esistenza (almeno lo speriamo!) che essa vive d’amore; che è chiamata ad accogliere l’amore di Dio e a donarlo al mondo che ne ha sete, spesso senza saperlo. Vivere di amore e non di cose che sembrano più attraenti, più efficaci, più redditizie, più politicamente corrette, più … controllabili. Vivere di amore, è questo che siamo chiamati a vivere e a ricordare alla Chiesa, più frequentemente in maniera discreta, poco spettacolare: fare il proprio lavoro quotidiano sforzandosi di lasciare entrare l’amore di Dio, oggi un po’ più di ieri. Come recita alla fine la preghiera di consacrazione, (ed è bene che sia una preghiera perché è esigente!): “Ferventi nella carità nulla antepongano al tuo amore; vivano con lode senza ambire la lode; a te solo diano gloria nella santità del corpo e nella purezza dello spirito; con amore ti temano, per amore ti servano. Sii tu per loro la gioia, l’onore e l’unico volere; sii tu il sollievo nell’afflizione; sii tu il consigliere nell’incertezza; sii tu la difesa nel pericolo, la pazienza nella prova, l’abbondanza nella povertà, il cibo nel digiuno, la medicina nell’infermità. In te Signore possiedano tutto, poiché hanno scelto te solo al di sopra di tutto”».
Teologia e fede
– Come riconoscere una vocazione alla verginità consacrata, in un mondo dove la verginità e la continenza (per esempio, prima del matrimonio) non sembrano più comprensibili?
«Non sono sicura che sia possibile definire dei criteri generali per riconoscere una vocazione individuale. La questione andrebbe girata a un vescovo … In ogni caso è vero che nel mondo di oggi la verginità e la continenza non si presentano spontaneamente come progetti di vita! Per riconoscere autentica una vocazione alla verginità consacrata, mi sembra importante verificare che la persona non faccia questa scelta per rifiuto o rimozione della propria sessualità o ancora per fuggire dal mondo attuale. Altri criteri importanti sarebbero: avere una relazione positiva con la Chiesa, di cui la vergine consacrata è simbolo, una vita spirituale autentica e la capacità di esprimere ciò che si è, come anche un desiderio di continuare a maturare e sviluppare la propria personalità in tutte le sue dimensioni, nella vita quotidiana come in quella spirituale».
– La sua carriera accademica (lei è professore e dottore in teologia) le ha fatto studiare e insegnare esegesi, che ama trasmettere con attenzione alla pastorale: questa connessione della conoscenza e della pratica è richiesta, a suo avviso, a tutti i teologi?
«Assolutamente. Ma nello stesso tempo, questa gioia di insegnare e applicare l’esegesi (come insegnamento teologico in generale) alla vita, è un carisma che non è donato a tutti nella stessa maniera, con la medesima intensità, né per medesimi terreni di applicazione. L’orizzonte della pastorale dovrebbe certo essere presente nella vita di ogni teologo, ma dentro questo quadro generale, è una immensa ricchezza avere insegnanti di teologia molto diversi gli uni dagli altri, con carismi molto differenti: ricerca, applicazione, interdisciplinarietà ecc. Non giudicherei l’uno più importante dell’altro … Ma è sicuro che abbiamo molto bisogno di persone che sappiano “tradurre” la teologia in pastorale, cioè che sappiano ridonare la scienza teologica e le sue analisi (di cui abbiamo molto bisogno) sotto forma di “bocconi digeribili”, accessibili a tutti. In una chiesa di Nazareth che risale all’epoca delle crociate, vi è un capitello che rappresenta la personificazione della Chiesa che prende per mano san Pietro – apparentemente un po’ timido – trascinandolo dietro di sé per annunciare la buona novella. È forse un po’ questo, il duplice dovere di una esegesi “in forma pastorale” e delle vergini consacrate …».
– Molti cristiani, anche fra i consacrati, ignorano la teologia e si considerano esclusi. Cosa può dire a loro?
«Vorrei dire loro che senza la riflessione teologica, non saranno capaci di vivere in profondità la loro vita cristiana o consacrata, perché Dio ci ha creato intelligenti e ci chiama a cercarlo anche con la nostra intelligenza, e non solo con il nostro cuore. Vorrei dire loro che la filosofia e la teologia sono indispensabili per entrare in dialogo con tante persone che cercano la verità, ma sono ancora lontane dalla fede …».
Secolarizzazione e testimonianza
– Cosa ritiene importante come orientamento per la Chiesa dei nostri paesi europei oggi?
«Oh!.. l’Europa è molto grande! … Per la Germania deve essere sempre più chiaro che la nostra società diventa sempre più secolare. I cristiani sono ancora il 55% della popolazione, ma gran parte dei tedeschi, battezzati inclusi, non comprendono più la “lingua spirituale”, le tradizioni cristiane, la cultura segnata dal cristianesimo. Pensiamo ancora spesso (anche senza rendercene conto) che le persone che sono state battezzate da piccole sono diventate grandi nella fede – ma nella maggioranza dei casi non è così. Come orientamento per oggi direi che la liturgia (ben celebrata!) è molto importante come spazio di incontro con Dio: l’omelia, la celebrazione eucaristica, la contemplazione, la musica sacra, la comunità che prega insieme, … Come esegeta, aggiungo evidentemente l’importanza di riscoprire la Parola di Dio come ispirazione vera e concreta di vita per ogni cristiano. La testimonianza dell’amore quotidiano mi sembra anch’essa importante. E il coraggio di provare nuovi cammini, ma anche l’umiltà di fare marcia indietro se le circostanze mostrano in seguito che il cammino intrapreso non era buono. Se noi cristiani viviamo la Bibbia, la liturgia, i sacramenti come luoghi di un vero incontro con Dio, vitale e personale per ciascuno, l’atmosfera nella Chiesa cambierà molto, come anche l’immagine che diamo ai non cristiani».
– Ha ancora qualcosa da dirci?
«Penso che la nostra epoca sia quella delle grandi sfide, per la Chiesa e per ciascuno. È un tempo molto stimolante; un tempo nel quale nessuno sa bene cosa fare, un tempo difficile, ma anche aperto a molte opportunità: abbiamo la fortuna di potere ri-comprendere in maniera del tutto nuova a diventare e a essere discepoli del Cristo. E questa è una magnifica avventura … d’amore».
a cura di Noëlle Hausman s.c.m.
1Secondo lo studio di F, Motte e V. Vonzun, pubblicato in Christi Sponsa nel 2018 sono la Francia e l’Italia che hanno il numero maggiore di vergini già consacrate, seguite, per l’Europa, da Romania, Polonia, Spagna, poi Germania (ndr.).
2Il documento a cui qui si allude è poi stato pubblicato l’8 giugno 2018. Si tratta dell’istruzione della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, Ecclesiae sponsae imago.
Riprendiamo l’intervista da Vies consacrèes, una delle più prestigiose riviste relative alla vita consacrata nell’ambito del mondo di lingua francese. Diretta da sr. Noëlle Hausman ha una cadenza trimestrale: www.viesconsacrees.be. Fra i testi di riferimento: Maria Luisa Őfele (a cura di), Jungfrauenweihe. Altes und neues Charisma, Heiligenkreuz, Be&Be Verlag, 2017; D. Denat-B. Michelena-O. Robert, L’ordre des vierges. Une vocation ancienne et nouvelle, don du Seigneur a son Ėglise, Parole et silence, Paris 2017; C. M. Martini, Cammini esigenti di santità. Meditazioni e interventi all’Ordine delle Vergini, EDB, Bologna 2018.