Arrighini Angelo
I “coni d’ombra” della vita consacrata
2018/7, p. 7
«Apartire dagli anni ottanta, scrive Enzo Bianchi su “Vita Pastorale” (giugno 2018), la vita religiosa e la vita monastica sono entrate in un “cono d’ombra”».Diciamo la verità, l’anno (di “14” mesi) della VC (dal 30 nov. 2014 al 2 febb. 2016), è passato senza colpo ferire e senza alcuna incidenza sul vissuto quotidiano delle comunità religiose.

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I “CONI D’OMBRA” DELLA VITA CONSACRATA
«A partire dagli anni ottanta, scrive Enzo Bianchi su “Vita Pastorale” (giugno 2018), la vita religiosa e la vita monastica sono entrate in un “cono d’ombra”». Secondo il direttore di Testimoni, Lorenzo Prezzi, invece, in un suo antecedente bilancio complessivo dell’anno dedicato alla VC, questa sarebbe «uscita dal cono d’ombra in cui sembrava risucchiata» (Testimoni 3/2016). Dirimere sul fatto se la VC sia effettivamente “entrata” o “uscita” dal fatidico “cono d’ombra” è un’impresa ardua.Diciamo la verità, l’anno (di “14” mesi) della VC (dal 30 nov. 2014 al 2 febb. 2016), è passato senza colpo ferire e senza alcuna incidenza sul vissuto quotidiano delle comunità religiose. E dire che le iniziative messe in campo nel corso di quell’anno giubilare e dettagliatamente registrate su Testimoni, non sono mancate. Esattamente alla vigilia della conclusione dell’anno della VC, il 1 febbraio 2016, papa Francesco ha incontrato nell’aula Paolo VI i partecipanti al giubileo della VC. More solito, il testo ufficiale dell’incontro è stato sostituito da quello a braccio. «Vi confesso, ha detto fra l’altro, che a me costa molto quando vedo il calo delle vocazioni… quando voi, nelle vostre comunità religiose, maschili e femminili, avete un novizio, una novizia, due…e la comunità invecchia, invecchia…», oppure «quando ci sono grandi monasteri portati avanti da 4 o 5 suore vecchiette, fino alla fine…». Tutto questo, ha aggiunto, gli fa venire “una tentazione che va contro la speranza” e che lo spinge a interrogarsi: «Ma, perché Signore, cosa succede? Perché il ventre della VC diventa tanto sterile?». A che serve ricorrere alla “inseminazione artificiale” con i più disparati inviti: «Vieni, vieni, vieni…», senza neanche rendersi conto poi di «tutti i problemi che ci sono lì dentro». Fa perfino sorridere il tono del testo ufficiale secondo il quale l’anno della VC avrebbe contribuito a «far risplendere di più nella Chiesa la bellezza e la santità della VC, intensificando nei consacrati la gratitudine per la chiamata e la gioia della risposta». Grazie a questa iniziativa i consacrati avrebbero avuto una «più chiara percezione della propria identità», proiettandosi così «nel futuro con rinnovato ardore apostolico per scrivere nuove pagine di bene, sulla scia del carisma dei Fondatori».
Ben altra la realtà concreta entrata nel “cono d’ombra” di cui parla Enzo Bianchi. Dagli anni del concilio, la diminuzione delle religiose in Europa oscilla tra il 50% e il 65%, «le vocazioni sono rarissime e, per molti istituti, completamente assenti». Rarissimi i monasteri femminili che non siano condannati alla stessa precarietà. La situazione poi dei religiosi non è di certo “molto differente”. Anche in casa loro la diminuzione supera il 50%. L’esiguo numero di religiosi nelle singole case e il servizio pastorale richiesto che, invece “non diminuisce in proporzione”, finiscono con il “sottrarre tempo ed energie per la stessa preghiera comune”. Con la conseguenza che «sovente la comunità si riduce a una convivenza sotto lo stesso tetto, a una équipe di lavoro più o meno capace di percepirsi ed essere percepita come soggetto autentico di presenza religiosa e pastorale». Non si è di fronte a una forma di “decadenza spirituale”, ma «bensì di povertà, una povertà economica e di persone, povertà umana che significa vita quotidiana più faticosa, debolezza e fragilità di tutto il corpo comunitario, difficoltà ad intravedere un futuro ancora fecondo».
Riflettendo da anni su una situazione del genere, ciò che fa maggiormente soffrire e inquietare l’ex priore di Bose è “l’afonia, l’assenza dei vescovi”. Al di là del regime di esenzione, il vescovo, nella Chiesa di oggi, è pur sempre “il compaginatore e il garante dei carismi e delle diaconie”. Ma allora «com’è possibile questo disinteresse?». La lenta scomparsa della vita religiosa «sembra non preoccupare o, al più, essere letta come un destino inesorabile da accettare passivamente». Perché stupirsi allora se la vita religiosa e quella monastica sono entrate, a partire dagli anni ottanta, in un “cono d’ombra”? Oggi «nessuno pone più domande, nessuno pare prendere a cuore la questione, quasi che l’unica preoccupazione dei vescovi sia poter avere presbiteri». Nella miglior delle ipotesi ci si preoccupa solo «di quelle forme di vita non religiosa che assicurano servizi diretti alla Chiesa locale». Religiose, religiosi, monaci e monache «sono oggi veramente delusi». Enzo Bianchi, abituato ad ascoltarli quotidianamente “non può tacere”. «La latitanza della Chiesa che, così facendo, renderà presto i religiosi una sua “parte mancante”, è una grave responsabilità, perché senza di loro vedrà mutilata la sua testimonianza escatologica e la sua capacità di prossimità alla gente, quella delle periferie urbane, certo, ma anche quella dei piccoli paesi e villaggi dimenticati».
Angelo Arrighini