Le sfide della missione nel mondo d'oggi
2018/9, p. 1
Il mese di ottobre, tradizionalmente dedicato alla
evangelizzazione, invita ancora una volta la Chiesa a
riflettere sulle “sfide” che sempre nuovamente si pongono
in un mondo in continuo rapido cambiamento.
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Un ordine del giorno dettato dalla missione
LE SFIDE DELLA MISSIONE
NEL MONDO D’OGGI
Il mese di ottobre, tradizionalmente dedicato alla evangelizzazione, invita ancora una volta la Chiesa a riflettere sulle “sfide” che sempre nuovamente si pongono in un mondo in continuo rapido cambiamento.
La ripresa della vita pastorale ci fa riflettere ancora una volta sul compito indeclinabile della Chiesa, cioè l’evangelizzazione del mondo, sul dove e sul come dell’evangelizzazione, “la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda” (Evangelii nuntiandi 14). L’indimenticabile maestro della teologia e della pastorale contemporanea, Karl Rahner, ha detto una volta che l’ordine del giorno della missione della Chiesa è dettato dal mondo, affermazione tanto ovvia che rischia troppo spesso di essere oscurata dalla preoccupazione per la vita interna della Chiesa e per i suoi problemi. Per quanto le indicazioni di Papa Francesco siano chiare ed Evangelii gaudium con Amoris Laetitia, Laudato si’ e ora Gaudete et exultate traccino alla missione della Chiesa il cammino, si deve riconoscere che nella Chiesa persiste la tendenza a preoccuparsi prima di tutto delle comunità e delle loro urgenze interne. Per questo è importante e necessario interrogarsi sulle attese del mondo, che sono altrettante sfide che il mondo rivolge alla Chiesa.
Poca incidenza
della Chiesa
1. La prima di queste sfide sta nella poca incidenza che la Chiesa ha nel mondo d’oggi. Molti non ne sentono più il bisogno, altri la dichiarano inutile o fuori tempo, altri ancora non la tollerano più per ragioni le più varie, con il risultato di far nascere nel cuore di certi cristiani il sentimento che essa sia insignificante. Come farà la Chiesa a ricuperare la sua credibilità e a trovare quindi le parole e le strade per offrire il messaggio evangelico e raggiungere gli estremi confini del mondo, le “periferie esistenziali” di oggi? Come riuscirà a interessare i giovani di oggi al suo messaggio e alla sua missione? Ci si potrebbe forse scoraggiare, mentre invece questa sensazione di insufficienza e d’ “im-potenza” offre alla Chiesa il passo giusto per rivolgersi al mondo d’oggi senza complessi e senza dover vincere l’altrui concorrenza. Per annunciare il mistero della Pasqua, la “parola della croce” che è scandalo e stoltezza per coloro che non credono, ma che è “potenza e sapienza di Dio” (cf. 1Cor 1,23-24), la Chiesa dovrà certo rinnovare il proprio linguaggio (Evangelii gaudium 41) e riscrivere certe formule liturgiche e del catechismo, inquinate di una teologia oggi non più comprensibile. Soprattutto dovrà diventare una Chiesa testimoniante, segnata dalla santità del quotidiano (cf. Gaudete et exultate per es. 33), che attiri con il fascino della bellezza della sua maniera di vivere, della carità e del disinteresse, e non per la forza delle sue opere (v. il “proselitismo”, Evangelii gaudium 14) e meno ancora per la sua potenza mondana.
