Cabra Piergiordano
Le confessioni di suor Giacomina
2018/3, p. 5
Ho cambiato molti mestieri, ma non avrei mai pensato di dover fare anche la profetessa. Ai miei tempi i profeti erano quei personaggi dell’Antico Testamento che prevedevano il futuro, poi mi spiegarono che erano quelle persone che parlavano in nome di Dio. Poi tutto il popolo di Dio era diventato profetico. Adesso si parla di una speciale profezia della vita religiosa, sia maschile che femminile. Quindi io sarei una profetessa…

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LE CONFESSIONI DI SUOR GIACOMINA
Ho cambiato molti mestieri, ma non avrei mai pensato di dover fare anche la profetessa.
Ai miei tempi i profeti erano quei personaggi dell’Antico Testamento che prevedevano il futuro, poi mi spiegarono che erano quelle persone che parlavano in nome di Dio. Poi tutto il popolo di Dio era diventato profetico. Adesso si parla di una speciale profezia della vita religiosa, sia maschile che femminile. Quindi io sarei una profetessa…una cosa mai immaginata, anche perché non saprei da che parte cominciare. Non solo, ma capisco quei profeti che non volevano assumere questo incarico, fuggendo rinunciatari come Giona, lamentandosi depressi come Elia, piagnucolando delusi come Geremia e via dicendo, dal momento che dovevano dire cose scomode, antipatiche, catastrofiche, anche se a lieto fine: profeti di sventure vicine, con una conclusione positiva, ma lontana. Persone rispettabili, ma dei bastian contrari, dai quali è consigliabile stare alla larga, perché “rompono”, gettano scompiglio, come hanno dimostrato anche alcuni personaggi ben noti del nostro tempo, chiamati eufemisticamente “profeti scomodi” ai vicini e a chi aveva a che fare con loro.
Vita dura per i profeti e per quelli che li devono sopportare, vita durissima per le profetesse, messe più facilmente in un angolo, almeno fino a poco tempo fa…
Quindi, io, Suor Giacomina, non più giovanissima, dovrei fare la profetessa, un mestiere, o un incarico o un carisma, per il quale non so neppure trovare la parola giusta!
Ho persino il sospetto che non potendo cambiare la realtà, ci consoliamo col cambiare le parole. Magra consolazione! Sarà meglio che mi attenga al Vangelo, senza fantasticare troppo. Ritorniamo al Vangelo!
C’era anche una profetessa Anna, figlia di Fanuele (Lc 2,36)
Si vede che sono proprio perseguitata dalla profezia: apro il Vangelo di Luca e proprio al capitolo secondo trovo una profetessa “Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser”, con allegata tanto di carta di identità e il curriculum vitae, al completo: “sposata per sette anni, rimasta vedova. Ed ora aveva ottantaquattro anni. Non si era mai allontanata dal tempio servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”. Beh, sembra una suora, che stava nel tempio come in un convento, una donna che si mette al servizio di Dio (avrà rammendato i paramenti? fatto lavori di cucina?). Qui però non si dice nulla del lavoro, ma si dice chiaro e tondo che digiunava e pregava giorno e notte. Doveva avere per questo un filo diretto con l’Altissimo, perché “sopraggiunse in quel momento”, quasi fosse stata avvertita dall’Alto, dato che quella coppia di sposi, Maria e Giuseppe, era una delle tante, e, senza troppi preamboli “si mise anche lei a lodare Dio e parlare del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (cf Lc 2, 36-39).
Questo sì che mi convince: Anna, che alla sua età avrà pur avuto difficoltà di vista, ha riconosciuto subito la presenza di Dio in quel bambino, senza averlo mai visto.
Questa è la profezia che mi piace: vedere Dio là dove si rende presente, scoprirlo in mezzo alle cose ordinarie di ogni giorno, vedere negli umili segni la potenza di Dio in azione per “salvare” e soprattutto: “lodare Dio” in ogni avvenimento, anche là dove sembra non esserci motivo, perché Dio conduce tutto a buon fine.
E non mi meraviglio che Anna avesse quella capacità di vedere l’invisibile nel visibile, perché i suoi occhi erano allenati a scrutare l’invisibile “notte e giorno” e quindi erano diventati capaci di vedere quello che gli altri occhi non potevano vedere, perché di solito sono catturati, notte e giorno, soltanto dalle cose visibili.
E per di più Anna non è un profeta di sventura, come si era sentito in dovere di fare il grande vecchio Simeone, perché si limita a mettere in risalto le cose positive, con sensibilità femminile come farebbero una mamma con suo figlio. Una vera profetessa.
Mi piacerebbe essere una profetessa come Anna, capace di vedere in profondità l’azione e la presenza di Dio là dove meno lo si aspetta, per poterlo lodare e seminare serenità e gioia. Ma dovrei digiunare di tante cose inutili per avere occhi limpidi da fissare nell’Invisibile e ritrovarlo nella storia di ogni giorno dove agisce dentro le realtà visibili.
Lo dicevo io che per capire le cose, bisogna ritornare al Vangelo!
Piergiordano Cabra