O notte veramente gloriosa
2018/4, p. 40
Ciò che è capitato nella notte della resurrezione d’ora
innanzi ci riguarda personalmente. È stato il vero «passaggio» di tutta l’umanità nel Cristo, capo del Corpo che è la Chiesa e principio di tutti i salvati.
Ed è talmente straordinario ciò che è accaduto, che la Chiesa sembra impazzita di gioia nel canto dell’Exultet. È che c’è davvero da impazzire nel vedere uno risorgere dai morti; la vita che si riaccende sulle ceneri spente dell’umanità, il fulgore improvviso
che esplode dalle tenebre. Ciò significa che Dio è Dio, che la vita continua e che c’è una spiegazione a tutte le cose, anche le più incomprensibili o apparentemente
scandalose.
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VOCE DELLO SPIRITO
o Notte
veramente gloriosa
Ciò che è capitato nella notte della resurrezione d'ora innanzi ci riguarda personalmente.
È stato il vero «passaggio» di tutta l'umanità nel Cristo, capo del Corpo che è la Chiesa e principio di tutti i salvati.
Ed è talmente straordinario ciò che è accaduto, che la Chiesa sembra impazzita di gioia nel canto dell'Exultet. È che c'è davvero da impazzire nel vedere uno risorgere dai morti; la vita che si riaccende sulle ceneri spente dell'umanità, il fulgore improvviso che esplode dalle tenebre.
Ciò significa che Dio è Dio, che la vita continua e che c'è una spiegazione a tutte le cose, anche le più incomprensibili o apparentemente scandalose.
Significa che l'uomo è eterno, e che la morte che gli ha fatto prima tanta paura, dominando dolorosamente la sua esistenza, ora è lì spiegata, compresa, capita, vinta.
Adesso posso ridere, ridere anche sulla mia paura di prima. Ora che ho visto il Cristo risorto posso affrontare la mia morte con certezza. Anch'io risorgerò.
Ma permettete ch'io tenti di allargare il concetto di morte come «passaggio» a ciò che capita a noi ogni giorno, ogni ora; ogni istante della nostra esistenza spirituale e fisica.
Generalmente noi diamo il nome di morte a quel momento in cui spiriamo, cioè al termine della nostra esistenza terrena. Ma la realtà è più profonda e più universale e io penso che la morte interessi non solo l'ultimo giorno della nostra vita umana, ma, come dicevo, ogni giorno del nostro vivere. Ogni istante del nostro esistere contiene in sé una dolorosa realtà di morte, e a motivo della resurrezione di Cristo, una vera e autentica esplosività di resurrezione. Le due realtà sono nascoste in noi come sono nascoste in noi la morte e la resurrezione di Gesù.
Sempre portiamo nel nostro corpo i patimenti di Gesù morente, affinché anche la vita di Gesù sia manifestata nel nostro corpo (2 Cor 4, 10).
Il conflitto fra le due realtà è il passaggio nel Regno, quel Regno che Gesù ci ha annunciato già «presente dentro di noi» (Lc 17, 21) e che si sviluppa, cresce onde raggiungere la sua pienezza alla fine dei tempi. È il transito tra il visibile e l'invisibile, la frontiera tra la natura dell'uomo e la natura di Dio, il frutto di ogni desiderio di bene, il valore di ogni sacrificio, il confermarsi di ogni atto di amore, l'autentica lenta gestazione a figli del Padre.
Sì, il binomio morte-vita, che riceve dalla morte e resurrezione di Cristo il suo sigillo, la sua spiegazione, la sua pienezza, la sua irruzione nel Regno, è senza alcun dubbio la chiave di volta di tutti i perché che ci assillano e la giusta risposta alle contraddizioni del cuore umano.
Morte e vita significano, prese insieme e specie nel loro urto, il divenire delle cose, l'evoluzione perenne della creazione, i salti successivi della vita, i giorni splendenti della Genesi, il modo di procedere da parte di Dio per generare suo figlio e trasmettergli la sua esperienza di amore.
Il nostro morire alla terra è un uscire progressivo dall'utero delle cose e della storia per fare nostra poco alla volta la stabilità del Regno e la piena comunicazione con Dio. Aprendo gli occhi alla vita umana debbo abituarmi a vedere tutto come segno di quella vita divina che Cristo mi trasmette e che nutre giorno dopo giorno.
Carlo Carretto
da Padre mio mi abbandono a te
Città Nuova, Roma 2017