La sfida
della globalizzazione
2. Una seconda sfida alla missione evangelizzatrice oggi viene dalla globalizzazione, fenomeno che può avere anche aspetti positivi, ma che è fonte di povertà, precarietà, scarto e disperazione, come ampiamente spiegato dal Papa in Evangelii gaudium n. 52 e seguenti. La Chiesa non può eludere questa sfida, ma deve affrontare il problema della povertà e del crescente divario tra poveri e ricchi, che la modernità tende a ignorare oppure a nascondere e giustificare con argomenti mistificatori. Dal Concilio in poi la consapevolezza dell’importanza della liberazione dei poveri è cresciuta nella Chiesa. Oggi Papa Francesco ha sdoganato l’opzione per i poveri dandole uno statuto teologico (Evangelii gaudium 198) e ha riportato alla coscienza della Chiesa i temi ad essa connessi. La missione è quindi impegnata nella promozione della giustizia e della pace e della salvaguardia della casa comune. Lo fa annunciando il regno di Dio e denunciando le forze che ad esso si oppongono. Lo fa soprattutto chiedendo a tutti singoli e comunità un nuovo stile di vita. L’enciclica Laudato si’ insieme con Caritas in veritate è una pietra miliare della pastorale che ha rinnovato e aggiornato la Dottrina sociale della chiesa, impegnando la missione evangelizzatrice nella sua destinazione secolare e sociale e sottraendola alla tentazione di uno spontaneo quanto sterile spiritualismo.
Le migrazioni
e i rifugiati
3. Un’altra sfida, oggi ineludibile, legata anch’essa al fenomeno della globalizzazione e alla “chiesa povera per i poveri”, è quella delle migrazioni e dei rifugiati che richiedono accoglienza, accompagnamento e integrazione. Essa va posta sullo sfondo dell’attuale transizione dell’umanità verso il pluralismo culturale e religioso. In un mondo caratterizzato dall’intensificarsi delle comunicazioni, dall’interconnessione globale e insieme dalla presenza di pericolose forme di integrismo e fondamentalismo, il fenomeno delle migrazioni aiuta a prendere coscienza del formarsi di un mondo plurale mentre, come effetto negativo, alimenta un clima d’insicurezza e di paura. Usato come strumento di propaganda elettorale, questo mix di insicurezza e di paura sta producendo un egoistico avvitamento dei singoli stati in una forma di “sovranismo” che diventa rifiuto dell’altro in quanto altro. La Chiesa, sacramento universale di unità, di riconciliazione e di speranza, deve reagire in positivo e, a partire dalla sua vocazione universale, deve annunciare la paternità di Dio e il valore della fraternità umana, a condizione, evidentemente, di non lasciarsi essa stessa contagiare dalla paura e dal rifiuto dell’altro e non ritirandosi in atteggiamenti suggeriti dall’accidia e dal pessimismo.
Il dialogo fra le culture
e interreligioso
4. In questo stesso contesto di multiculturalità riconosciuta, la missione evangelizzatrice cercherà senza stancarsi il dialogo fra le culture e il dialogo interreligioso. Il tema non è nuovo, ma dopo anni in cui questo discorso è stato frenato dalla paura di compromettere l’unità e forse anche l’uniformità della vita della Chiesa oltre che dall’oggettiva difficoltà dell’inculturazione. Oggi Papa Francesco invita a procedere con decisione (Evangelii gaudium 69.115-118) sulla strada dell’inculturazione da cui dipende l’autenticità dell’evangelizzazione e il nascere di comunità genuinamente cristiane.
Così pure nel dialogo interreligioso ed ecumenico, oggi dopo un tempo di esitazioni, si sente il bisogno di fare altri passi in avanti. Dopo una stagione di paure e di divieti, il Papa sta mostrando alla Chiesa che, pur riconoscendo le diversità di ordine teologico, storico e culturale, è possibile cercare e promuovere quello che è comune tra i fedeli delle diverse confessioni cristiane e delle religioni non cristiane. Il dialogo sarà l’occasione per far crescere il senso della cattolicità della Chiesa e per verificare la credibilità della sua missione universale, senza per questo cadere in forme di irenismo o di confusione. Questo è un contributo non solo all’evangelizzazione del mondo, ma anche alla causa della pace.
