F.G.
La realtà oltre la propaganda
2017/6, p. 18
Difficile fare delle ipotesi per rispondere a cosa si potrebbe fare. Purtroppo la più realistica è quella che vede il perdurare dell’attuale realtà e quindi l’incancrenirsi di una situazione, con poche speranze d’uscita.

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Testimoni
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La situazione attuale del Burundi
LA REALTÀ
OLTRE LA PROPAGANDA
Difficile fare delle ipotesi per rispondere a cosa si potrebbe fare. Purtroppo la più realistica è quella che vede il perdurare dell’attuale realtà e quindi l’incancrenirsi di una situazione, con poche speranze d’uscita.
Chi si reca in Burundi per una visita e attraversa il paese senza troppa attenzione o ascolta quello che viene detto alla televisione nazionale (altre emittenti non ne esistono più), potrebbe credere che la vita del Paese proceda regolarmente, che la gente viva serena e che i problemi atavici di questo paese siano ormai passati. Questo perché il governo del Paese fa di tutto per farlo credere e mistifica la realtà nascondendo la verità.
Secondo la TV
tutto va bene
Per la Tv nazionale non ci sono problemi e i telegiornali locali sono la noiosa documentazione delle visite che il Presidente e i vicepresidenti, il Presidente della assemblea nazionale fanno nelle province e nei comuni. Durante tali uscite, essi raccolgono l’applauso della gente, raccomandano la vigilanza e la sicurezza nazionale. Secondo la Tv nazionale i raccolti dell’annata sono stati ottimi, la gente lavora per il progresso del Paese, costruisce scuole e dispensari …insomma il Paese è un cantiere in febbrile crescita e progresso. Guai a quei giornalisti (ne sono rimasti davvero pochi!) che parlano della realtà o a chi osa documentare, per esempio, le lunghe file di macchine e di autobus che attendono la benzina o il gasolio, oppure a chi afferma che ci sono regioni dove si fa la fame, oppure che ci sono persone che scompaiono. In Burundi tutto procede per il meglio sotto la guida del Partito al governo CNDD-FDD.
Ma la realtà
è diversa
Ahimè la realtà è ben differente! Chi afferma il contrario sono quei burundesi che sono fuggiti all’estero per salvarsi la pelle e che complottano contro il Paese e la sua sicurezza e non esitano a sporcarne l’immagine. In realtà basta parlare in libertà con chi si incontra per rendersi conto del contrario. Il clima che caratterizza il momento presente è la paura e anche il terrore. La gente vive in una crescente insicurezza. Da due anni a questa parte (dalla terza candidatura del Presidente della Repubblica) continuano gli arresti indiscriminati degli oppositori, ci sono persone che scompaiono, altre che, torturate e uccise, vengono abbandonate lungo la strada. Basta che qualcuno pensi differentemente dal Partito al potere per diventare il bersaglio della polizia e, ancora peggio, dei cosiddetti Imbonerakure, la gioventù del partito che è più potente della stessa polizia. Delle donne raccontavano, accorate, che in certi quartieri della Capitale oggi non è possibile per una ragazza andare tranquillamente per la sua strada: può essere presa proprio dai giovani del partito che - in tutta impunità - si vantano di metterle incinte per moltiplicare … gli aderenti al partito!
Insicurezza, paura
e gravi problemi economici
Il clima di insicurezza e di paura che regna nel Paese si aggiunge ai già pesanti problemi economici, dovuti fra l’altro alle sanzioni imposte al governo dai paesi democratici, tant’è vero che il governo non sa più che fare per raccogliere soldi. Ha imposto delle tasse su tutto, anche là dove finora non s’era mai pensato, sui terreni, sulle case e su ogni attività, sugli ambulanti e sulle biciclette; si rinnovano le carte d’identità, le patenti di guida, i passaporti, si cambiano la targhe delle macchine… tutti pretesti per far cassa. Le persone private sono sottoposte a continue pesanti richieste di denaro per opere che non si faranno mai, in modo ripetitivo senza alcuna ricevuta e senza sapere dove quel denaro vada a finire. Ogni possibile cespite d’entrata è preso in considerazione per cercare di raccogliere del denaro per le spese pubbliche e del partito. Si sa infatti non ha denaro forte per pagare i carburanti e questo fa crescere il costo dei trasporti e dei prodotti più elementari e quindi il costo della vita, senza nulla dire delle infinite code cui sono costretti gli autisti per approvvigionarsi del poco carburante sul mercato … Tutto questo sulle spalle di una popolazione che già soffre per l’inclemenza del tempo, le piogge irregolari e la conseguente carestia. Si aggiunga a questo generale disagio, il malcontento della popolazione universitaria che non ha più la borsa di studio, finora offerta gratuitamente dallo Stato, ma che ora dovrà pensare a rimborsarla alla fine degli studi. Quest’ultimo provvedimento ha scatenato manifestazioni pubbliche di protesta, arresto di studenti, fuga di coloro che hanno potuto fuggire e sono andati ad ingrossare le file dei profughi burundesi in Tanzania, Rwanda e Repubblica democratica del Congo.
