Dall'Osto Antonio
Brevi dal mondo
2017/9, p. 37
Pakistan: Scomparsa di sr. Ruth Pfau “Madre dei lebbrosi” Asia- Indonesia:Giovani cattolici e musulmani insieme alla “GMG” asiatica America-Honduras:Inaugurato un nuovo tempio dedicato al Cristo di Esquipulas

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Testimoni
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PAKISTAN
Scomparsa di sr. Ruth Pfau “Madre dei lebbrosi”
Era chiamata la “Madre dei lebbrosi”. Si è spenta serenamente il 10 Agosto in una clinica di Karachi, in Pakistan, all’età di 87 anni. Ruth Pfau, – questo il suo nome – era medico e suora. Ha speso 55 anni della sua vita a curare i malati di lebbra, guarendone oltre 55.000. Il presidente pakistano Mamnoon Hussain, saputa la notizia della sua scomparsa, ha affermato che la morte di Ruth Pfau rappresenta una notizia triste e una grave perdita per il Pakistan.
Era nata nel 1929, quarta di cinque figlie, in Germania, a Lipsia. I suoi genitori appartenevano a una setta ed erano del parere che dovesse essere la persona stessa a voler ricevere i Sacramenti, una volta diventata adulta. Compì gli studi di medicina a Colonia e a Bonn e durante quegli anni venne in contatto con la fede cristiana. Nel 1953 chiese di ricevere il battesimo in una comunità studentesca protestante di Magonza. Ma due anni dopo si convertì al cattolicesimo. Era una donna molto decisa. Diventando cattolica disse a se stessa che lo doveva essere fino in fondo. “Tutto o niente” era il suo motto. Comprese anche che abbracciando la fede cattolica avrebbe dovuto farsi suora.
Nel 1957 si recò a Parigi ed entrò nella Congregazione delle Figlie di Maria, un istituto fortemente caratterizzato dalla figura di sant’Ignazio. «Qui – disse in una intervista dello scorso 28 marzo 2017, raccontando la sua vicenda – mi sono sentita a casa. Senza questa Comunità non sarei mai giunta in Pakistan».
E in Pakistan era giunta attraverso vie non programmate, dove si vede chiaramente lo svolgersi di un disegno di Dio su di lei. Nel 1960 era stata inviata dal suo istituto in India per lavorare come medico nel settore femminile. Ma a causa di un problema riguardante il visto dovette fermarsi a Karachi. Ed è qui che venne a contatto con il dramma della lebbra. Una sua consorella la condusse a visitare il ghetto dei lebbrosi della città. Ne rimase sconvolta: «I ratti – disse – rodevano letteralmente le mani prive di sensibilità, dei lebbrosi. Le condizioni igieniche in quel quartiere erano spaventose. Per me fu subito chiaro. Qui bisogna fare qualcosa e io devo dare il mio aiuto».
Questo primo incontro con i lebbrosi fu determinante per tutta la sua vita. «Allora – racconta nell’intervista – ero ancora giovane. E la forza l’ho potuta attingere dagli stessi pazienti. Mi era diventato chiaro che il mio aiuto in Pakistan sarebbe stato utile. Come suora non potevo contare sulle mie semplici forze, e oggi posso dire che è il Signore che mi ha voluto per questo lavoro. Io non ho mai avuto dubbi di questa scelta né mi sono mai pentita. Il lavoro con i malati di lebbra era quello giusto per me».
Racconta tra l’altro un episodio drammatico: «Una volta abbiamo salvato da sicura morte una ragazza che viveva come murata in una grotta di montagna. Oggi è guarita dalla lebbra, è sposata e madre orgogliosa di cinque figli». «Storie del genere – commenta sr.Ruth – mi rendono particolarmente felice».
In questo suo luogo di lavoro ebbe l’occasione di incontrare anche Madre Teresa di Calcutta, che era venuta in Pakistan con il suo istituto desiderando di occuparsi dei lebbrosi. «Ma dopo esserci parlate, abbiamo concluso di non poter lavorare insieme: eravamo completamente diverse. Io come medico sono molto sistematica nel mio lavoro e diversamente organizzata. Io non so come lei lavorasse, e non voglio dire niente di negativo a suo riguardo. So soltanto che non dava molta importanza alla organizzazione e alla pulizia. Per me invece l’igiene costituiva la cosa più importante».
Le è stato chiesto nell’intervista se la vita vissuta è stata un po’ verrückt, pazzesca, «Sì naturalmente – è stata la sua risposta – è un po’ pazzesco fare così. Ma il Signore non ci ha detto che dobbiamo vivere una vita logica. Io sono molto contenta di avere avuto questa possibilità di venire in Pakistan. Non volevo vivere una vita noiosa, e il fatto di diventare cattolica mi è sembrata la garanzia di scegliere una vita appassionante. E con Dio, fino ad oggi non mi sono mai annoiata».
Ora riposa nel cimitero della città di Karachi, dove è stata deposta dopo una solenne santa Messa nella cattedrale di San Patrizio.
