Tra sfide e opportunità
2017/5, p. 31
Progressi rilevanti della scienza medica e della tecnologia,
cambiamenti socio-culturali, religiosi ed etici, visioni
contraddittorie del vivere e del morire, eccessiva
burocratizzazione del sistema sanitario, hanno trasformato
“il mondo della salute in uno dei crocevia più importanti
e complessi della società”1 contemporanea.
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Testimoni
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Orientamenti per il mondo della salute
Tra sfide
e opportunità
Progressi rilevanti della scienza medica e della tecnologia, cambiamenti socio-culturali, religiosi ed etici, visioni contraddittorie del vivere e del morire, eccessiva burocratizzazione del sistema sanitario, hanno trasformato “il mondo della salute in uno dei crocevia più importanti e complessi della società” contemporanea.
Il Segretariato per il Ministero della Provincia italiana dei religiosi Camilliani offre alla Chiesa e in particolare a sacerdoti, religiose/i e laici impegnati nella pastorale sanitaria, gli Orientamenti per dire il Vangelo oggi nel mondo della salute, per dare uno specifico contributo perché le trasformazioni in atto nel mondo della sanità promuovano un vero progresso, nel rispetto della dignità dell'uomo e di una visione autenticamente umana e cristiana della vita.
Nel mondo della sanità, caratterizzato oggi da luci e ombre, da slanci solidali e da contraddizioni, da interessi politici ed economici, da processi di disumanizzazione, è necessario integrare in armonia la bellezza e la fragilità di ogni vita umana. Per questo la Chiesa e in particolare coloro che hanno una missione nel campo sanitario, sono chiamati a cogliere «l’opportunità di comunicare con fedeltà creativa il messaggio dell’amore redentivo di Cristo non solo ai sofferenti nel corpo e nello spirito, ma anche a quanti sono impegnati nella promozione della salute».
Confronto e dialogo
con la realtà
Nell’attuale contesto sanitario si sta allargando la «frattura tra vangelo e cultura» con processi spesso contrari alle forme messe in atto dalla Chiesa fin dai primi secoli della sua missione.
Il concetto di vita, di salute e di malattia, la presenza e il senso del dolore nella vita umana, il significato della morte, il valore e la qualità del servizio verso chi soffre, sono spesso dissociati, se non divergenti, dai valori spirituali e morali fondanti la visione cristiana del vivere e del morire.
Il notevole sviluppo della scienza negli ultimi decenni ha prodotto rilevanti trasformazioni culturali e sociali, modificando qualitativamente molti aspetti dell'esistenza, suscitando nuova speranza di concreti miglioramenti per la vita umana. Tuttavia, diversi settori della ricerca scientifica, della medicina, dei servizi sociali non sono esenti da problemi e disarmonie di natura antropologica, etica e religiosa.
«Scienza e tecnologia possono essere usate sia per uccidere che per salvare vite umane, sia per manipolare che per promuovere, sia per distruggere che per costruire». Queste contrapposte potenzialità segnano il mondo della salute in cui già sono presenti «le ambivalenze che caratterizzano la nostra cultura. All'apertura universalista e a un'accresciuta sensibilità per i diritti di tutti i cittadini, fa da contrasto un indebolimento della coscienza etica dell'esistenza, con conseguente perdita di senso del lavoro, della fedeltà, del sacrificio, della condivisione; l'affermazione del valore della vita, della dignità della persona, della salute, dell'accompagnamento dei pazienti, è spesso contraddetta dalla banalizzazione della nascita, dalla rimozione della morte, dalla riduzione della salute a sola vitalità fisica, dall'emarginazione di determinate categorie di malati. A slanci di grande generosità fanno da contrappeso comportamenti radicati in una mentalità soggettivistica e relativistica».
Con queste realtà gli operatori sanitari sono chiamati a entrare in dialogo e ad assumerne le sfide più significative. Come “ministri della vita” hanno il compito di «armonizzare la conoscenza delle nuove scienze, delle nuove dottrine e delle più recenti scoperte con la morale e il pensiero cristiano» perché ancora possa risuonare la parola di Gesù: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv10,10).
