Prezzi Lorenzo
Monache, rete e formazione
2018/6, p. 1
Di grande rilievo l’accento posto sulla formazione. Essa deve accompagnare la candidata alla progressiva assimilazione a Cristo, in forma rispettosa della libertà e progressiva maturità umana. La priorità data alla formazione permanente e l’apertura di un quarto tempo nel percorso formativo.

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Testimoni
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Istruzione Cor orans
MONACHE
RETE E FORMAZIONE
Di grande rilievo l’accento posto sulla formazione. Essa deve accompagnare la candidata alla progressiva assimilazione a Cristo, in forma rispettosa della libertà e progressiva maturità umana. La priorità data alla formazione permanente e l’apertura di un quarto tempo nel percorso formativo.
Confermare l’identità e il servizio ecclesiale del monachesimo femminile, garantire un maggiore legame fra i monasteri e una corresponsabilità diffusa, rafforzare la formazione, coinvolgere le monache nelle disposizioni che le riguardano, accompagnare sia le nuove fondazioni che le chiusure: queste le indicazioni maggiori dell’istruzione applicativa Cor orans della costituzione apostolica Vultum Dei quaerere (cf. Testimoni n. 9, 2016, p. 1) sulla vita contemplativa femminile della Chiesa latina.
«Carissime sorelle contemplative, che ne sarebbe senza di voi della Chiesa e di quanti vivono nelle periferie dell’umano e operano negli avamposti dell’evangelizzazione? La Chiesa apprezza molto la vostra vita interamente donata. La Chiesa conta sulla vostra preghiera e sulla vostra offerta per portare agli uomini e alle donne del nostro tempo la buona notizia del Vangelo. La Chiesa ha bisogno di voi!».
L’affermazione di papa Francesco in Vultum Dei quaerere (VDq, n. 6) giustifica la rigorosa difesa dell’identità, espressa nell’introduzione dell’istruzione Cor orans (CO): «Dal momento che gli istituti interamente dediti alla contemplazione occupano sempre un posto eminente nel corpo mistico di Cristo per quanto urgente sia la necessità dell’apostolato attivo, i membri di tali istituti non possono essere chiamati a prestare l’aiuto della loro opera nei diversi ministeri pastorali». Il testo dell’istruzione è strettamente connesso alla costituzione, ma i responsabili della Congregazione dei religiosi (card. J. Braz de Aviz e mons. J. Carballo) hanno sottolineato il legame con la precedente costituzione, Sponsa Verbi (SV), voluta da Pio XII nel novembre del 1950.
Autonomia
e legami
Fra i maggiori punti di indirizzo dell’istruzione e delle costituzioni vi è l’insistenza sul legame reciproco fra monasteri. La tradizione riconosce a ciascun monastero una piena autonomia giuridica con la conseguente responsabilità in ordine alla formazione (noviziato e formazione iniziale), alla gestione dei beni e al riconoscimento di personalità giuridica pubblica. Un patrimonio che viene confermato, ma che è sollecitato a collegarsi in rete con altre presenze monastiche, sia in ragione dello stesso carisma e istituto (per es. benedettine, clarisse, cistercensi ecc.), sia per la presenza sullo stesso territorio, sia più ampiamente a livello sovranazionale soprattutto nel caso dell’appartenenza ad un medesimo istituto.
Si parla di Federazione di monasteri, di Associazione di monasteri, di Conferenza di monasteri, di Confederazione, di Commissione internazionale, di Congregazione monastica con il fine di alimentazione spirituale reciproca, di aiuto nell’ambito della formazione, di verifica nelle condizioni della fondazione e di accompagnamento per quanto riguarda l’eventuale chiusura.
Le congregazioni di vita attiva hanno una tradizione di maggior centralizzazione del governo a livello internazionale e un riferimento di rilievo all’autorità provinciale o alle strutture intermedie. La differenza rimane, ma come si è modificata la forma della governance delle religiose di vita attiva con una maggiore autonomia e una più ampia responsabilità delle comunità, così, sul versante monastico, si chiede alla piena autonomia del monastero di aprirsi alla verifica e all’aiuto di legami non solo interni. Un esempio è nella fondazione di un nuovo monastero. Si chiede l’invio di almeno cinque monache, con il consenso del vescovo diocesano e l’autorizzazione della Santa Sede. Per diventare autonomo il monastero deve mostrare sia a livello di numeri di monache sia di competenze delle stesse (per es. in ordine alla formazione) di poter assumersi la piena responsabilità. Se questo non avviene nell’arco di 15 anni, la Santa Sede, «sentita la superiora del monastero fondatore, la presidente federale, l’assistente religioso e l’ordinario competente, deve valutare se esiste una fondata speranza di giungere all’erezione canonica del monastero o decretarne la fine, a norma di diritto» (CO n. 38). Per l’erezione sono necessarie almeno otto monache di voti solenni, competenze e strutture adatte e «condizioni economiche tali da garantire alla comunità di provvedere da se stessa alle necessità della vita quotidiana» (CO n. 39).