Un clima di rassegnazione
anche nella Chiesa
Anche la gerarchia ecclesiastica cattolica e il clero danno l’impressione d’essere scoraggiati o, meglio, rassegnati all’ineluttabilità della situazione. Si continua a lavorare, la vita delle parrocchie prosegue, ma la rassegnazione della gente, impotente davanti a un regime che è sempre più dittatoriale, spegne anche l’entusiasmo pastorale dei preti che non possono che condividere la sofferenza della popolazione che è presa da altre preoccupazioni più urgenti e cogenti di quelle della religione. La gerarchia cattolica, che pure in questi ultimi anni non ha mancato di parlare coraggiosamente denunciando le derive dittatoriali del Partito e del Presidente, ora è consapevole della delicatezza del momento e … fa silenzio, un silenzio però molto pesante che lascia i fedeli senza indicazioni di percorso. Tutti sanno che anche i vescovi non sono contenti di come la gente è trattata e partecipano della comune sofferenza. Qualche voce tra il clero lo scorso venerdì santo ha osato denunciare apertamente i responsabili dell’attuale situazione, offrendo, senza volerlo, un pretesto a chi ha tutto l’interesse di presentare la chiesa come un potere antigovernativo e quindi antipopolare. La scorsa domenica delle Palme è stato sequestrato un prete per la cui liberazione si è chiesto un riscatto di parecchi milioni: un avvertimento al clero? C’è chi lo afferma senza ombra di dubbio. Chi l’ha sequestrato? quale motivo? Domande che non hanno per ora alcuna risposta e che permettono di formulare ogni ipotesi anche le più funeste. Il prete in questione, l’abbé Adolphe Nathondereye, dopo qualche settimana è stato liberato, si dice, dietro il pagamento di un riscatto, ma anche perché la banda dei rapitori non poteva più gestirne la prigionia, dovendolo trasportare sulle spalle dato che il prete non era più in condizione di camminare, e di fatto pochi giorni dopo la liberazione è morto per gli stenti e la fatica del sequestro.
All’interno la situazione
è un po’ migliore
Per riassumere in poche parole: paura, scoraggiamento, blocco o paralisi del Paese. Per onestà e completezza, va detto che questa situazione si riferisce soprattutto alla capitale Bujumbura, mentre la situazione è meno preoccupante all’interno del Paese, per quanto anche nelle città capoluogo di provincia la situazione assomigli molto a quella della capitale. Che cosa si può sperare e quale potrebbe essere il futuro? È molto difficile dirlo, anche se è lecito fare qualche ipotesi almeno a livello di riflessione. La peggiore ipotesi è che il peso e la fatica di questa situazione porti la gente a ribellarsi e faccia scoppiare una rivolta che, evidentemente, sarebbe soffocata nel sangue. Al lato opposto potrebbe succedere che si apra un dialogo tra governo e opposizione: tutti lo auspicano, ma sembra molto difficile organizzare un dialogo con chi … non vuol dialogare e da parte di chi dichiara che l’opposizione, peraltro frammentata e senza leader di valore, è responsabile del colpo di stato di due anni fa. Lo si è visto anche in occasione del recente ultimo tentativo del mediatore, Benjamin Mkapa, ex presidente della Tanzania, ad Arusha il 6 aprile scorso. Tra mezzo c’è l’ipotesi, purtroppo più realistica, che vede il perdurare dell’attuale situazione e quindi l’incancrenirsi della situazione con poche speranze d’uscita. Il gen. Godefroid Ntahombaye, ideatore del colpo di stato abortito del maggio 2015, afferma in un’intervista alla rivista Jeune Afrique del 13 maggio 2017, che l’opposizione si sta preparando per agire e liberare il Burundi da questa dittatura. Ma a quel prezzo e con quale speranza? Chi vivrà vedrà.
Di certo è una cosa che fa soffrire vedere una situazione che non riesce a rimettersi sui giusti binari e che fa presagire una continuazione della sofferenza di tanta gente. Vedere delle madri di famiglia che ti raccontano le loro difficoltà senza speranza per sé e per le loro famiglie, rivela tutta la carica di sofferenza che si è abbattuta e che perdura in questo piccolo Paese.
Dal nostro corrispondente
(Bujumbura, 14 maggio 2017)