Cacciavillani Federica
Verso dove? Fede e femminismo
2018/5, p. 28
Costituito oggi da più di 140 socie, con alcuni teologi maschi iscritti come soci aggregati, il Coordinamento delle Teologhe Italiane ha voluto dotare il panorama teologico italiano di un ulteriore ambito di ricerca specialistica e di uno strumento di confronto e di scambio.

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Seminario di Studio delle Teologhe in Italia
VERSO DOVE?
FEDE E FEMMINISMO
Costituito oggi da più di 140 socie, con alcuni teologi maschi iscritti come soci aggregati, il Coordinamento delle Teologhe Italiane ha voluto dotare il panorama teologico italiano di un ulteriore ambito di ricerca specialistica e di uno strumento di confronto e di scambio.
Quindici anni: un bel traguardo per il Coordinamento delle Teologhe Italiane. Un traguardo di r-esistenza, di studi sempre più approfonditi, di stima accademica, di pubblicazioni che si ampliano in varie collane, da Sui generis di Effatà a de-genere di Aracne, da Teologhe e teologie della Nerbini alle prossime germinazioni in questo cantiere di lavoro, pensiero, azione, sperimentazione che è il CTI.
Quindici anni di collegamenti, di crescita nelle relazioni reciproche tra donne che studiano e praticano la teologia, di dialoghi e discussioni accese sui tanti temi delle discipline teologiche e del mondo femminile.
Un Coordinamento nato ecumenico e che cresce sempre più anche in questa dimensione, riuscendo inoltre a far rete tra donne che insegnano teologia e donne che la praticano con intelligenza, passione, capacità critica costruttiva, senso dialogico.
Costituito oggi da più di 140 socie, con alcuni teologi maschi iscritti come soci aggregati, il Coordinamento delle Teologhe Italiane ha voluto dotare il panorama teologico italiano e l’intera comunità ecclesiale del nostro Paese di un ulteriore ambito di ricerca specialistica e di uno strumento di confronto e di scambio.
Eppure, dopo quindici anni di vita, ecco che il CTI nel seminario annuale che precede l’assemblea associativa si chiede: “Verso Dove?” Fede e femminismo – La teologia in Italia.
È una domanda che interpella il mondo delle donne teologhe nella loro ricerca accademica e pratica e che sabato 14 aprile ha visto convenire più di cento persone all’Auditorium della Pontifica Università Antonianum, che dal 2014 è retto dalla francescana sr. Mary Melone, prima donna a ricoprire l’incarico di Rettore in una delle sette Università Pontificie, segnale molto forte della svolta data da papa Francesco alla responsabilità femminile nella Chiesa.
Verso dove?
Fede e femminismo
Cristina Simonelli, presidente del CTI per il secondo mandato, introduce i lavori ponendo la prima questione che anima il seminario e che viene affidata all’intervento della pastora battista Elizabeth E.Green, attualmente in servizio a Cagliari, da anni impegnata nella ricerca teologica delle donne.
In un intervento molto approfondito e interessante, Green traccia un quadro tematico di riflessioni sul femminismo “fuori sesto” e individua alcune prospettive per la teologia femminista: ponendo come interludio il testo biblico del viaggio di Maria verso Elisabetta di Lc.1,49. «Un viaggio che porta certamente dissesto – afferma la pastora – unico momento in tutti i vangeli in cui Maria sta da sola», in presenza di se stessa e del mistero che porta in grembo. Attraverso questo viaggio, la giovane donna prende maggior consapevolezza di sé e di ciò che sta accadendo in lei dopo la sua libera decisione di acconsentire alla proposta di Dio di diventare madre del Figlio. È alla presenza della giovane Maria che l’anziana Elisabetta comprende il dono che anche in lei è stato generato da forza divina.
Un viaggio, un incontro: come quello delle molte donne convenute al seminario di studio, di diverse età e appartenenze, per cercare di comprendere insieme dove Dio sta guidando la fede delle tante donne che lo seguono con intelletto critico e passione per la vita.
Riflessioni sul femminismo
fuori sesto
A partire dal volume della comunità filosofica di Diotima, la pastora battista riprende la sensazione che da tempo serpeggia nel nostro Paese: le donne hanno perso, il femminismo è morto. Green rileva cinque sintomi di un femminismo che appare a se stesso e agli altri “fuori sesto”.
Dall’ amara considerazione che “stiamo perdendo terreno!” si rileva come le donne siano ancora penalizzate da percorsi formativi con scarsa possibilità di occupazione e soprattutto bassa retribuzione, in un difficile equilibrio tra vita personale e vita professionale. Parafrasando il salmo 8,4 emerge un secondo sintomo: “che cos’è la donna perché tu la ricordi?”. Se il femminismo aveva smascherato il presunto universale neutro, oggi viene smascherata la supremazia femminista di donne bianche occidentali e irrompono sulla scena altre differenze. Secondo Green, il femminismo contribuisce oggi alla dissoluzione di quel soggetto nel nome del quale si era costituito.
