"Perdono, perdono, perdono"!
2018/4, p. 18
Sarà beatificata il 26 maggio nella cattedrale di Piacenza.
Missionaria della Consolata, originaria di Rezzanello, era
stata uccisa il 17 settembre 2006 a Mogadiscio in Somalia
e riconosciuta martire «in odium fidei».
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Testimoni
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Sr Leonella Sgorbati proclamata “beata”
“PERDONO,
PERDONO, PERDONO”!
Sarà beatificata il 26 maggio nella cattedrale di Piacenza. Missionaria della Consolata, originaria di Rezzanello, era stata uccisa il 17 settembre 2006 a Mogadiscio in Somalia e riconosciuta martire «in odium fidei».
Domenica, 17 settembre 2006: al termine delle lezioni, suor Leonella era appena uscita dall’edificio. Dopo pochi passi, forse cinque metri, si udì uno sparo: un proiettile l’aveva colpita. Tentò di ritornare verso l’ospedale, ma fu colpita di nuovo, si accasciò sulla strada. La gente la prese e la portò dentro l’ospedale. Le sorelle avvisate dell’accaduto si precipitarono dove era stata trasportata. Suor Leonella pallidissima era madida di sudore, ma cosciente. Afferma suor Marzia Ferrua: «Era in un bagno di sangue, la faccia bianca e gelida, gli occhi chiusi, ma distesa […] mi è venuto in mente ciò che lei mi aveva confidato qualche giorno prima: “La mia vita l’ho donata al Signore e Lui può fare di me ciò che vuole, per questo non ho paura mi affido a Lui”». Mosse le labbra livide e sussurrò: «Fatico a respirare». Suor Gianna Irene racconta: «Non c'era segno di paura o di tensione, nemmeno ansia, ma una grande pace sul suo volto, si vedeva che voleva dire una cosa importante, che le stava a cuore, e con un fil di voce disse: “Perdono, perdono, perdono”». In quel momento arrivò il chirurgo, dr. Mohamed Yusuf che insieme al dott. Tekle G.E. ginecologo dell’ospedale S.O.S, non poterono che costatare e confermare il decesso. Aveva 66 anni.
Originaria
di Rezzanello (Piacenza)
Suor Leonella Rosa Sgorbati, era nata il 9 dicembre 1940 a Rezzanello di Gazzola (Piacenza), ultima di tre figli. Il papà, Carlo Sgorbati era agricoltore, e la mamma, Giovannina (Teresa) Vigilini, massaia. Fu battezzata lo stesso giorno della nascita, nella parrocchia di San Savino. Il 9 ottobre 1950 la famiglia si trasferì a Sesto San Giovanni nella periferia di Milano. Dopo la morte del padre (1951), la famiglia decise di mandarla in collegio dalle Suore del Prezioso Sangue per completare gli studi. In questo ambiente Rosetta riscoprì Gesù e il Vangelo e decise di impegnarsi a vivere secondo questa Parola. Fu nella cappellina del Collegio che Rosetta visse un’esperienza che affidò al suo Diario e che la segnò per tutta la vita: «[…] mi sono sentita abitata in quel lontano giorno – aprile 1952 – e tu mi hai tenuta in te, mio Signore. Mai più sola … abitata … ».
Disse il suo sì al Signore e il 5 maggio 1963 fece il suo ingresso nell’Istituto delle Suore Missionarie della Consolata. Il 22 novembre 1965 emise la prima professione religiosa. Fu, in seguito, destinata in Inghilterra per intraprendere gli studi infermieristici. Nel 1969 conseguì il diploma di State Enrolled Nurse e nel 1970 terminata la prima parte del corso di Midwifery partì per il Kenya sua nuova destinazione missionaria. Il 19 novembre del 1972 si consacrò in perpetuo a Dio. Il suo sì irrevocabile lo condensò in una frase che scrisse alla maestra di formazione suor Paolina Emiliani: «Vorrei che attorno al Signore potessimo affermare quello che a volte cantiamo in Chiesa e che io non trovo il coraggio di dire: “Signore, con cuore semplice e gioioso ho dato tutto. Ma io spero che un giorno il Signore, nella sua bontà, mi aiuterà a dargli tutto o se lo prenderà … perché Lui sa che questo io realmente voglio, Lui sa».
