Sguardo al cielo
2018/5, p. 38
Le visioni profetiche dell’Apocalisse, che indicano il
giudizio di Dio sulla storia, incutono un sacro timore;
esso potrebbe diventare paura e generare paralisi e angoscia
se l’uomo camminasse senza guardare il cielo.
Tra le alterne vicende del mondo, nelle burrasche e nelle
tragedie della storia, occorre tenere fisso lo sguardo
là, dove sempre è aperto il tempio di Dio... e nel tempio
l’arca della sua alleanza (cfr. Ap 11,19).
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VOCE DELLO SPIRITO
sguardo al cielo
Le visioni profetiche dell'Apocalisse, che indicano il giudizio di Dio sulla storia, incutono un sacro timore; esso potrebbe diventare paura e generare paralisi e angoscia se l'uomo camminasse senza guardare il cielo. Tra le alterne vicende del mondo, nelle burrasche e nelle tragedie della storia, occorre tenere fisso lo sguardo là, dove sempre è aperto il tempio di Dio... e nel tempio l'arca della sua alleanza (cfr. Ap 11,19). Se da una parte l'uomo è costretto, dall'infuriare delle tragedie e dall'impetuosità delle passioni, a guardare in faccia il male che imperversa nella storia e si consuma anche nel suo cuore, tuttavia non è questo l'orizzonte della sua esistenza. Sollevando lo sguardo al cielo (cfr. Lc 21,28), può intuire di trovarsi dentro a un grande travaglio di parto, che porta alla nascita dei cieli nuovi e della terra nuova: della vita nuova (cfr. Rm 8). Di questo travaglio parla l'Apocalisse nel signum magnum che domina il dodicesimo capitolo, e che costituisce il centro, il cuore dell'intero libro: «Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul suo capo, una corona di dodici stelle» (Ap 12, 1). Chi è questa «donna» che risplende davanti al nostro sguardo in tutta la sua bellezza? Fiumi d'inchiostro sono stati scritti per identificarla. Mi sembra che si possa vedere in lei innanzi tutto la «Figlia di Sion», ma non meno la Gerusalemme celeste, la Chiesa, l'umanità nuova, e certamente anche la donna nuova: Maria. Così interpreta il «segno» san Bernardo, che nei suoi Sermoni ne penetra il mistico significato. […] Egli ci esorta: «Avvicinatevi di più a contemplare la Regina con la corona. Non dovrebbero forse le stelle incoronare colei che il Sole riveste? Nessuna intelligenza umana potrà spiegare la composizione di questa corona. Noi pertanto, senza pretendere nella nostra pochezza di penetrare negli arcani segreti, crediamo di scorgere in queste dodici stelle le dodici prerogative di grazie che adornano Maria in modo unico. Stelle sono la sua purezza e la sua grazia; stelle il suo amore e il suo santo timore; stelle la sua verginità e la sua divina fecondità; stella è il suo silenzio e stella la sua lode; stella la sua umiltà e stella la sua fede, che si danno l'una l'altra splendore, come due stelle che si scambiano i raggi; stella la sua obbedienza e stella - dodicesima stella - il suo martirio. Vi supplico, figlioli miei imitate queste virtù, se amate Maria; se vi sforzate di piacerle, imitate la sua umiltà. Nulla è più adatto all'uomo, nulla si addice di più al cristiano, nulla soprattutto è più consono al religioso».
Solo con la grazia, le virtù di Maria possono diventare anche le nostre virtù e renderci forti nel duro combattimento che ancora imperversa nella storia a causa di quell'enorme «drago rosso » (Ap 12,3) - il serpente antico, chiamato diavolo e satana - che invano cercò di colpire la donna; scacciato dal cielo e precipitato sulla terra se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù (cfr. Ap 12,17). Così il martirio continua nella storia. Ogni giorno in prima persona siamo chiamati a entrare nel vivo dello scontro tra la mentalità del mondo e la volontà di Dio, tra il bene e il male, la luce e le tenebre, sapendo di non essere soli nella lotta per il bene.
Anna Maria Cànopi
da Come astri nel cielo
Paoline Ed. Libri, Milano 2017