Ballan Romeo
150 anni di storia: dagli inizi ad oggi
2017/6, p. 6
Nella storia dell’istituto comboniano, come scrive il Notiziario mensile Familia Comboniana dello scorso mese di aprile in un inserto, a firma di Romeo Ballan, vi sono quattro avvenimenti strettamente legati tra di loro: la divisione (1923), la riunificazione e la nuova Regola di vita (1979), la canonizzazione di Comboni. La divisione è stata certamente una dolorosa ferita quando nel 1923 avvenne la spaccatura dell’Istituto in due Congregazioni separate e autonome. «La data – scrive il Notiziario – ha il valore di uno spartiacque, una linea di confine fra un prima e un dopo nel cammino verso la riunificazione che culminò nel 1979».

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150 anni di storia: dagli inizi ad oggi.
Nella storia dell’istituto comboniano, come scrive il Notiziario mensile Familia Comboniana dello scorso mese di aprile in un inserto, a firma di Romeo Ballan, vi sono quattro avvenimenti strettamente legati tra di loro: la divisione (1923), la riunificazione e la nuova Regola di vita (1979), la canonizzazione di Comboni.
La divisione è stata certamente una dolorosa ferita quando nel 1923 avvenne la spaccatura dell’Istituto in due Congregazioni separate e autonome. «La data – scrive il Notiziario – ha il valore di uno spartiacque, una linea di confine fra un prima e un dopo nel cammino verso la riunificazione che culminò nel 1979».
Il fatto del 1923 – scrive Romeo Ballan – aveva degli antecedenti che possono in parte spiegarlo ma non giustificarlo. Fin dagli inizi della missione dell’Africa centrale, prima, durante e dopo mons. Comboni, i missionari provenienti dall’Europa centrale (Austria, Germania, Slovenia, ecc.) furono consistenti in termini numerici, economici e metodologici, e non sempre i due gruppi di missionari, gli italiani e gli austro-tedeschi riuscirono ad avere armonia e integrazione, sia a Verona (luogo della fondazione dell’Istituto) sia in Egitto e Sudan.
Da quel momento le vicende si complicano e le tensioni si aggravano finché si arriva al decreto di Propagando Fide del 27 luglio 1923: «Con riluttanza – scrive Familia Comboniana – Propaganda Fide pubblicò il decreto “Sodales Instituti Veronensis” sulla divisione dell’Istituto dei FSCJ in due Congregazioni indipendenti, entrambe di diritto pontificio e dipendenti da Propaganda Fide: i FSCJ per gli italiani, con sede a Verona, e i MFSC (Missionari Figli del Sacro Cuore) per gli austro-tedeschi, con la possibilità di optare per l’una o per l’altra Congregazione. Propaganda nominò p. Lehr superiore generale dei MFSC, con l’incarico di preparare un Capitolo (1926). Il Papa creò la nuova Prefettura apostolica di Lydenburg (Sudafrica), affidata ai MFSC».
Analizzando quei fatti, p. Romeo Ballan, scrive: «Fu “divisione” più che “separazione”. Nel passato, il fatto del 1923 fu chiamato “separazione” (Trennung); oggi si parla di “divisione” (Teilung), perché ha una connotazione di parità. La parola separazione porterebbe a pensare all’allontanamento di una parte e quindi di un ritorno a casa; mentre la riunificazione del 1979 fu molto più che un re-incontro di due istituti che, alla pari, decisero di iniziare un nuovo cammino insieme. Per cui ecco il significato pieno di un nuovo nome (MCCJ) e di una nuova Regola di Vita».
«La divisione – commentano i padri F. Pierli e T. Agostoni, superiori generali emeriti – fu una profonda ferita. La fedeltà al Fondatore e alle opzioni principali dei Capitoli generali costituisce una garanzia di fecondità. Per questo, ritengono, omettere o agire contro decisioni capitolari importanti vuol dire esporsi ad avventure pericolose. È ciò che accadde ai Comboniani dopo il 1919».
