Terenzi Vittoria
Identità della vita consacrata oggi
2018/9, p. 5
Nel convegno si è cercato di arrivare a un chiarimento del termine “consacrazione”, distinguendo la consacrazione fondamentale – che è quella battesimale – dalla consacrazione per i consigli evangelici, che è una consacrazione specifica.

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Convegno internazionale a Roma
IDENTITÀ DELLA VITA
CONSACRATA OGGI
Nel convegno si è cercato di arrivare a un chiarimento del termine "consacrazione", distinguendo la consacrazione fondamentale – che è quella battesimale – dalla consacrazione per i consigli evangelici, che è una consacrazione specifica.
Qual è l’identità della vita consacrata oggi? Che significato attribuire alle espressioni "consacrazione" e "vita consacrata"? Partendo da un’attenta lettura della realtà presente attualmente nella Chiesa, la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita apostolica ha organizzato a Roma dal 3 al 6 maggio, il Convegno internazionale “Consecratio et consecratio per evangelica consilia”, presso la Pontificia Università Antonianum. Nel Convegno sono confluite tutte le riflessioni fatte nel corso di un seminario, svoltosi nel mese di marzo 2018, cui hanno preso parte teologi e canonisti. In quella sede, molte sono state le espressioni utilizzate per “definire” la vita consacrata: è “sequela” di Cristo quale viene proposta nel Vangelo che va oltre i voti di povertà, castità e obbedienza; è vita di totale dedizione a Dio e agli altri; è esistenza cristiforme, basata su una singolare vocazione; è “segno”, parabola che esprime la dimensione escatologica della vita cristiana. È “profezia”, chiamata ad essere “buona notizia” per l’uomo e la donna di oggi.
Nel Convegno si è cercato di arrivare a un chiarimento del termine "consacrazione", distinguendo la consacrazione fondamentale - che è quella battesimale - dalla consacrazione per i consigli evangelici, che è una consacrazione specifica. L’orizzonte su cui si è mossa la riflessione del Dicastero è partita dal n. 44 della Lumen gentium e dal can. 573.
All'incontro hanno partecipato consacrati appartenenti alle diverse forme di vita consacrata: Ordo virginum, Istituti religiosi, Società di vita apostolica, Istituti secolari, Nuovi istituti e nuove forme. Una novità è stata la presenza di rappresentanti delle diverse Associazioni e dei Movimenti. Uno dei fini del convegno, infatti, era di comprendere in che modo le nuove forme carismatiche, ovvero le associazioni e i movimenti che prevedono al loro interno membri consacrati, si collocano di fronte alla vita religiosa e alle altre forme di vita consacrata.
«Ci si è voluti mettere in ascolto delle varie esperienze – ha detto p. Paciolla, Sottosegretario CIVCSVA –- sapendo che l'esperienza di vita viene prima della produzione giuridica ed è chiaro che, come c'è voluto del tempo per riconoscere la vocazione degli Istituti secolari, così ci sarà bisogno di riflessione nel tempo per considerare altre forme nuove di vita consacrata. È importante discernere i nuovi doni, che non soppiantano le vecchie forme, ma arricchiscono la Chiesa».
«Rappresentiamo un popolo numeroso nella Chiesa – ha detto il cardinale João Braz de Aviz, Prefetto CIVCSVA, all'inizio del convegno – e cerchiamo insieme di permettere che il vino nuovo di Gesù rinnovi gli otri della vita consacrata, affinché sperimentiamo la gioia del Vangelo e aiutiamo il Signore a donarlo a tanti altri che si avvicinano a noi. Nelle circostanze attuali, prendere coscienza più chiara della consacrazione battesimale che ci ha generati figli di Dio e costituiti fratelli e sorelle nella passione, morte e risurrezione del Signore, ci potrà anche aiutare a capire meglio il senso della consacrazione in maniere diverse ma complementari all’interno del popolo di Dio».
Di unità nella molteplicità, dell’importanza di aprire cammini di riflessione e di dialogo hanno parlato mons. José Rodríguez Carballo, Arcivescovo Segretario CIVCSVA e Sr Carmen Ros Nortes, NSA, Sottosegretario CIVCSVA, nel corso del loro intervento: «La consacrazione – ha affermato mons. Carballo – non è statica, non è un atto escludente, ma un processo integratore di differenze. Dietro ogni espressione utilizzata per definire la vita consacrata c’è una ricchezza teologica e carismatica da non perdere. Se la vita consacrata è un mosaico di carismi, questi non possono essere definiti, ma “raccontati”, “narrati”».
Sr. Carmen Ros ha, poi, ribadito l'importanza di portare avanti nuove riflessioni «per non rimanere fermi a schemi vecchi o inappropriati, ma per comprendere meglio qual è il nostro oggi come consacrati nella Chiesa e nel mondo».
Le tre 'P'
Una sosta importante per i partecipanti al convegno è stata l’Udienza con papa Francesco il quale ha indicato a tutti tre “criteri di discernimento” «per non perdersi in questo mondo, nella nebbia della mondanità, nelle provocazioni, nello spirito di guerra»: preghiera, povertà e pazienza. La prima “p” è la preghiera. «La preghiera – ha detto il Papa – è tornare sempre alla prima chiamata. (...) E la preghiera, nella vita consacrata, è l’aria che ci fa respirare quella chiamata, rinnovare quella chiamata».
La seconda “p” è la povertà: «Senza povertà non c’è fecondità nella vita consacrata. Ed è “muro”, ti difende. Ti difende dallo spirito della mondanità, certamente».
