Ferrari Gabriele
Quaresima tempo di rinnovamento e solidarietà
2018/2, p. 37
La quaresima è sempre un tempo di impegno, serio ed esigente, ed insieme una primavera carica di speranze. Quest’anno mi pare lo sia in modo particolare per il nostro Paese, mentre ci si sta avvicinando in fretta alle elezioni politiche. Siamo infatti chiamati a scegliere coloro che avranno in mano le sorti politiche e sociali del nostro Paese. Da esse non dipende solo il buon governo dell’Italia, ma anche il futuro di molti fratelli e sorelle che sono venuti tra noi spinti dalla disperazione e insieme dalla speranza di trovare qui uno spazio di libertà e di lavoro.

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VOCE DELLO SPIRITO
QUARESIMA
TEMPO DI RINNOVAMENTO E SOLIDARIETà
Per il gioco delle lune, che determinano la data della Pasqua, quest’anno la quaresima incomincia presto, già alla metà del mese di febbraio. Con l’imposizione delle ceneri, entriamo nel tempo di preparazione alla Pasqua, l’annuale rinnovamento della nostra vita cristiana personale e comunitaria. La quaresima è sempre un tempo di impegno, serio ed esigente, ed insieme una primavera carica di speranze. Quest’anno mi pare lo sia in modo particolare per il nostro Paese, mentre ci si sta avvicinando in fretta alle elezioni politiche. Siamo infatti chiamati a scegliere coloro che avranno in mano le sorti politiche e sociali del nostro Paese. Da esse non dipende solo il buon governo dell’Italia, ma anche il futuro di molti fratelli e sorelle che sono venuti tra noi spinti dalla disperazione e insieme dalla speranza di trovare qui uno spazio di libertà e di lavoro. La quaresima potrebbe e dovrebbe essere un tempo speciale - un kairos, tempo favorevole che Dio ci dona - per riflettere su quello che noi possiamo e dobbiamo fare per “accoglierli, proteggerli, promuoverli e integrarli”. Ce lo chiede insistentemente e accoratamente il nostro papa Francesco. Non dovrebbe la quaresima essere anche l’occasione opportuna per rivedere il nostro stile di vita e sintonizzarlo con le attese e le necessità dei poveri del nostro mondo?
Lo sentiamo tutti che non è possibile continuare a vivere sopra le righe come abbiamo fatto dal tempo del boom economico e anche oggi, malgrado il momento attuale di crisi. Ripetutamente risuona il richiamo a cambiare il nostro stile di vita. Per questo s’impongono delle scelte ispirate dalla sobrietà e dalla solidarietà. Questo non solo perché anche il portafoglio di molti di noi è presto vuoto, ma perché non è giusto, ed è anche offensivo, scialare quando molti altri, a causa nostra, devono … tirare la cinghia. Occuparci degli altri, dei poveri e dei migranti è una restituzione, ha detto il Papa in Evangelii gaudium n. 189. Per questo è necessaria una vera conversione, un cambiamento di mentalità per mettere in atto quei cambiamenti strutturali che sono necessari a tutti i livelli, partendo dal nostro.
E siccome la crisi in cui versa il mondo non è solo economica e politica, ma riguarda l’uomo e l’umanità, per uscirne è necessario un cambiamento più profondo che rimetta ordine nella scala dei valori della nostra vita. Qual è il valore più importante? Il profitto e il guadagno oppure la persona umana, la sua dignità e i suoi diritti? La persona umana trova tutto il suo valore solo se rimettiamo Dio al primo posto, non a parole o con dei riti esterni, ma nel profondo della vita. Il Papa lo richiama continuamente. La Parola di Dio ritorni a risuonare abbondantemente in queste settimane di quaresima e richiami la persona umana e la società ai valori veri e autentici, a quelle scelte di “carità nella verità” che sono la garanzia di un mondo altro, diverso. Questo e solo questo potrà cambiare la vita, riportare all’onestà, alla giustizia, alla solidarietà, alla sobrietà, alla compassione e alla misericordia e al senso della misura che abbiamo perduto nell’ubriacatura degli anni di benessere del nostro mondo occidentale.
In questo compito di conversione ci aiuta la parola del libro di Isaia che si proclama nei primi giorni di questo tempo sacro e che traccia un cammino di rinnovamento: “Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi … dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo” (Is 58,6-7). Questo si attende Dio da ognuno di noi. Isaia parlava a un popolo impoverito, che usciva da un lungo esilio e che si lamentava con Dio che sembrava rimanesse insensibile alle preghiere del suo popolo. Ma Dio gli risponde: “Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio” (vv. 9-10).
Oggi Isaia ci chiederebbe forse di incrociare con benevolenza lo sguardo con i rifugiati che vivono di paura nelle nostre contrade spesso inospitali, di aprire le nostre case - e il nostro cuore - a loro e ai senza casa, di ridurre le nostre esigenze per condividere in solidarietà il lavoro con chi altrimenti lo perderebbe del tutto, di non spendere i nostri soldi per oggetti di lusso non necessari, di ridurre i consumi, soprattutto dei beni non rinnovabili e …anche altro. La fantasia non ci manca: vediamo di metterla in funzione, ricordando che quanto più pretendiamo per noi, tanto meno resta ai poveri … più poveri. È una questione di stretta giustizia e, in molti casi per molti nostri fratelli, anche di vita e di morte.
Gabriele Ferrari, s.x.