ASIA - INDONESIA
Giovani cattolici e musulmani insieme alla “GMG” asiatica
Divisi in workshop a parlare con i Vescovi su temi come il rispetto della madre terra, problemi sociali come droga, corruzione, aborto, povertà e la questione dei migranti, ma anche sulle nuove strade per proclamare il Vangelo in Asia, l'identità della fede, i matrimoni interreligiosi: gli oltre 2.000 giovani da 22 paesi che hanno preso parte alla settima Giornata della Gioventù Asiatica, in Indonesia dal 31 luglio al 6 agosto, sperimentano “l'unità nella diversità culturale e religiosa”, nella consapevolezza che “essere religiosi significa di per sè essere interreligiosi”, ha sottolineato il gesuita indonesiano p. Andreas Setyawan. All'Asia Youth Day hanno preso parte, infatti, ben 160 giovani musulmani che hanno seguito tutte le attività e condiviso con entusiasmo lo spirito di fratellanza che si respira al Jogja Expo Center, il grande centro-convegni messo a disposizione gratuitamente dal governo locale di Yogyakarta, provincia indonesiana guidata dal Sultano Hamengku Buwono X. Durante la GMG i giovani hanno visitato diversi luoghi della città (chiese, scuole, comunità) partecipando ad attività di incontro, ascolto e dibattito, preghiera, performance musicali di vario genere: tutte iniziative pensate nell'ottica di fare crescere nei giovani la consapevolezza del loro ruolo di protagonisti attivi nel costruire il bene comune e l'armonia nelle società in cui sono inseriti. La kermesse è stata anche l'occasione per far conoscere la gioventù cattolica asiatica ai giovani musulmani indonesiani: “Questo incontro rafforza i legami di comprensione, dialogo, tolleranza, tra i giovani di religioni diverse: tolleranza non significa restare in silenzio e sopportarsi a vicenda, bensì coinvolgersi in una feconda relazione personale che implica scambio, dialogo, autentica amicizia, lavoro in comune, crescita nella fiducia e nella stima reciproca; significa coinvolgersi in una relazione interazione”, ha spiegato a Fides Rifqi Fairuz, principale rappresentante dei giovani musulmani presenti, parte del “National Gusdurian Network”, movimento che in Indonesia si ispira al leader Abdurrahman Wahid, detto “Gus Dur”.Non sono mancati alla “Gmg asiatica” (come viene chiamata, dato che l'evento è ispirato dalla Giornata Mondiale della Gioventù) momenti di intensa preghiera, come l'Adorazione eucaristica, la celebrazione del Sacramento della riconciliazione, la preghiera meditativa in stile Taizè. Il Vescovo filippino Joel Baylon, che guida lo “Youth desk” nella Federazione della Conferenze episcopali dell'Asia, parlando all'intera assemblea dei giovani partecipanti, ha rimarcato la realtà e le sfide dei giovani in Asia oggi. Su una popolazione giovanile tra i 10 e i 24 anni che, in Asia, supera 1,1 miliardo di persone (il 26% della popolazione del continente), il 70% crede che “la religione sia molto importante”. I giovani cattolici, in tale contesto, “sono chiamati a trasformare l'ottimismo in autentica speranza cristiana, per essere essi stessi il dono di Cristo all'Asia e al mondo”, ha rimarcato. L'Asia Youth Day si è conclusa domenica 6 agosto con la solenne Eucarestia, in presenza di sei cardinali asiatici, di numerosi Vescovi da tutto il continente e oltre 20mila fedeli. Tra le autorità civili, presente il vice presidente indonesiano, Jusuf Kalla, segno del sostegno istituzionale del governo all'intera iniziativa. (Agenzia Fides)
AMERICA - HONDURAS
Inaugurato un nuovo tempio dedicato al Cristo di Esquipulas
San Pedro Sula: con una solenne Eucaristia presieduta da Sua Ecc. Mons. Ángel Garachana, Vescovo della diocesi di San Pedro Sula, è stato inaugurato un nuovo tempio dedicato al Cristo di Esquipulas. Al rito solenne, concelebrato dal parroco don Héctor Mario Salazar, hanno partecipato centinaia di fedeli che si sono riuniti il 18 luglio nella nuova chiesa situata nel quartiere coloniale Buenos Aires a San Pedro Sula. Il gruppo più grande di fedeli devoti del Cristo de Esquipulas, appartiene alla parrocchia di Santa Cruz. E' stata una vera festa: "dopo 10 anni di attività ed eventi vediamo realizzarsi questo grande sogno" ha detto José Luis Reitel Caballero, responsabile delle Comunità Ecclesiali di Base e uno dei responsabili del progetto di costruzione del tempio. La costruzione della chiesa è iniziata ufficialmente nel 2010, con lo scopo di avere “Il Cristo Nero” in Honduras, come informa la nota inviata da FidesDiarioDigital. In questo modo, i fedeli honduregni non dovranno più recarsi in Guatemala per pregare dinanzi all’immagine del Cristo Negro. Il luogo di culto può accogliere 400 persone.L'occasione è stata propizia per celebrare anche la Giornata della Diocesi. Infatti domenica 9 luglio, tutta la diocesi ha celebrato il 54.mo anniversario della fondazione. La diocesi di San Pedro Sula, riferisce la nota, testimonia l'amore di Dio in 35 parrocchie, attraverso 38 congregazioni religiose, 17 associazioni laicali e movimenti e 1.850 comunità ecclesiali di base. (Agenzia Fides)
a cura di Antonio Dall’Osto