La cosa vale anche in senso inverso, quando cioè non ci sono più le condizioni minime della sopravvivenza del monastero. Nel caso in cui le professe di voti solenni si riducano a cinque il monastero perde il diritto all’elezione della propria superiora e la presidente federale deve informare la Santa Sede in vista di una commissione di verifica. Con la possibilità di sospendere lo status di monastero autonomo per legare (affiliare) la comunità ad un altro monastero. Nel caso in cui non vi siano elementi di ripresa e il monastero non riesca a esprimere l’indole contemplativa e le finalità dell’istituto, deve essere soppresso. Fra i criteri di valutazione: il numero delle monache, l’età media, la reale capacità di governo e formazione, la mancanza di candidate, la scarsa vitalità nel vivere e trasmettere il carisma. A conferma, nelle disposizioni finali si sottolinea che tutti i monasteri hanno l’obbligo di entrare in una Federazione.
Internet
e clausura
Nell’ambito della clausura, cioè della separazione dal mondo, si conferma la connessione fra clausura materiale e la custodia della cella del cuore, fra aspetto materiale della separazione e valore spirituale, segno dell’unione esclusiva della Chiesa-sposa con il suo Signore, sommamente amato. Vi è una responsabilità diretta della superiora e del capitolo monastico nello scegliere la forma più adatta per la propria storia e identità. Tre le possibili opzioni: clausura papale, clausura costituzionale e clausura monastica. La prima, la forma più rigida, esclude compiti esterni e diretti di apostolato. La seconda, adattata all’indole propria delle Costituzioni, prevede invece la possibilità di una ospitalità più ampia e di qualche servizio. La terza, è più rigorosa di quella comune praticata anche dalle religiose di vita attiva, ma permette attività d’ospitalità e servizio più ampi delle precedenti. In tale contesto si colloca il tema dell’uso dei media, l’unico elemento ripreso dell’opinione pubblica laica. Il silenzio contemplativo richiede che l’uso dei mezzi di comunicazione sociale debba essere fatto con sobrietà e discrezione, dando credito alle monache di cogliere l’essenziale delle vicende del mondo alla luce di Dio per approfondimenti intuitivi piuttosto che per moltiplicazione delle fonti.
Di grande rilievo l’accento posto sulla formazione. Essa deve accompagnare la candidata alla progressiva assimilazione a Cristo, in forma rispettosa della libertà e progressiva maturità umana. Due le innovazioni maggiori: la priorità data alla formazione permanente e l’apertura di un quarto tempo nel percorso formativo: prima del postulantato, noviziato e juniorato (voti temporanei), si prevede un anno di aspirantato. L’intera comunità è il soggetto attivo della formazione permanente che si avvale della preghiera, della Parola, dei momenti celebrativi e di decisione, come del confronto sororale e dei possibili momenti di aggiornamento. «Essa coltiva la capacità spirituale, dottrinale e professionale, l’aggiornamento e la maturazione della contemplativa, in modo che possa svolgere in maniera sempre adeguata il suo servizio al monastero, alla Chiesa e al mondo» (CO n. 236). L’intero processo della formazione iniziale si colloca entro quello della formazione permanente della comunità, pur richiedendo tempi, professionalità e responsabilità specifiche. L’aspirantato è quel periodo iniziale che verifica le necessarie doti naturali, psicologiche e relazionali che rendono compatibili alla vita comune.
44.000 nel mondo
Le monache di clausura sono oggi nel mondo circa 44.000, comprendendo quelle di voti solenni, temporanei e novizie. 24.000 vivono in Europa. I monasteri sono circa 4.000, più della metà in Europa (850 in Spagna, 523 in Italia, 257 in Francia, 119 in Germania e il resto altrove nel mondo). L’attuale linea di tendenza vede ampliarsi la crisi numerica a livello europeo, mentre una importanza sempre maggiore rivestono le fondazioni in Asia e Africa. La diversa dislocazione territoriale non ferma il calo numerico. Se le professe solenni erano 48.834 nel 2000, sono oggi 38.763: quelle temporanee erano 3.819, sono oggi 2.817; le novizie erano 2.426, sono oggi 1.758.
Tra fine ‘800 e prima metà del ‘900 c’è stato un grande sviluppo delle fondazioni monastiche, mentre negli ultimi decenni del ‘900 vi è una contrazione, seppur diversificata in Europa e Americhe. I numeri sono in positivo per l’Africa e l’Asia.
Il primo decennio del millennio registra un ulteriore affievolimento della spinta fondativa che rende ancora più preziosa la fedeltà e la testimonianza della vita contemplativa. Il testo della costituzione apostolica (VDq) e l’istruzione (CO) non esprimono soltanto la maturazione del magistero e la sostanziale continuità con l’istanza di prudente riforma di Pio XII (SV), ma anche la coscienza collettiva del monachesimo femminile che, per la prima volta è stato coinvolto attraverso una capillare indagine, per indicare un prezioso, quanto faticoso, futuro.
Lorenzo Prezzi