Avolio Giuseppina
Gioia che abita e trasfigura il cuore
2018/11, p. 15
Le donne dell’Ordo hanno confermato al Pontefice il desiderio di essere immagine della Chiesa sposa che contempla Cristo suo Sposo, rendendolo sempre più presente nel mondo sociale, politico ed economico, così che l’umanità viva, celebri e annunci la gioia del Vangelo.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
30° incontro nazionale dell’Ordo virginum
GIOIA CHE ABITA
E TRASFIGURA IL CUORE
Le donne dell’Ordo hanno confermato al Pontefice il desiderio di essere immagine della Chiesa sposa che contempla Cristo suo Sposo, rendendolo sempre più presente nel mondo sociale, politico ed economico, così che l’umanità viva, celebri e annunci la gioia del Vangelo.
A conclusione del trentesimo Incontro nazionale dell’Ordo virginum, accolto dalle diocesi del Triveneto dal 22 al 26 agosto, le consacrate italiane hanno voluto esprimere a papa Francesco «profonda gratitudine» per la pubblicazione della Ecclesiae sponsae Imago, Istruzione pubblicata lo scorso 8 giugno dalla Congregazione per la vita consacrata.
Nella lettera le consacrate ricordano che a quasi 50 anni (nel 2020) dal ripristino del Rito di consacrazione «la rinascita di questa forma di vita consacrata e la diffusa presenza in tante Chiese particolari hanno reso gioiosa l’accoglienza di un documento attento ai diversi contesti culturali come pure chiaro nel delineare l’identità del carisma dell’Ordo virginum».
Desiderio di essere
immagine della Chiesa
La recente Istruzione: «offre l’occasione per fissare con occhi riconoscenti le origini di questa vocazione che invita alcune donne a tradurre il Vangelo in una peculiare forma di vita, leggendo con fede i segni dei tempi e rispondendo alla dimensione missionaria della Chiesa, con riferimento concreto agli affamati, assetati, ai denudati di vestiti, di verità e dignità, ai carcerati, agli ammalati, ai migranti e rifugiati». Non si tratta di coltivare inutili nostalgie, quanto piuttosto di cogliere nell’Ordo la scintilla ispiratrice, gli ideali, i progetti, i valori che lo Spirito ha suggerito lungo la storia, impegnativa ma nel contempo profetica e creativa.
Le donne dell’Ordo hanno confermato al Pontefice il desiderio di «essere immagine della Chiesa sposa che contempla Cristo suo Sposo, rendendolo sempre più presente nel mondo sociale, politico ed economico, così che l’umanità viva, celebri e annunci la gioia del Vangelo». Del resto la stessa Ecclesiae Sponsae Imago vuole aiutare a scoprire la bellezza di questa vocazione, e contribuire a mostrare la bellezza del Signore che trasfigura la vita di tante donne che quotidianamente ne fanno esperienza.
La gioia del Vangelo abita, educa e trasfigura il cuore”. Questo il titolo dell’Incontro che ha raccolto presso l’Istituto Filippin di Paderno del Grappa, oltre duecento consacrate, donne in discernimento o formazione, e diversi delegati, impegnati ad approfondire il magistero di papa Francesco accostando l’Evangelii gaudium alla luce del convegno ecclesiale di Firenze. Dopo aver riflettuto, lo scorso anno, sull’importanza di “uscire” verso le periferie esistenziali e “annunciare” a tutti la gioia di essere creature pensate e amate da Dio, quest’anno l’Ordo si è fermato sulle dinamiche dell’“abitare”, “educare” e “trasfigurare” per rispondere ad alcune domande: come vivere il mondo considerandolo casa comune, accettando e assumendo le sfide che esso ci pone? Educhiamo noi stesse e i fratelli a riscoprire ciò che è vero e bello secondo la logica del Vangelo? In che modo trasfiguriamo le relazioni, e pur con le nostre fragilità, testimoniamo la misericordia che dà senso e pienezza alla vita umana e illuminandola di senso evangelico?