La via della riunificazione fu piuttosto laboriosa e fu opera di ben cinque Capitoli generali tra il 1967 e il 1979. Si giunse così al Capitolo generale congiunto che iniziò con il decreto di riunificazione da parte di Propaganda Fide il 22 giugno 1979, festa del Sacro Cuore. Il Capitolo preparò la nuova Regola di Vita (Costituzioni e Direttorio Generale), approvò il nome del nuovo Istituto, Missionari Comboniani del Cuore di Gesù (MCCJ) ed elesse un unico Superiore generale e Consiglio generale. Dopo 56 anni di separazione si era giunti alla tanto desiderata unità. Da parte della Santa Sede, la riunificazione aprì la strada alla glorificazione di Comboni, Beato (1996) e Santo (2003).
Romeo Ballan conclude con quattro considerazioni:
La “peste contagiosa” del nazionalismo. La divisione mise in evidenza le conseguenze funeste di ogni tipo di contrapposizione derivante da pregiudizi razziali, nazionalismi, complessi di superiorità o inferiorità... Tutti questi sentimenti contaminano le relazioni e pregiudicano la fede e la missione. A ragione Benedetto XV, nell’enciclica missionaria Maximum illud (30° novembre 1919), richiamò con forza l’attenzione dei missionari sui nazionalismi, “la peste più contagiosa per la vita di un apostolo” (apostolatus pestis teterrima). Comboni affermava che “l’Opera deve essere cattolica, non spagnola, francese, tedesca o italiana”. Sul suo esempio, a dodici anni dalla fondazione, l’Istituto aveva già membri di dodici nazionalità e tre continenti.
Riunificazione, compito di molti. Da tutto il processo di divisione-riunificazione appare chiaro che mentre la prima fu opera di un piccolo gruppo di superiori di Verona, la riunificazione è il risultato di un lungo cammino che ha coinvolto molti comboniani dei due gruppi: persone, gruppi, istituzioni, Capitoli...
Regola di Vita. Frutto rilevante della riunificazione è la nostra Regola di Vita, con il nuovo nome MCCJ (Missionari Comboniani del Cuore di Gesù) che apprezziamo come dono del Cuore di Gesù e di Comboni. Ognuno ha fatto il proprio cammino di assimilazione della RV e continua a seguirla come una fonte di ispirazione nel cammino di continua identificazione con Cristo e nel servizio missionario.
Unità dinamica. L’unità non è un valore statico, un fatto giuridico legato al passato; è una pianta che, per crescere e svilupparsi, ha bisogno di essere nutrita ogni giorno, come l’amore, con nuove motivazioni. È un compito che non finisce mai, aperto a sfide sempre più grandi. Solo così, una volta superata la divisione con un’unità dinamica, potrà prorompere il grido di Sant’Agostino: “Felice colpa” con il canto del suo maestro Sant’Ambrogio: “Felice la distruzione, se la ricostruzione renderà più bello l’edificio!”.
«Gli inizi della Congregazione furono umili, scrive da parte sua Antonio Carlos, direttore della rivista comboniana delle Filippine World Mission (aprile-maggio 2017) presentando un numero sui 150 anni di fondazione. Alla fine del 19° secolo contava solo 6 sacerdoti, fratelli e seminaristi. Oggi (febbraio 2017), comprende 1.529 missionari sparsi in quattro continenti: America, Africa, Asia ed Europa.
Un tempo, la maggioranza dei missionari comboniani proveniva dall’emisfero occidentale, soprattutto dall’Italia. Oggi il panorama dell’appartenenza è notevolmente cambiato. Fatto sorprendente, le fonti delle nuove e numerose vocazioni sono paesi come la Repubblica democratica del Congo, il Togo e l’Uganda.
Questa nuova “geografia vocazionale” ha pervaso la nostra leadership con 12 province su 13 che hanno come superiori africani, compreso l’attuale superiore generale, p. Tesfaye Gebresilasie, proveniente dall’Etiopia, eletto nel Capitolo generale del 2015.
Questo sviluppo – prosegue Antonio Carlos – è visto come il risultato dell’opzione carismatica per l’Africa del nostro Fondatore e della sua generosa dedizione al continente. Significa che Comboni ha esteso le radici in terra africana con dei giovani attirati dal suo esempio di vita e di amore a Dio e alla missione...
La nostra storia è segnata in modo significativo dalla corona del martirio dei nostri 25 martiri – sacerdoti, fratelli e suore – che hanno versato il loro sangue nel servire il Vangelo e la gente in ambienti pericolosi».