Dialogo in divenire
2017/7, p. 15
Un fondamentale ambito della catechesi è la formazione di
una corretta sensibilità liturgica: la “liturgia celebrata” non
è un campo riservato ai liturgisti, ma un “linguaggio
originario” formativo, con cui si esprime la fede e
l’appartenenza alla Chiesa, l’apertura al Mistero di Dio e
all’incontro con Cristo.
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Catechesi e Liturgia – Convegno UCN – ULN
DIALOGO
IN DIVENIRE
Un fondamentale ambito della catechesi è la formazione di una corretta sensibilità liturgica: la "liturgia celebrata" non è un campo riservato ai liturgisti, ma un "linguaggio originario" formativo, con cui si esprime la fede e l’appartenenza alla Chiesa, l’apertura al Mistero di Dio e all’incontro con Cristo.
Un «fondamentale ambito della catechesi è la formazione di una corretta sensibilità liturgica, nel senso della conoscenza della liturgia e delle sue esigenze – il senso del rito, l'anno liturgico, la forma rituale dei sacramenti e i testi eucologici (cioè le preghiere) – e, ancor più, nel senso di apertura al Mistero di Dio e di incontro con Cristo che in essa, per opera dello Spirito attraverso la Chiesa, accade. Una visione della liturgia solo in prospettiva concettuale e didattica va contro la sua natura di forma che dà forma, secondo la quale il credente, pervenuto alla fede, si lascia plasmare ed educare dall'azione liturgica, quale espressione del culto della Chiesa nella sua fontalità sacramentale, sorgente della vita cristiana. La celebrazione, inoltre, con i suoi plurimi linguaggi che interpellano il cuore, la mente, i sensi corporei e psichici e con le sue esigenze comunitarie ha un grandissimo potenziale educativo» (CEI, Incontriamo Gesù, n. 17).
A partire da questi elementi, offerti dagli orientamenti nazionali per l'annuncio e la catechesi del 2014, e dall'auspicio dei Vescovi italiani in merito alla loro applicazione, l'Ufficio Catechistico Nazionale e l'Ufficio Liturgico Nazionale hanno organizzato, per la prima volta, un Convegno unitario dei Direttori e Collaboratori degli Uffici diocesani di Catechesi e Liturgia (Salerno, 20-22 giugno 2017) con un'attenzione particolare alla fascia dei bambini e dei ragazzi, nella prospettiva della loro iniziazione all'azione simbolico-rituale della Chiesa. La prospettiva del Convegno ha riguardato, pertanto, sia la catechesi sia la liturgia. L'impegno comune nel cantiere dell'iniziazione cristiana, ha reso più consapevoli che la "liturgia celebrata" non è un campo riservato ai liturgisti, ma è anzitutto patrimonio di ogni fedele, perché è un "linguaggio originario" con cui si esprime l'atto di fede della Chiesa e che la catechesi senza la liturgia non conduce all’incontro con Cristo.
Nella famiglia e nella Chiesa:
bambini e adulti
La riflessione condivisa delle giornate di Convegno, è partita dall'ascolto e dal confronto con una variegata gamma di esperienze, tra le quali: “The Little Angels. Alla Messa con i fanciulli” (Diocesi di Concordia - Pordenone); Iniziazione alla fede dei bambini 3-7 anni e dei loro genitori: un progetto catechistico e liturgico (Conferenza Episcopale Francese – Diocesi di Quimper – Léon, Francia); L'iniziazione simbolico-rituale di bambini e ragazzi con bisogni educativi speciali (Arcidiocesi di Washington, USA).
Numerosi e qualificati gli interventi dei relatori, che, come un coro a più voci, hanno spaziato dall'essere “Plasmati ed educati dall'azione liturgica - L'orizzonte simbolico rituale della rivelazione-fede” (Pierangelo Sequeri) ai Criteri per l'azione liturgica (Luigi Girardi) e ai Criteri per l'azione catechistica (Carmelo Torcivia), per proseguire con L'azione simbolico-rituale che inizia alla vita della Chiesa (Loris Della Pietra) e La famiglia introduce i bambini alla simbolica della vita liturgica (Valeria Trapani). Particolare attenzione è stata data all'integrazione delle varie dimensioni della pastorale con Liturgia e catechesi: un dialogo in divenire (Luca Palazzi) e Catechesi, liturgia e famiglia nella "prima arcata" dell'iniziazione (Morena Baldacci).
La ricchezza e la molteplicità degli stimoli e delle idee è diventata condivisione e proposta nei 16 laboratori a tema in cui si sono suddivisi i quasi 400 partecipanti, secondo il loro ambito di interesse.
Tempo, ritmo
e spazio
La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della liturgia. La bellezza non è un fattore decorativo dell’azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione.
È necessario riscoprire la liturgia come tempo, ritmo e spazio da abitare accettando la sfida di non cedere alla tentazione della fretta e della fuga. Uno dei limiti con i quali bisogna fare i conti è la scarsa abitudine a rimanere troppo tempo in un luogo e a dedicare tempo alle cose. In questo la liturgia ci aiuta a riscoprire l’importanza dei luoghi e di quei tempi lunghi (sebbene non allungati o trascinati) nei quali l’arte di chi presiede aiuta il dosaggio tra silenzio e parola, attesa e realizzazione. La tradizione biblica ci aiuta a comprendere che i luoghi da “abitare” hanno il loro significato, attraverso una liturgia curata e preparata, in quell’equilibrio sapiente tra celebrazioni comunitarie, Eucaristia, ascolto della Parola, adorazione personale e meditazione, preghiera che conservi e manifesti lo stupore e il senso del mistero. Forse dovremmo riappropriarci di luoghi fisici e spirituali che permettano alla liturgia stessa di “abitare” in maniera decorosa e significativa.
