Philippe Jacques
Beatitudini e maturità umana
2018/10, p. 37
VOCE DELLO SPIRITO BEATITUDINI E MATURITÀ UMANA È vivendo le beatitudini che noi ci apriamo ai doni dello Spirito e, inversamente, solo lo Spirito può donarci la capacità di comprendere e praticare pienamente le beatitudini. Solo l’azione dello Spirito può trasformarci e permetterci di compiere la nostra vocazione. Le beatitudini sono al tempo stesso frutti dello Spirito Santo e le condizioni per riceverlo.

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VOCE DELLO SPIRITO
BEATITUDINI
E MATURITà UMANA
È vivendo le beatitudini che noi ci apriamo ai doni dello Spirito e, inversamente, solo lo Spirito può donarci la capacità di comprendere e praticare pienamente le beatitudini.
Solo l'azione dello Spirito può trasformarci e permetterci di compiere la nostra vocazione. Le beatitudini sono al tempo stesso frutti dello Spirito Santo e le condizioni per riceverlo. Quest'affermazione non è contraddittoria, ma esprime la circolarità che è propria della vita spirituale e dell'interazione misteriosa che in essa si gioca fra la grazia divina e l'azione umana. La povertà, la mitezza, le lacrime, la fame e la sete di Dio, la misericordia, la purezza del cuore, la comunicazione della pace, la gioia nella persecuzione suppongono un cuore trasformato dallo Spirito.
In senso inverso, si può anche affermare che le beatitudini evocano situazioni umane difficili, ma che sono un'opportunità, perché rendono possibile un'effusione dello Spirito Santo che trasfigura la sofferenza umana rivelando in essa la presenza di Dio e del Regno.
Le beatitudini non sono solo una rivelazione più profonda del mistero di Dio, ma si potrebbe dire che sono anche un trattato completo di vita spirituale. Esse ci indicano ciò a cui siamo chiamati come cristiani, ciò che significa vivere veramente il vangelo. Sono la descrizione della vera maturità umana e spirituale. Ritratto di Cristo, esse sono anche il ritratto del cristiano adulto in Cristo, libero nello Spirito, figlio del Padre. Ci descrivono il compimento più pieno dell'esistenza umana. Sono un percorso di umanizzazione. Sono anche un cammino di fecondità e ci indicano come portare un frutto che rimane, come comunicare l'amore attorno a noi, come generare l'altro alla vera vita.
Le beatitudini mostrano le leggi fondamentali in base alle quali l'esistenza umana può essere bella e feconda. Il messaggio evangelico non è una legge che si sovrappone all'esistenza umana (e che la renderebbe più difficile e complicata); è, al contrario, la messa in luce delle leggi profonde che reggono la realtà umana; descrive le condizioni che rendono possibile un amore autentico, libero e fecondo. Accogliere il vangelo significa andare direttamente alla profondità, alla semplicità, all'unità di tutta la vita umana, percepirne il senso ultimo e comprendere così le condizioni della vera felicità.
Le beatitudini costituiscono un insieme estremamente coerente. Quando se ne vuole approfondire una, si viene costantemente rinviati alle altre. Non si può vivere veramente nessuna beatitudine se non si vivono anche tutte le altre. Non si possono separare, perché formano un tutto indissolubile. In ciascuna, la persona che è descritta nella prima parte della frase (il povero, il mite, il misericordioso, ecc.) è sempre la stessa persona: il discepolo di Gesù, ma sotto aspetti diversi di ciò che è chiamato a vivere. Analogamente, la ricompensa che viene enunciata nella seconda parte della frase (possedere il Regno, essere consolato, essere chiamato figlio di Dio, ecc.) è sempre la stessa e unica ricompensa, ma nei suoi diversi aspetti. Viene sempre donato l'accesso al Regno, l'ingresso nella ricchezza del mistero di Dio, con le sue diverse manifestazioni.
Jacques Philippe
da La felicità inattesa.
Meditazione sulle beatitudini
EDB, Bologna 2018