Mazzolari Primo
Ho perduto il Signore
2018/1, p. 39
VOCE DELLO SPIRITO HO PERDUTO IL SIGNORE Il Signore lo si perde col peccato, ma lo si può perdere come l’hanno perduto Giuseppe e Maria. Si perde Gesù perché Egli vuol «perdersi». Prima del bene particolare di Maria e di Giuseppe, c’è la volontà del Padre. «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» «È bene che io me ne vada» dirà nel suo discorso di commiato. Io gli posso dire: «resta con me»: ma Egli resta con me pur portandosi dove la sua carità di Pastore lo chiama. Tutto il mondo lo chiama perché tutto il mondo è suo. Ma quello che è «suo» è anche «mio»: quindi, s’Egli va ed io penso che l’ho perduto non è Lui che m’ha lasciato, ma chi non sa tenergli dietro ove Egli mi ha dato appuntamento, col passo della sua carità.

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VOCE DELLO SPIRITO
HO PERDUTO IL SIGNORE
Il Signore lo si perde col peccato, ma lo si può perdere come l'hanno perduto Giuseppe e Maria.
Si perde Gesù perché Egli vuol «perdersi». Prima del bene particolare di Maria e di Giuseppe, c'è la volontà del Padre. «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?»
«È bene che io me ne vada» dirà nel suo discorso di commiato. Io gli posso dire: «resta con me»: ma Egli resta con me pur portandosi dove la sua carità di Pastore lo chiama. Tutto il mondo lo chiama perché tutto il mondo è suo. Ma quello che è «suo» è anche «mio»: quindi, s'Egli va ed io penso che l'ho perduto non è Lui che m'ha lasciato, ma chi non sa tenergli dietro ove Egli mi ha dato appuntamento, col passo della sua carità.
Se fa festa al prodigo, non fa torto al maggiore. Non è piuttosto il cuore del maggiore che non si è dilatato fino a capire che la festa del «fratello perduto e ritrovato», è la sua festa?
C'è un voler bene al Signore che non è un vero volergli bene: c'è una fedeltà che l'imprigiona. Quand'è così, il perdere è un modo di avere. Ognuno tende a fissare ciò che possiede, gli dà una fisionomia. A Cristo volentieri impresto le mie parole, i miei sentimenti, i miei gusti, i miei giudizi, le mie antipatie. Gli dò la mia statura.
Perché m'accorga che, se lo tratto così, il Cristo «non cresce», è «necessario ch'Egli vada», perché, allontanandosi, mi costringe a cercarlo, e cercandolo, m'accorgo ch'Egli è diverso e che ci vuole una casa più spaziosa se voglio «ospitarlo».
Il peccato è una cosa tremenda, ma il non crescere con Cristo è forse meno tremendo?
E Lui «si perde», anche per togliermi l'illusione ch'Egli mi appartenga per diritto, che me lo sia guadagnato con la mia fedeltà.
Egli si dona a me, come si è donato al legno della Croce; Egli viene donato a me come venne donato alla Madonna nella Deposizione.
E perché non mi scordi ch'Egli è il «dono», rinnova la sua Presenza come nel ciborio, per le parole del sacerdote. Come S.Paolo, sono debitore verso tutti, perché tutti mi danno il Signore. Io ho un Cristo che mi è donato, anche da coloro che avevo giudicato incapaci di «doni buoni». Sono un mendico cui ogni creatura fa ogni momento la Carità.
E se voglio fare anch'io la Carità, devo essere disposto a «perdere» il mio Cristo, mettendolo a disposizione dei fratelli. Mi lascio derubare, accetto di essere «anàtema», perché ognuno abbia Colui che io non ho più. Nel mio «abbandono» c'è forse la condizione che il Cristo richiede per la salvezza del fratello.
Egli «si toglie» a me per darsi a un altro, non perché non abbia a sufficienza per la mia gioia e per la gioia dell'altro, ma per provare se veramente sono capace di amarlo nell'altro: di amarlo per quello che dà all'altro, più che a me. Perché questa è la carità vera e la vera giustizia: non ancora capita né da me né dagli «operai della prima ora». Io non ho, se gli altri non hanno. Solo chi ha la carità possiede Cristo. Il miracolo, della carità nel mistero dello «smarrimento», tocca il vertice quando, chi non ha più il Cristo lo può dare.
Come nel Sacramento, dove la Parola può rinnovare la Presenza eucaristica per gli altri, anche se nell'uomo che dice la Parola è venuta meno la fede o la dignità.
Il Mistero è grande, ma io lo posso adorare nel segreto del mio cuore, in attesa del Giorno senza assenze, quando il Cristo sarà «tutto in tutti» e nessuno più lo perderà.
Primo Mazzolari
da La parola che non passa
EDB, Bologna 2017