Iniziazione e
vita ecclesiale
Sono stati evidenziati alcuni aspetti fondamentali perché catechesi e liturgia entrino in dialogo costruttivo e formativo, armonico e rivelativo:
«Il tempo è superiore allo spazio (cfr. EG 222-225): abitare il tempo e prevenire le logiche di una religione di consumo.
L'unità prevale sul conflitto (cfr. EG 226-23d): la "comunione nelle differenze" tra convinzioni teoriche e convenzioni rituali, per maturare gesti comuni e preghiera condivisa.
La realtà è più importante dell'idea (cfr. EG 231-233): "istituiti" dalla forma, "istruiti" dai contenuti.
Il tutto è superiore alla parte (cfr. EG 234-237): fare simbolo per prendere parte al Mistero. E sentirsi “parte” più che spiegare “le parti” di una celebrazione». ((L. Della Pietra)
«La celebrazione rituale del mistero sacro stabilisce e rinsalda le condizioni cognitive e pratiche di una promettente relazione con Dio (incluso l’ascolto della Parola che genera sapienza e l’esperienza di prossimità che genera legami). È necessario recuperare il riconoscimento della centralità del rito, fino alla reimpostazione corretta del rapporto tra teologia e antropologia». (P. Sequeri)
Il nostro consenso al farsi incontro simbolico di Dio ha la forma della fede, dell’affidamento libero. Proprio per il fatto di essere intessuto di simboli (parole, gesti, oggetti, suoni, spazi…) il rito è il modo privilegiato con cui attuare in maniera simbolica l’apertura dell’uomo alla verità. Nel rito, simbolicamente, la Verità si manifesta offrendosi all’uomo e rendendo possibile il suo consenso; il rito è un momento sintetico in cui Rivelazione e fede si incontrano, l’una svelandosi e l’altra attuandosi.
Criteri
per l’azione catechistica
Quanto detto è decisivo anche per le pratiche pedagogico-educative cui siamo abituati, che partono dall'idea che prima le cose dobbiamo saperle, dobbiamo capirle, poi le possiamo fare. Un esempio è la catechesi ai sacramenti: non si arriva semplicemente al sacramento, ma dal sacramento si parte. Prima lo si celebra e poi lo si capisce. La liturgia è per natura iniziatica: essa lega in una stessa azione riti, parole, gesti. Rende possibile esperienze di grazia e di gioia. Per essa, Dio si fa intimo nel cuore. Non vi può essere catechesi senza questa esperienza fondatrice della liturgia. Dai sacramenti, e dalla liturgia in generale, la catechesi apprende un agire rivelativo di Dio che passa attraverso la forza simbolica della materia ripresentata nel rito. Non si "apprende" quindi Cristo solamente attraverso un insegnamento, verbale o scritto, oppure attraverso la testimonianza, ma anche attraverso la forza simbolica e iniziatica dei riti della liturgia. Ben vengano pertanto tutte quelle sperimentazioni di catechesi che sono pensate a partire dalla dimensione simbolico-rituale e che pongono al centro l'evento sacramentale come evento rivelativo.
«L'atto catechistico non è nell'ordine della "dottrina", quasi una piccola summa della teologia. La necessaria competenza teologica del catechista è in ordine alla comprensione e alla scelta di precisi modelli teologici in vista dell'assunzione della visione di Dio, della visione di uomo, della visione di Chiesa, della visione di salvezza.
L'atto catechistico non è nell'ordine della pedagogia e della didattica. La necessaria competenza pedagogica e didattica del catechista è in ordine alla comprensione e scelta di precisi modelli pedagogici e didattici da assumere in vista della comunicazione della fede. Bisogna poi distinguere nettamente i simboli da tutta quella "ricca" e insipiente ricerca e costruzione di "segni", molto presente negli itinerari catechistici e liturgici. Questi ultimi sono la morte dei simboli e abitano solo l'effimero emotivo». (C. Torcivia)
Criteri
per l’azione liturgica
L'azione rituale condivisa crea unità e senso di appartenenza. La liturgia è il "luogo" offerto perché tutti convergano e si riconoscano parte della Chiesa: non si devono creare spazi delimitati e alternativi che non siano destinati a sfociare nella "grande comunità". È decisivo che la comunità intera maturi la capacità di compiere "sinceramente" i gesti liturgici della fede, e con i più "piccoli nella fede", rispettando la loro capacità di credere e i loro limiti. La liturgia è azione della Chiesa: introdurre anche i bambini alla liturgia significa introdurre alla Chiesa che celebra.
I gesti liturgici non sono "strumenti” per esprimere la fede, ma anzitutto sono la sua "forma ecclesiale", che viene trasmessa perché "prenda forma" il nostro essere credenti. Nella liturgia, attraverso l'agire simbolico- rituale, non si parla di Dio, ma si parla (o meglio, si risponde) a Dio. Vi sono altre forme di linguaggio simbolico-rituale della fede (vedi l'ambito della religiosità popolare, della ritualità familiare...), ma quella liturgica è la forma istituzionale e istitutiva della fede celebrata». (L. Girardi)
Nel rinnovamento dell’iniziazione cristiana, nel dialogo in divenire tra catechesi e liturgia, nella fatica di “ricollocarsi” nel contesto socio-storico odierno, ci sono potenzialità da rendere feconde, diversità da riconoscere e armonizzare, c’è una vigilanza da tenere attiva per rimanere fedeli al vangelo e per non perdere le dimensioni del mistero e del sacro nell’orizzonte simbolico-rituale della rivelazione-fede.
Anna Maria Gellini