In Kenya, tra le attività delle missionarie, a Nyeri prima e a Nkubu poi, si dedicò al lavoro nell'ospedale, con scuola per infermiere. A questo servizio dedicò il meglio di se stessa fino alla morte.
Nel 1993 venne scelta dalle sorelle per rappresentarle al VII Capitolo generale e, in seguito, per guidare il processo proposto dallo stesso, come Superiora regionale, per due periodi consecutivi.
In Somalia
La presenza delle Missionarie della Consolata in Somalia risaliva ai tempi del Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano (1925). Nel 1970 la guerra civile costrinse le sorelle a un esodo forzato (1991). Rimase un piccolo gruppo nell'ospedale S.O.S. Kinderdorf International come volontarie. Il S.O.S. progettò una scuola per infermieri e coinvolse le Missionarie della Consolata nella realizzazione del Somali Registered Community Nursing. Suor Leonella, in obbedienza alla richiesta della Direzione generale, si rese disponibile a portare alla realizzazione questo progetto.
In Somalia, le sfide erano molteplici ed era necessario ricercare elementi per il dialogo tra cristianesimo e islam. Era essenziale dimostrare che le nozioni scientifiche non erano contro il Corano. Bisognava convincere che lei non faceva proselitismo. Eppure c’era chi pensava che suor Leonella usasse la scuola per convincere i giovani a farsi cristiani. La vita di una suora, in Somalia, si esauriva in pochi ambiti: il lavoro all'ospedale S.O.S. e la vita comunitaria vissuta nel silenzio e nel servizio. Gesù eucaristico si trovava in un mobile nascosto nell'angolo di una stanzetta. Lui era la forza per il cammino! In Somalia la popolazione era, ed è, per 99.9% musulmana con tendenza all’estremismo islamico. I fondamentalisti cercavano di forzare le suore a farsi musulmane. Le sorelle sapevano di essere a rischio, ma ognuna di loro aveva deciso di rimanere.La piccola comunità era l’unica presenza di Chiesa in quella terra.
Innamorata
dell’Eucaristia
In febbraio 2006 suor Leonella scelse di vivere un mese di ritiro e preghiera che noi chiamiamo ‘Allamaniano’ perché è un tempo di rivisitazione carismatica durante il quale ciascuna è chiamata a fare, un poco, il punto della sua vita. Lo scelse durante il periodo delle sue vacanze in Italia. Per lei l’esperienza fu particolarmente intensa. Aveva desiderato tanto questo tempo di sosta prolungata ai piedi di Gesù, persona viva, reale, che amava veramente con tutta se stessa.
La grazia di Dio operò profondamente nel cuore di suor Leonella in questo tempo che sperimentò tanto breve. Suor Leonella era una donna innamorata di Dio Padre, di Gesù Eucaristico e di Maria.
Durante lo scorrere dei giorni sr. Leonella fu particolarmente e gradualmente attratta nel mistero eucaristico, e Gesù Eucaristia le concesse speciali grazie di intima unione, fino al punto di sentirsi una cosa sola con Lui, una cosa sola in amore. Diceva: “Se il Suo corpo e il mio sono una cosa sola, se il Suo sangue e il mio sono una cosa sola, allora è possibile essere sempre in Lui dono d’amore, dono di Lui, per tutti. Sempre, in ogni momento! Allora è possibile testimoniare, sempre che Lui c’è e ci ama”. Da quel giorno la sua preghiera fu una continua intercessione a Maria Consolata perché l’aiutasse a essere “fedele” a questa indescrivibile grazia.
Fu proprio nel vivere da questa esperienza e in questa esperienza che suor Leonella percepì chiaramente la chiamata di Gesù a vivere il mistero eucaristico fino alla fine, fino al dono della vita, fino allo spargimento del sangue, come Lui.
“Nessuno ha un amore più grande di questo…” Gv. 15,13. E a questo invito rispose con il suo Sì d’amore.
Non sapeva come questa chiamata si sarebbe concretata; era sicura però che si trattasse del dono della sua stessa vita, in maniera radicale e in un tempo breve. E lei ha detto il suo Sì, e quando fu colpita a morte le sue ultime parole, non potevano essere se non quelle di Gesù, “Perdono!”
