Per un elogio del quotidiano
2018/7, p. 4
Per papa Francesco la santità è la poesia del quotidiano,
ciò che rende bella, accettabile e gioiosa la vita di ogni
giorno. Con i tempi che corrono ci vuole coraggio ad
affermarlo.
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PER UN ELOGIO DEL QUOTIDIANO
Per papa Francesco la santità è la poesia del quotidiano, ciò che rende bella, accettabile e gioiosa la vita di ogni giorno. Con i tempi che corrono ci vuole coraggio ad affermarlo. Ma anche a negarlo, come dimostra Bergoglio, forte di un’esperienza bimillenaria e dell’assimilazione di una scuola di alta spiritualità come quella gesuitica, riveduta e interpretata per il nostro tempo, senza dimenticare altri apporti.
La realtà che ci circonda, è ben più ampia di quella che vediamo e percepiamo: siamo polvere di stelle che portiamo in noi tracce del travaglio del cosmo, del formarsi delle galassie e del nostro piccolo sistema solare, del misterioso emergere della vita in tutte le sue sorprendenti forme fino all’apparizione dell’homo sapiens/demens, capace di costruire e di distruggere, fabbricatore di felicità e di infelicità.
Ma abbiamo anche quella scintilla divina, che ci spinge oltre i traguardi immediati e riscontrabili, che illumina il frammento, coinvolge in una storia infinita, permette di vivere alla presenza familiare del Creatore di tutte le cose, proietta oltre le cose che restano, quando le altre sono passate.
Si tratta di non fermarsi al visibile, ma di scoprire la mano invisibile e sicura che trae l’ordine dal caos, quello cosmico e quello umano, di auscultare i palpiti di un cuore amico che batte da sempre e che desidera dare pace al cuore interrogante e spaurito.
Immessi e sommersi dal visibile, assediati da notizie che consumano il nostro tempo, il nostro occhio perde la capacità di vedere e gustare il di più di realtà che ci avvolge, smorzando le sorgenti dello stupore, fonte di poesia, spegnendo quel fuoco che infonde gioia alla vita.
Papa Francesco con la sua ultima Esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” invita a immettersi sulla via della santità, quella della “classe media”, che non distoglie dalla vita consueta, quella che conduce però a scoprire e sperimentare la poesia presente in tutte le varie declinazioni dell’umana avventura.
A partire dalle meno attese, come quella epica, dove si canta la incerta e inquietante bellezza della lotta : “La vita cristiana è un combattimento permanente che richiede forza e coraggio, Questa lotta è molto bella, perché ci permette di fare festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita” (158).
Un combattimento dove si chiamano con il loro nome i falsi amici di una vita che si vorrebbe riuscita: a partire da “la mentalità mondana che ci inganna, ci intontisce e ci rende mediocri, senza impegno e senza gioia”; passando poi a “la propria fragilità” (la pigrizia, la lussuria, l’invidia, le gelosie, e così via): concludendo con “il diavolo che ci avvelena con l‘odio, la tristezza, per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità”.
A questo punto vien da dire: “Qui c’è poco da stare allegri, ci voleva anche la riesumazione del diavolo…!”. Ma, spiega papa Francesco, “il diavolo è qualche cosa di più di un mito, è il potere maligno che ci permette di capire perché a volte il male ha tanta forza distruttiva”. Per questo, l’ultima invocazione del Padre Nostro significa anche “ liberaci dal Maligno”, da colui che si adopera per rovinare la gioia dei figli di Dio.
Una volta liberati dal Maligno e dai suoi alleati, è possibile dedicarsi a gustare il lato bello della vita, con disinvoltura e senza complicazioni, con umorismo, con letizia, con attenzione alle cose che ci gratificano interiormente, senza alienarsi dalle realtà della storia che si sta conducendo, fatta di cose visibili e godibili, amare e dolci, desiderate o temute.
E altre cose, tutte da scoprire e da gustare, con nuovi occhi e nuova sensibilità. Troppo ottimismo? Di sicuro non c’è pessimismo, quanto un invito a esplorare con serenità ampi territori per lo più trascurati o sconosciuti della vita cristiana, compresi quelli nei quali riesce difficile avvertire persino un tenue alito di poesia, quando si tocca con mano che la santità è un dono unico, da chiedere e da coltivare.
Perché non infilare nello zaino o nella borsa da spiaggia, questo piccolo manuale che si potrebbe intitolare “Come non perdere mai la gioia di vivere”?
Lettura facile, stile narrativo, episodi intriganti, incontri con personaggi insoliti, soluzioni impensate, con qualche caduta di stile, ma niente di artefatto.
Per gustarlo, basta aver vissuto accanto a chi si lamenta continuamente, a chi è malcontento di tutto e di tutti, a chi è in rissa continua, a chi divora avidamente la sua vita, a chi ti fa sentire il desiderio di non essere continuamente deluso dalle solite chiacchiere.
Buona lettura, in un posto possibilmente ameno, per ritornare con la convinzione che ogni posto può diventare ameno, dopo una o più riletture del manualetto di papa Francesco, che anche qui si dimostra amico di ogni ”migrante della vita” in cerca di un porto di pace.
Piergiordano Cabra