Gellini Anna Maria
Appassionarsi e compatire
2018/1, p. 46
Il libro è parte del Progetto secondo annuncio, guidato e coordinato da fratel Enzo Biemmi ed è frutto di un nuovo lavoro maturato in una settimana di laboratorio, svolta a Santa Cesarea Terme, nella diocesi di Otranto, nell’estate 2017. Vi hanno partecipato più di 140 persone, vicari generali e della pastorale, direttori degli uffici catechistici, équipe diocesane per la catechesi, operatori pastorali in rappresentanza di 42 diocesi italiane e diverse istituzioni accademiche.

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NOVITà LIBRARIA
APPASSIONARSI
E COMPATIRE
Il libro è parte del Progetto secondo annuncio, guidato e coordinato da fratel Enzo Biemmi ed è frutto di un nuovo lavoro maturato in una settimana di laboratorio, svolta a Santa Cesarea Terme, nella diocesi di Otranto, nell'estate 2017. Vi hanno partecipato più di 140 persone, vicari generali e della pastorale, direttori degli uffici catechistici, équipe diocesane per la catechesi, operatori pastorali in rappresentanza di 42 diocesi italiane e diverse istituzioni accademiche. Dopo il percorso sui temi «generare e lasciar partire» (2014), «errare» (2015) e «vivere i legami» (2016), questo nuovo itinerario formativo approfondisce la quarta esperienza umana degli adulti: quella che riguarda «l'appassionarsi e il compatire» e presenta alcune proposte catechistiche e pastorali attuate nelle nostre comunità ecclesiali.
La proposta
Il testo può essere utilizzato nelle nostre comunità (parrocchie, diocesi, gruppi, movimenti, comunità religiose...). I destinatari sono prima di tutto i consigli pastorali, i catechisti/educatori dei genitori e degli adulti, gli operatori pastorali, ma anche le persone che, per vari motivi, accompagnano altri adulti nei loro tragitti di vita.
Il testo è articolato in otto incontri, con la seguente struttura: si parte da una testimonianza o da una buona pratica di «secondo annuncio» (Mettersi in ascolto); segue un breve apporto che facilita l'interpretazione dell'esperienza ascoltata (Leggere le esperienze); infine vengono proposte delle piste concrete per orientare le pratiche della propria comunità traendo profitto dall'esperienza ascoltata (Convertire le nostre pratiche pastorali). L'ultima parte del libro contiene testi di approfondimento, che facilitano la formazione personale dopo ogni incontro o preparano quello successivo (Per continuare a pensare). Il libro è un invito ad abitare le passioni/compassioni e a farne un luogo di maturazione umana e di proposta di fede per sé e per gli altri.
La Chiesadel secondo annuncio
La Chiesa del secondo annuncio sa fare strada con le donne e con gli uomini che si appassionano e che sanno compatire. Essa condivide lo stesso amore per la vita, la stessa cura per il creato, lo stesso impegno per un mondo più fraterno e solidale. La Chiesa del secondo annuncio sa vedere l'azione dello Spirito nelle passioni di ogni persona, anche nei non credenti, perché l'agire della grazia non fa preferenze.
«La Chiesa appassiona se ci riconosciamo in essa come chiesa in cammino verso il suo Signore (Dei Verbum), verso il mondo (Gaudium et spes), verso una qualità evangelica della vita al suo interno (Lumen gentium). Una Chiesa dove la prima questione non è governare fedeli, ma generare cristiani (iniziazione cristiana). Una Chiesa che in ascolto dello Spirito vive il sogno e la pratica della grazia umanizzante del vangelo: ne diviene laboratorio al suo interno e proposta mite verso chiunque ne sia interessato (Convegno ecclesiale di Firenze)».
Attenzione particolareai giovani
Accompagnare i giovani, soprattutto in un tempo segnato dall'incertezza, dalla precarietà, dall'insicurezza, richiede di uscire dai propri schemi preconfezionati, incontrandoli lì dove sono, adeguandosi ai loro tempi e ai loro ritmi; significa anche prenderli sul serio nella loro fatica a decifrare la realtà in cui vivono e a trasformare un annuncio ricevuto in gesti e parole, nello sforzo quotidiano di costruire la propria storia.
Tre verbi, che nei vangeli connotano il modo con cui Gesù incontra le persone del suo tempo, aiutano a strutturare questo stile pastorale: uscire, vedere, chiamare.
Uscire, seguendo l'invito di papa Francesco, anzitutto da quelle rigidità che rendono meno credibile l'annuncio della gioia del vangelo, dagli schemi in cui le persone si sentono incasellate e da un modo di essere Chiesa che a volte risulta anacronistico. Uscire è segno anche di libertà interiore da attività e preoccupazioni abituali, così da permettere ai giovani di essere protagonisti.
Vedere, richiede la disponibilità a passare del tempo con loro, ad ascoltare le loro storie, le loro gioie e speranze, le loro tristezze e angosce, per condividerle. Quando i vangeli narrano gli incontri di Gesù con gli uomini e le donne del suo tempo, evidenziano proprio la sua capacità di fermarsi insieme a loro e il fascino che percepisce chi ne incrocia lo sguardo.
Chiamare. Nei racconti evangelici lo sguardo di amore di Gesù si trasforma in una parola, che è una chiamata a una novità da accogliere, esplorare e costruire. Chiamare vuol dire in primo luogo ridestare il desiderio, smuovere le persone da ciò che le tiene bloccate o dalle comodità in cui si adagiano. Chiamare vuol dire porre domande a cui non ci sono risposte preconfezionate. È questo, e non la prescrizione di norme da rispettare, che stimola le persone a mettersi in cammino e incontrare la gioia del vangelo. E tutti i giovani, nessuno escluso, hanno diritto a essere accompagnati nel loro cammino e aiutati ad “accendere sogni nell’epoca di passioni tristi”.
Anna Maria Gellini