È come se l’emergere del nuovo soggetto transfemminista rendesse quasi superflua la differenza sessuale. «L’adozione del genere come categoria analitica diventa problematica – sostiene la relatrice – poiché l’indifferenza sessuale è la nuova forma di neutro: un’indifferenza alla differenza e quindi alle differenze». Un terzo sintomo preoccupante che la pastora battista condivide con l’analisi del gruppo filosofico di Diotima.
Ma ancor più forte è la sensazione del quarto sintomo, del fallimento rispetto alla non trasformazione del maschile. «Il femminismo ha sottovalutato la capacità camaleontica del patriarcato, riscoperto morente e vivente» afferma Green, e ricorda come anche E. Schüssler Fiorenza continui oggi a denunciare l’emarginazione della ricerca femminista e l’allontanamento del centro delle teologhe che non vogliono conformarsi al pensiero dei padri, con la conseguente fragilità delle posizioni femministe nel mondo accademico.
Where have all the flowers gone? Dove sono andati tutti i fiori? È il titolo della canzone di Bob Dylan che fa da sfondo al quinto sintomo di un femminismo fuori sesto: il venir meno, presunto o reale, del pensiero della differenza nel nostro Paese nasce anche dalla difficoltà che si riscontra su due temi: il riferimento al solo ordine simbolico della madre, la disparità e i conflitti tra donne. Un pensiero della differenza nel quale sempre meno donne si riconoscono per gli aspetti intellettuali e che si è inoltre allontanato sempre più dalle donne nella loro vita concreta.
Quali prospettive
per le teologie femministe?
L’analisi della pastora battista interessa molto tutte e tutti i partecipanti al seminario, traghettati a chiedersi quali sono le prospettive per le teologie femministe a partire dalla lettura del viaggio di Maria verso Elisabetta; un viaggio che porta dissesto, come abbiamo detto sopra, ma che apre anche nuove strade. Come quelle proposte da Green all’assemblea, che attraverso tre domande “bibliche” esplicita tre prospettive per le teologie femministe.
“Dove sei?” (Gen 3,9)
Dove ti collochi? Rileggendo la prima domanda che Dio ha rivolto all’essere umano, Green sottolinea l’importanza della “politica del posizionamento”: da quale luogo proviene la nostra domanda? Già nel 1973 Mary Dalyinvitava le donne teologhe a collocarsi ai margini delle strutture patriarcali: un posizionamento pericoloso e sovversivo, se è scelta consapevole. E. Schüssler Fiorenza e altre si collocano ai margini ma non per rimanervi, bensì per spingere al centro, da questi margini, il lavoro teologico delle donne. Green rileva come sia molto difficile far arrivare al centro queste teologie posizionate ai margini, e forse è proprio da lì che può nascere una nuova prospettiva: non un Dio ai margini, ma un Dio marginale! Per vivere ai margini, alla sequela di un Dio marginale, e far arrivare al centro la teologia delle donne, occorre che esse creino tra loro una adeguata rete di sostegno. E si chiedano sempre:
“Dove è tua sorella?” (Gen 4,9)
La domanda apre alla prospettiva di una Chiesa per le donne, alla visione della Chiesa che vogliamo. Che coniughi somiglianza e differenza con relazioni di non esclusione, come sostiene e pratica E.Schüssler Fiorenza. Il femminismo non può che essere trasversale, in un “discepolato di eguali”: uguale accesso a risorse, diritti, benessere, adottando pratiche di democrazia partecipata, che diano spazio al dibattito e permettano anche il dissenso: di tutti e tutte, in una chiesa inclusiva e profetica.
“Sorelle, che dobbiamo fare?” (At 2,37)
Se il femminismo porta dissesto, il Vangelo di più! La conversione al Vangelo di Gesù Cristo è la risposta alla domanda espressa in Atti 2,37 (che Green ha chiaramente parafrasato al femminile), ma occorre ascoltare la voce delle donne che leggono le Scritture. Il patriarcato ha cercato infatti di fagocitare anche la novità evangelica, annunciando la croce come strumento privilegiato di “assestamento”, quasi a legittimare la violenza di una vittima sacrificale che nell’ordine patriarcale è sempre la donna. La croce di Gesù Cristo deve però essere letta nel profondo senso dissestante e liberatore con cui l’ha vissuta il Figlio di Dio.
Femminismo e cristianesimo non si escludono a vicenda, e nella kenosi di Cristo “la vicinanza dell’autopartecipazione divina e l’autonomia della creatura crescono secondo un rapporto diretto, non inverso”, come sosteneva K. Rahner. Alla sequela di Gesù trovare la propria vita, diventare ciò che siamo chiamati ad essere avviene in un processo paradossale di decostruzione continua in cui non vi è sottomissione all’altro o all’Altro, ma l’agire creativo e fecondo del soggetto.