L’ultima volta che è ritornata in Somalia è partita dal Kenya, così dicono le sorelle, con questa certezza: il Signore la chiamava a dare la vita!
Il martirio di suor Leonella non fu un evento improvvisato, ma fu il compimento di un desiderio durato una vita intera: alla prima professione religiosa, il 22 novembre 1965, aveva scritto nel suo programma di vita: “Io spero che un giorno il Signore nella sua bontà mi aiuterà a dargli tutto o... se lo prenderà... Perché Lui sa che questo io realmente voglio... Lui sa!”. Il martirio di suor Leonella fu la risposta umilmente e fedelmente data a questa chiamata che pose il sigillo dell’amore più grande sulla sua vita.
Se nella sua personale relazione con il Signore suor Leonella maturò la convinzione che per il Regno era chiamata a donare la sua vita, non si può negare che l’esperienza del martirio che visse la nostra sorella, si deve leggere nel contesto della piccola comunità che in terra somala ha fatto del martirio silenzioso e quotidiano il suo stile di vita, donando goccia a goccia il proprio sangue, al fine di rendere presente l’amore di Dio in mezzo ai poveri. Lei fu scelta perché nel suo corpo rimanessero visibili i segni di quella passione che tutta la comunità ha vissuto nell’arco di questi anni d’incertezza e di violenza.
Suor Leonella è morta pronunciando: “Perdono, perdono, perdono”; alla luce di queste parole pronunciate nel momento fondamentale della verità di se stessa varie persone hanno avuto la grazia di perdonare a loro volta.
Modello carismatico
martiriale e profetico
Il martirio di sr. Leonella è un dono prezioso alla nostra famiglia e alla Chiesa. Le sue ultime parole sono il testamento di una vita donata fino alla fine. Sr. Leonella ha saputo ascoltare lo Spirito, cogliere il dono pasquale che le veniva offerto e viverlo con intensità e passione, personalmente e comunitariamente fino alla fine, per l’avvento del Regno di Dio, Regno di pace, giustizia e fraternità. Lei stessa scriveva nel suo diario: “Il mio andare in Somalia è la risposta a una chiamata: tu Padre hai tanto amato la Somalia da donare il Tuo Figlio e io dico con Lui: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue donato per la salvezza di tutti”.
“La missione Somalia è ciò che tu mi chiedi ora. Ti dono la mia vita in tutto e per tutto come tu desideri, mi chiami ad amare te ad amare le sorelle, ad amare la gente, i fratelli dell’Islam, possiedimi Signore e ama in me che io sia una cosa sola in te e tu possa donare la gioia di sentirsi amati da Te”.
Sr. Marzia Ferrua ci dice: sr. Leonella, qualche giorno prima di essere uccisa mi aveva detto: “…la mia vita l’ho già donata al Signore, così non ho paura”. L’offerta del martirio era costante in quelle situazioni difficili che ella affrontava con coraggio, tanto che qualche persona parla d’audacia, nel senso che non pensava a proteggere la sua vita se era necessario aiutare gli altri.
La Serva di Dio aveva: “persino troppo zelo per la missione”, radicato nel profondo amore per l’Eucaristia e per la salvezza della gente.
Così sr. Leonella consegnava la sua vita:
“La tua Vita, il Tuo Amore, il tuo sangue,... riceva la mia vita, il mio amore, il mio sangue. Mi sento povera incapace, accoglimi ugualmente, sono certa del tuo amore e della tua accoglienza” (dal diario 2 di sr. Leonella 25.05-2006 pag. 68).
“Maria Madre mia, anche io mi sono consegnata, voglio essere carne, corpo Suo nell’Eucarestia con Lui.....suo sangue, vita donata..... Madre tenerissima rendimi mite..... Tienimi con te nello Spirito Santo, nel Padre.... nel Figlio .... anche io non ho bisogno di sapere cosa Lui vuole fare. Mi basta tenerlo per mano e camminare dove Lui guida”. (Dal diario 2 di sr. Leonella pag. 9).
sr. Renata Conti
Missionaria della Consolata
Postulatrice