Antoniazzi Elsa
Il misticismo occidentale
2018/3, p. 46
«Il misticismo occidentale» esce per la collana «Reprint» di EDB e ci presenta un saggio che vide la sua prima edizione nel 1921 e la seconda con importanti aggiunte nel 1922. Nell’introduzione i lettori vengono a conoscere l’autore del saggio. Cuthbert Butler, abate benedettino irlandese era uomo di grande levatura intellettuale, ma non «era teologo esperto ». Infatti, non poche volte ricorrono nel suo testo notazioni tese a mantenere in primo piano l’aspetto esistenziale: «Non insisteremo mai abbastanza sul fatto che né disquisizioni filosofiche, né le speculazioni teologiche elaborate dai mistici hanno a che vedere con la sostanza del misticismo […]» (p. 272.) Una volta inquadrato il saggio, i lettori di oggi hanno piacevoli sorprese, a partire dalla definizione di misticismo.

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NOVITà LIBRARIA
Il misticismo occidentale
«Il misticismo occidentale» esce per la collana «Reprint» di EDB e ci presenta un saggio che vide la sua prima edizione nel 1921 e la seconda con importanti aggiunte nel 1922.
Nell’introduzione i lettori vengono a conoscere l’autore del saggio. Cuthbert Butler, abate benedettino irlandese era uomo di grande levatura intellettuale, ma non «era teologo esperto». Infatti, non poche volte ricorrono nel suo testo notazioni tese a mantenere in primo piano l’aspetto esistenziale: «Non insisteremo mai abbastanza sul fatto che né disquisizioni filosofiche, né le speculazioni teologiche elaborate dai mistici hanno a che vedere con la sostanza del misticismo […]» (p. 272.)
Una volta inquadrato il saggio, i lettori di oggi hanno piacevoli sorprese, a partire dalla definizione di misticismo.
Esperienza mistica
L’autore definisce l’esperienza mistica in modo estrinseco, come di realtà osservabile nelle sue manifestazioni psichiche e nervose, con riferimento ai mistici dell’epoca moderna ( S.Teresa d’Avila, S.Giovanni della Croce). Ora questa interpretazione è stata superata dallo studio specialistico, eppure è ancora tanto diffusa. L’esperienza mistica appare un fenomeno di pochi, proprio per queste manifestazioni. Per questo molti credenti pensano che quella vicinanza di Dio sia a loro preclusa.
L’abate si riferisce ai mistici fondamentali e precedenti all’epoca moderna di Agostino, che riconosce come padre della mistica, Gregorio Magno e Bernardo.
Lo storico scopre che il nostro testo vive di interpretazioni non precise sugli influssi successivi avuti dai tre e soprattutto da Agostino, ma il centro ci è consegnato.
Butler sottolinea come non siano manifestazioni particolari quali trance e visioni a caratterizzare l’esperienza mistica né per i classici da lui presentati né per i moderni. Il cuore del misticismo di questi ultimi consiste proprio nella «orazione d’attenzione amorosa», con il linguaggio di san Giovanni.
A questo punto il nostro testo nei «Ripensamenti» della seconda edizione ci conduce all’interno del dibattito ad esso contemporaneo. Il linguaggio è un poco lontano al non specialista; parla di contemplazione attiva o passiva e altre specificazioni, ma a ben vedere scopriamo un’attenzione alle dinamiche spirituali in relazione alle dinamiche psicologiche, di cui oggi sentiamo bisogno.
Se i lettori si dispongono a seguire l’abate nei suoi ragionamenti e soprattutto nella ripresa di moltissimi autori di vita spirituale, giungono a una modernissima conclusione.
Contemplazione
Al termine “esperienza mistica” il nostro autore preferisce il termine “contemplazione”, che appartiene ad Agostino, Bernardo e Gregorio. È la contemplazione che giunge all’unione amorosa con Dio, senza bisogno di particolari stati o sentimenti.
Con la sapienza di chi ha passato una vita cercando di contemplare il Signore, l’abate riconosce che per questo c’è necessità di spazio e tempo, perciò solo chi è chiamato a una vita monastica è nelle condizioni reali. Ma per il nostro autore anche coloro che per chiamata del Signore vivono una vita di carità e sono in amorosa obbedienza al Padre, vivono l’amore perfetto, anche senza spazi e tempi di contemplazione.
E con questo è azzerata ogni sorta di gerarchia spirituale: per ogni via di abbandono confidente nel Padre si giunge al perfetto amore, vero e unico intento della vita evangelica. Il Concilio Vaticano II riprenderà con chiarezza questa tesi. Solo che forse non bastano i cinquant’anni post conciliari per superare tracce di dualismo e pensare la contemplazione come via pur sempre superiore. Per Butler l’intento primo del ricco percorso tra i testi dei tre Dottori è proprio quello di riconoscere il cuore del misticismo, che sta nel vangelo vissuto ed eventualmente annunciato in visioni o rivelazioni. Ma proprio perché si torna sempre alla Parola di Dio, è lì che ancora oggi possiamo riconoscere ciò che è veramente necessario e disponibile a ciascuno per vivere la relazione con lui.
Unione con Dio
Oggi leggiamo anche sapendo che abbiamo vissuto un’opposizione capovolta: la prassi più importante della sosta meditativa. Il saggio suggerisce una via preziosa: riprendere in mano i testi non per cercarvi esperienze emozionanti, ma per comprendere la forza della loro esperienza e della loro riflessione. Così facendo saremo aiutati a porci oggi in modo consapevole la domanda che si sono sempre posti i grandi autori spirituali: come vivere nella storia che ci è data la nostra unione con Dio?
Inoltre la nostra sensibilità contemporanea di fronte ad una presentazione così ricca della mistica cristiana è aiutata nell’impegnativo cammino di incontro con fedi e mistiche diverse.
Infine, ma è elemento fondamentale, è bello vedere come lo stile monastico, sempre attento all’esito esistenziale (o pratico, come dice l’autore) abbia portato l’abate domenicano a raccogliere gli studi di tanti anni che si rivelano essere stati meticolosa e appassionata lettura. La riflessione sull’ermeneutica ha dischiuso la ricchezza della lettura dei testi diretta, ma non ingenua. E fa impressione che un testo uscito per la prima volta nel 1921 conservi interesse e originalità.
Elsa Antoniazzi