Riporre l’attenzione sulla figura di Gesù che si svuota per l’altro concreto, circoscritto, particolare, è quindi ritornare al punto di partenza: ai margini, dove Gesù è crocifisso e dove siamo invitate a seguirlo. «Uno spazio al margine, inclusivo, dove ritroviamo noi stesse e agiamo con solidarietà» conclude Elizabeth Green la sua proposta che apre un ampio dibattito con l’assemblea, seguito da uno spazio di presentazione di libri curati dal CTI con Liviana Gazzetta, Lucia Vantini e Dario Vivian che propongono tre pubblicazioni sul tema fede e femminismo:Lucy Re Bartlett, Femminismo alla luce dello spirito, collana Teologhe e teologie, Nerbini 2018; La Parola e la Polis. Percorsi biblici, teologici, politici.Omaggio a Marinella Perroni, San Paolo 2017; Fede e femminismo. Saggi ecumenici, a cura di P. Trible, B. D. Lipsett, collana de-genere, Aracne 2017.
Verso dove?
La teologia in Italia
Riflessioni e prospettive della teologia in Italia sono state proposte da Milena Mariani, docente di teologia sistematica che dal 2012 al 2017 ha diretto il Corso Superiore di Scienze Religiose di Trento, interessato come molti altri Istituti e Facoltà dal piano di accorpamento attuato nel 2018.
Come afferma Cristina Simonelli nell’introdurre i lavori di questa sessione, il CTI vuole dare voce alla preoccupazione per la situazione dei percorsi accademici e della possibilità di insegnamento teologico per le donne, vista l’attuale ri-mappatura delle sedi e delle cattedre che in Italia sta definendo la chiusura di molte realtà accademiche, in particolare di ISSR. Ci saranno ancora spazio e possibilità di ricerca, studio e insegnamento per le teologhe e per i laici teologi? Quale scenario futuro si apre alle giovani donne e ai giovani uomini che stanno studiando teologia e con passione cercano di professionalizzarsi per l’insegnamento di essa? Certo la Veritatis gaudium di papa Francesco, Costituzione Apostolica circa le Università e le Facoltà ecclesiastiche pubblicata nel gennaio di quest’anno, supera «le disposizioni su cui si basava l’esclusione delle donne dai luoghi accademici istituzionali frequentati dai seminaristi. Rimane però aperta, in Italia, la questione del doppio binario degli studi teologici, su cui gravano anche gli effetti del riordino degli Istituti superiori di scienze religiose».
Dall’intervento preciso e approfondito di Milena Mariani emerge un quadro molto complesso, che consegna numerose domande all’assemblea e al futuro della teologia in Italia.
La teologia praticata in Italia è “in uscita” quanto a temi, larghezza di contributi, inclusione di soggetti, apertura ad altri contesti accademici, capacità di intercettare le grandi questioni del nostro tempo? Quali sono le linee di tendenza che possiamo ricostruire fondandoci sul recente passato e sulle decisioni che stanno segnando il nostro presente? Da anni sono in atto riforme dell’assetto degli studi teologici. Ne sono attori, per taluni aspetti, la Congregazione per l’Educazione Cattolica e, per altri, la Conferenza Episcopale Italiana. La distinzione tra i percorsi delle Facoltà di Teologia e degli ISSR ha costituito un primo passo, cui è seguita in Italia la recente “ri-mappatura” degli Istituti, con una drastica riduzione del loro numero. Quali sono i benefici e quali i costi di tale agire? Avrà successo il proposito di elevare la qualità accademica degli ISSR oppure assisteremo soltanto a una loro clericalizzazione, poco “conciliare” e poco “in uscita”, contraddittoria rispetto alla loro iniziale destinazione, alla tipologia degli studenti (laici e soprattutto donne), al prevalente impiego dei laureati (nella scuola pubblica)?
Questioni di ampia portata – quali l’obiettiva difficoltà di “pensare” il ruolo della teologia nel contesto odierno, il rapporto fra teologia e scienze religiose, il riconoscimento pieno della dignità del laico e della donna nella Chiesa, la peculiarità della situazione italiana, la fisionomia dell’insegnamento di Religione cattolica nelle scuole – si intrecciano dunque con interrogativi e problemi più puntuali e tuttavia significativi per discernere le linee di tendenza.
Comunque lo si voglia nominare, il nostro è un tempo che richiede realismo e coraggio. Anche nella proposta e pur sapendo che vi sono voci che rimangono spesso inascoltate, in particolare voci femminili. Per evitare che ciò accada, servirebbe una Chiesa “in uscita”. Ma non è forse questo l’obiettivo cui si mira?.
Riflessioni e prospettive su fede e femminismo e sulla teologia in Italia che hanno aperto idee, pensieri, scenari, discussioni: per donne pensanti che, in reciprocità tra loro e con gli uomini, seguono il Signore e Maestro sulle vie di questo mondo, in una comunità in cui tutti e tutte siamo veramente eguali.
Federica Cacciavillani
Suore Orsoline SCM