Interrogativi cui hanno dato risposta le testimonianze di Nella Pavanetto (Venezia), Barbara Baldassarri (Fermo) e Annalisa Vigani (Bergamo), che hanno fatto emergere come la peculiarità del carisma della vergine consacrata nel mondo non dipende dal tipo di servizio reso alla Chiesa locale, ma dal suo modo di essere in seno ad essa: incarnazione dell’amore sponsale della Chiesa a Cristo.
Più è autentica la relazione della consacrata con Cristo tanto più sarà incisiva la sua presenza nel mondo. Più è consapevole della radicalità della sua donazione e più sarà aperta agli altri senza alcun timore.
L’ascolto
dello Spirito
Le giornate, ricche di preghiera, studio e confronto, sono state impreziosite da mons. Renzo Bonetti, già delegato Cei per l’Ordo virginum, che nel suo entusiasmante intervento ha ricordato: «È l’azione dello Spirito Santo che nel soffio rinnovatore e profetico del Concilio Vaticano II sollecita la ripresa del Rito della consecratio virginum e quindi della vita dell’Ordo virginum. La prova di questa azione dello Spirito l’abbiamo nel fatto che, mentre i liturgisti, su mandato di Paolo VI, andavano preparando il Rito che poi lui stesso promulgò il 6 gennaio 1971, varie donne che vivevano in luoghi diversi e senza conoscersi tra di loro, sentivano la chiamata alla consacrazione in questa specifica modalità. Lo Spirito non suggerisce solo le idee ma genera la vita».
Mons. Bonetti hainvitato a chiedersi: «perché lo Spirito, in questo tempo storico ha offerto questo dono alla Chiesa per il mondo? Che cosa vuol dire lo Spirito Santo alla Chiesa suscitando e offrendo la testimonianza di vergini consacrate? Cosa vuol dire lo Spirito Santo alla cultura moderna e alla famiglia attraverso la presenza di vergini consacrate?».
Non possiamo, infatti, apprezzare questa nuova via di consacrazione poiché altre modalità di consacrazione sono in crisi. Né possiamo pensare solamente che la consacrazione della verginità nel mondo è più adatta alle condizioni della vita moderna. Oppure pensare che l’Ordo virginum metta maggiormente in risalto il valore della singola persona, perché punta sul carisma personale.
«L’ Ordo virginum– ha chiarito il relatore - non è chiamato a supplire varie assenze di soggetti nella vita pastorale della Chiesa, piuttosto va messa in risalto la sua dimensione profetica. La consacrata nel mondo è, infatti, dono – annuncio per la comunità ecclesiale e sociale, particolarmente per gli sposi, perché è persona in relazione stabile e visibile con Gesù vivo, che parla e offre segni della sua presenza non visibile».
Una vita ordinaria, radicata nel cuore dello Sposo, diventa annuncio di speranza non solo per i credenti ma anche per i non credenti o non praticanti. In particolare, l’unione sponsale con Gesù, vissuta e manifestata dalla vergine consacrata, incoraggia gli sposi a riscoprire che, mediante il sacramento delle nozze, il Signore è presente in loro e agisce per mezzo di loro.
«La vocazione alla consacrazione verginale nasce come contemplazione e stupore di ciò che è accaduto nel battesimo. È così grande: essere uniti a lui, al suo Corpo mistico che è la Chiesa; respirare del suo Spirito ricevuto nella cresima; l’unione sponsale al suo corpo risorto nell’Eucaristia, da decidere di dare tutto di sé per questa relazione». È nel battesimo che sono iniziate le nozze di Dio con l’umanità. Di qui la scelta della consacrazione verginale come memoriale nuziale che quotidianamente rifonda e santifica la vita cristiana ed ecclesiale.
Verginità e matrimonio sono doni che respirano nella reciprocità. Ciascuno ha bisogno dell’altro per risvegliare la propria identità e missione, aderendo al progetto divino. Mentre nel matrimonio si comprende “come” l’uomo e la donna si donano per sempre, nella verginità, la consacrata evidenzia e ricorda a sé e all’umanità intera “verso dove”: l’unione ​indissolubile con lo Sposo.