La terza “p” è la pazienza: «Guardando Gesù, la pazienza è quello che ha avuto Gesù per arrivare fino alla fine della sua vita. (...) Ma non solo pazienza nella vita comunitaria: pazienza davanti alle sofferenze del mondo. Portare sulle spalle i problemi, le sofferenze del mondo».
Dimensione profetica
e sapienziale
Uno dei contributi del convegno è stato quello della teologa Nuria Calduch-Benages, che ha evidenziato soprattutto le dimensioni profetica e sapienziale della vita consacrata. «La vita consacrata - ha detto - ha anche una dimensione sapienziale pedagogica che ci invita a lasciare il nostro piccolo mondo che ci ospita e ci protegge, la nostra visione spesso miope e limitata, le nostre preoccupazioni a corto raggio per aprirci a un orizzonte più umano, più ecumenico, più ecologico, in definitiva più universale».
Quali sono le caratteristiche del profeta che la vita consacrata è chiamata ad incarnare? Il profeta ha un rapporto personale con Dio e annuncia la sua Parola dappertutto, nelle strade, nelle piazze, anche rischiando la sua vita come accadde, ad esempio, ad Ezechiele. Il profeta è una persona carismatica, perché la profezia è un carisma e, come tale – ha detto la teologa – infrange tutte le barriere e i tabù.
Allo stesso modo, la vita consacrata è risposta a una specifica chiamata di Dio. Come i profeti, le persone consacrate sono chiamate a difendere la giustizia e i diritti umani, a essere solidali con i poveri, cercando di creare una cultura che valorizzi l’uomo e difenda la sua dignità. La vita consacrata, "opera dello Spirito e mediatrice della libera azione dello Spirito", è essenzialmente di natura carismatica e la sua missione, quindi, è essenzialmente profetica. Ogni consacrato è responsabile non solo di vivere la propria identità profetica, ma anche della missione profetica della comunità, dell'Istituto o del gruppo a cui appartiene.
La categoria
dell'Alleanza
Nella relazione del teologo José Cristo Rey García Paredes, il tema della “consacrazione” è stato presentato a partire da una prospettiva: l’amore alla Bellezza, “Divinae Pulchritudinis Splendor”. La consacrazione carismatica è il risplendere della Bellezza divina in ciascuno, dello Spirito Santo che ci arricchisce dei suoi doni e la vita consacrata è al servizio di questa Bellezza.
La sua riflessione ha preso l’avvio dall’esortazione apostolica Vita consecrata, nella quale la parola “consacrazione” divenne la chiave interpretativa del testo. «La categoria di “consacrazione” – ha sottolineato Paredes – servì a raccogliere sotto un solo concetto tutte le forme di vita cristiana che professano i “consigli evangelici” o la “vita in comune” dalle più antiche e millenarie, fino alle più recenti, riconosciute dalla Chiesa».
Particolarmente significativa, la sottolineatura della vita consacrata come Alleanza di Dio con l'uomo, come duplice e incessante ricerca: Dio cerca l’essere umano e l’essere umano cerca Dio. Nell’evento dell’Alleanza la bellezza di Dio si riflette negli esseri umani e nella creazione: “E Dio vide che tutto era molto bello”.
La missione della Chiesa è promuovere la conoscenza e l’accoglienza di questa Alleanza che Dio offre all'uomo e che molti ignorano. Nella Chiesa ci sono persone e comunità che si sentono chiamate a viverla e testimoniarla pubblicamente. Missione, consigli evangelici, vita comunitaria, sono caratteristiche attraverso le quali l’Alleanza prende forma.
La vita consacrata ha come fondamento la scelta di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze e di cercare di diventare comunità con un solo cuore, una sola anima e ogni cosa in comune. I tre consigli evangelici configurano una vita di fedeltà all’Alleanza con l’unico Dio, sommamente amato, in opposizione a ogni forma di idolatria.
Nella prospettiva dell'Alleanza, dunque, la consacrazione è intesa come l’impatto di divinizzazione e di benedizione che l’Alleanza con Dio in Gesù e per lo Spirito produce in ogni persona, in ogni comunità e che, a sua volta, la abilita ad esserne testimone e missionaria.
Un popolo
in cammino
Il convegno si è articolato in tempi di confronto tra tutti i partecipanti e in lavori specifici per le distinte realtà. Si è iniziato un dialogo che, partendo dalla chiamata comune alla santità e dalla medesima consacrazione battesimale, ha consentito a tutti i consacrati e le consacrate di condividere riflessioni ed esperienze sui temi della consacrazione, del carisma, della fraternità e della missione.
«Dobbiamo continuare a camminare insieme, in sinodalità, perché lo Spirito Santo parla dove c’è questa armonia di vita fraterna», ha detto il Cardinale Braz de Aviz a conclusione del convegno. Una riflessione, quella sul tema della consacrazione, che ha preso l’avvio e che bisogna continuare a sviluppare, prima di tutto dal punto di vista teologico, a partire dal Concilio Vaticano II e dal Magistero, lavorando insieme agli altri Dicasteri, ha spiegato mons. José Rodríguez Carballo. «La consacrazione è una realtà dinamica, in itinere… È una identità in relazione, perché il carisma ha un aspetto relazionale. Possiamo essere l’aurora della Chiesa – come ci ha detto il Papa – se camminiamo insieme, in comunione con la Chiesa e in comunione con il mondo».
Vittoria Terenzi