La riforma
della Chiesa
5. Un’altra sfida è la riforma della Chiesa per riportarla alla forma che Gesù le ha dato, che il Concilio ha riscoperto e che il Papa sta esplicitamente perseguendo (Evangelii gaudium 27-33) in linea con la decisione di Benedetto XVI di fare pulizia all’interno della Chiesa per restituirle credibilità agli occhi del mondo. Questo è un obiettivo coraggioso, decisamente contro corrente. Non si tratta solo di un problema interno della Chiesa che riguarda solo la gerarchia e in particolare la Curia romana, anche se tale è almeno in parte, ma un problema della missione della Chiesa. Questa deve trovare un nuovo stile di Chiesa, a tutti i livelli: una Chiesa più semplice, libera e povera (una Chiesa povera per i poveri” Evangelii gaudium 198), una Chiesa ospitale e aperta a tutti, a chi l’ha abbandonata e ai non cristiani oggi ovunque (“una chiesa missionaria” ibid. 27); una Chiesa attenta alle famiglie, anche a quelle che hanno fatto fallimento (Amoris Laetitia)… e alla gioventù, una Chiesa misericordiosa e comprensiva … come una madre; una Chiesa sinodale in cui tutti, laici, ministri e consacrati, si sentano positivamente coinvolti e responsabili ciascuno secondo il proprio carisma; una Chiesa povera, che non conti sulle sue iniziative, ma sulla Parola e sulla presenza dello Spirito del Risorto, che si occupi dei poveri e dei lontani e senta il dovere di andare verso di loro. Il sogno di Francesco è una Chiesa “missionaria, capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione” (Evangelii gaudium 27). In vista di questa riforma Francesco offre una sua proposta: l’“ecologia integrale” (Laudato si’ 138-141) che collega la cura della casa comune con quella dei suoi abitanti: “L’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani. C’è un’interazione tra gli ecosistemi e i diversi mondi di riferimento sociale” (Laudato si’ 141). È chiaro che il futuro del mondo è assicurato solo se i due versanti, quello dell’umanità e della giustizia e della pace sarà collegato al benessere dei poveri: “Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri… non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema” (Evangelii gaudium 202).
Il mondo
delle comunicazioni
6. Mai come oggi si sente il bisogno di una Chiesa coraggiosa e che dica parole chiare e che mostri di amare questo mondo che, in generale, sta perdendo o smarrendo la strada dell’umanità, e offra speranza all’uomo e alla donna di oggi. Infatti, pur senza inutili protagonismi, la Chiesa è oggi una – se non l’unica – realtà che sente davvero il problema del futuro del mondo e delle persone e della loro dignità. La Chiesa deve farsi sentire e ascoltare dal mondo di oggi, mondo della comunicazione, divenuto “babele comunicativa”, dove la comunicazione è presa da altri e dove la presenza della Chiesa si spegne nel caos dell’informazione. È quindi urgente ritrovare un linguaggio che si faccia ascoltare, senza cadere nelle riduzioni relativistiche ma neppure nelle forme fideistiche e integriste. La Chiesa deve entrare coraggiosamente ed esplorare questo campo dei mass media e cercare spazi che le siano omogenei e mezzi adeguati per abitarlo, districandosi nel mondo dei social e contrastando con i principi evangelici del rispetto delle persone e della verità il fenomeno attuale delle fake news per portare al mondo di oggi, in gran parte lontano o indifferente, il primo annunzio della salvezza. Questo è sicuramente oggi un mondo nuovo nel quale è urgente che siano presenti i cristiani con competenza e spiritualità.
Una Chiesa che testimoni
un Dio amico
7. Ma dietro a tutte queste sfide o obiettivi che il mondo rivolge alla Chiesa che vuol essere fedele alla riforma che il Concilio ha prospettato già cinquant’anni fa, bisogna anzitutto che la Chiesa offra al mondo la testimonianza di un Dio amico, simpatico, ricco di misericordia, un Dio diverso da quel Dio onnipresente e onnipotente che spesso noi pensiamo… a nostra immagine e somiglianza. Per rivelarsi al mondo Dio si è fatto piccolo e umile (“la Parola si fa breve e piccola”, come ha detto Benedetto XVI il 24 dicembre 2006 citando i Padri) per farsi accogliere da noi, per non far paura a nessuno e per non umiliare la nostra ragione; un Dio che in Gesù può dire: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Per evangelizzare questo Dio sono necessarie comunità cristiane e singoli fedeli che siano specchi ed espressione di una Chiesa povera per i poveri e missionaria, come continua a dire Francesco.
Gabriele Ferrari s.x.
Missionario Saveriano