«Finora - ha evidenziato mons. Bonetti - la vita ecclesiale è stata segnata dall’appartenenza alla parrocchia, che coincideva con un territorio ben preciso, animato da un parroco e da servizi religiosi vari che avevano il centro nell’Eucaristia domenicale Ora la grande maggioranza della gente è “fuori” dal vissuto di questa territorialità ecclesiastica, non fa riferimento alla parrocchia (salvo che per determinate e sporadiche circostanze: un sacramento, una necessità, una festa). La presenza del sacerdote, sempre più rara, è concentrata nel rispondere alle varie richieste per chi già frequenta la parrocchia». C’è una forma di territorialità che precede l’organizzazione, ed è propria sia delle vergini consacrate che degli sposi, «sono le relazioni, primo territorio di evangelizzazione».
Abitare la storia
e la società
Anche i vescovi intervenuti, nel corso delle giornate, hanno evidenziato l’importanza di abitare la storia e la società e non solo la chiesa locale in cui si è inserite. Tra questi il vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, che portando il saluto dei vescovi del Triveneto, ha ricordato il primo incontro nazionale dell’Ordo accolto nel 1988 a Vicenza.
Mons. Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, rivolgendosi con affetto alle consacrate le ha definite “acrobate dello Spirito”, perché «impegnate a portare Cristo nei più diversi luoghi».
Il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, ha notato che «oggi molti non si sentono capiti, si sentono costretti a vivere tanti ruoli, tante maschere, ma senza che nessuno li conosca veramente». Sembra che il segreto più profondo di noi stessi sfugga alle persone con cui viviamo, anche le più vicine. Addirittura talvolta abbiamo la sensazione che questo segreto sfugga anche a noi stessi. «Solo se incontriamo l’amore di Gesù scopriamo la nostra vera identità di figli, fratelli, discepoli. Per questo vi invito a rinnovare la memoria della chiamata che un giorno avete ricevuto, affidandovi a Colui che vi conosce e vi ama da sempre».
Durante la Messa conclusiva, mons. Agostino Gardin, vescovo di Treviso, indicando «nell’idolatria del carrierismo e nella fatica della perseveranza», due pericoli che tutti possono incontrare, ha esortato a essere «perseveranti nella fedeltà, attraverso una donazione umile a Cristo, capace di testimoniare la vera gioia del vangelo».
Molti sono stati i momenti di gioia condivisi nel corso del trentesimo Incontro nazionale: le numerose consacrazioni avvenute nell’ultimo anno, la pubblicazione dell’Istruzione sull’Ordo virginum e la canonizzazione di Paolo VI a cui si deve l’apertura e la riammissione alla consecratio virginum delle donne viventi nel mondo. Al cardinale Montini, quando era arcivescovo di Milano, si deve una delle pagine più belle e profetiche sull’ Ordo virginum: «Se per la devozione a un santo nasce una famiglia religiosa, che cosa non può nascere dalla devozione alla stessa madre dei santi che è la Chiesa. Se da tutti i fondatori e fondatrici sono scaturiti rami stupendi, che cosa non scaturirà dalla radice principale. Se, invece di andare a nutrirmi nei ruscelli derivati, vado al fiume regale della Chiesa, vado nel pieno della corrente; se, abbandonando forme legittime e stupende, ma inventate dagli uomini, vado direttamente nella forma necessaria e inventata da Cristo, cosa succederà? Cosa non ne deriverà? Se faccio della Chiesa maestra e madre la mia sorgente, la mia regola, la mia vita, il mio spirito, la mia gioia, il mio entusiasmo, che cosa non sarà possibile?»1
L’Incontro nazionale del 2019 si terrà ad Assisi e approfondirà l’esortazione apostolica di papa Francesco Gaudete et exsultate e l’istruzione Ecclesiae Sponsae Imago.
Giuseppina Avolio
1 G. B. Montini, Meditazioni, Dehoniane, Roma 1994, p. 57