Accompagnamento
e annuncio
La pastorale sanitaria ha il suo fondamento nella missione di Gesù e nel suo mandato alla Chiesa di continuare la sua stessa missione. «Il ´Vangelo della carità´ ha saputo scrivere, in ogni epoca, pagine luminose di santità e di civiltà in mezzo alla nostra gente… è un'eredità che serve custodire, approfondire e rinnovare».
Eredità che oggi si concretizza nell’aiutare le persone a salvaguardare e promuovere il benessere fisico e psichico, a difendere la dignità della persona anche quando è resa fragile dalla malattia e dalla disabilità. Scuotere l’illusione di essere onnipotenti e invulnerabili, valorizzare gli spazi di cura per una migliore qualità di vita, ridare armonia all’unità psicofisica, alle relazioni interpersonali, ascoltare e accompagnare le domande che la malattia e la sofferenza provocano, sono tutti aspetti di un’unica missione chiamata a umanizzare i passaggi più difficili e a illuminarli con la parola del vangelo. Missione nel mondo della salute è sostenere la fiducia e la speranza del malato e della sua famiglia, di chi vive la sofferenza e la precarietà nella solitudine e nell’emarginazione; missione è unire intelligenza e amore per aiutare e incoraggiare a prendere decisioni responsabili, nel rispetto della «gradualità del cammino spirituale di ognuno e del difficile cammino da percorrere per fare delle esperienze negative della vita un’occasione di crescita umana e cristiana».
Al cuore della missione nel mondo della salute sta il malato, segnato da sofferenze fisiche e psichiche, colpito dalle più diverse infermità, vittima delle nuove malattie sociali, chiamato a vari livelli a modificare posizioni professionali, relazioni familiari e prima di tutto ad affrontare cambiamenti inevitabili – anche quando siano temporanei – di ritmi e modalità di vita, con conseguenti difficoltà fisiche, emotive, spirituali.
Animato da quella fede che riconosce in ogni situazione lo specifico contributo dell'evento di Cristo all'umanizzazione dell'uomo e alla difesa della sua dignità dalla nascita alla morte, ogni “ministro della vita” che svolga la sua missione nel mondo della salute, è capace di ascolto ed empatia, di silenzio e di parola, libero da «frasi fatte e luoghi comuni», testimone della cura di Dio, della sua presenza, della sua forza di guarigione e redenzione. E annuncia con la sua personale sollecitudine e cura che con la passione di Cristo, «la sofferenza umana è stata legata all’amore, a quell’amore che crea il bene ricavandolo anche dal male, ricavandolo per mezzo della sofferenza».
Liturgia
e sacramenti
Il servizio al malato ha uno dei suoi cardini nella liturgia e soprattutto nella celebrazione dei sacramenti: eucaristia, riconciliazione, unzione degli infermi. La comunione con Cristo nell’Eucaristia può diventare per il malato «fortezza nel dolore e nella debolezza, speranza nella disperazione, luogo di incontro e di festa».
Il sacramento della riconciliazione libera il malato dai peccati, lo aiuta ad unire le sue sofferenze alla passione di Cristo e fa memoria della sua costante misericordia e amorevole cura.
L’Unzione degli infermi «permette di toccare con mano la compassione di Dio per l’uomo. In passato veniva chiamato “Estrema unzione”, perché era inteso come conforto spirituale nell’imminenza della morte. Parlare invece di “Unzione degli infermi” ci aiuta ad allargare lo sguardo all’esperienza della malattia e della sofferenza, nell’orizzonte della misericordia di Dio. A rendersi presente nel Sacramento è lo stesso Signore Gesù, che ci prende per mano, ci accarezza come faceva con gli ammalati e ci ricorda che ormai gli apparteniamo e che nulla - neppure il male e la morte - potrà mai separarci da Lui».
Ogni volta che è possibile, è bene attuare la celebrazione del sacramento coinvolgendo le persone vicine al malato e la comunità; l’azione della grazia può apportare a tutti i presenti il conforto, la pace e il coraggio per superare le difficoltà e le sofferenze, aprendo a una consapevolezza nuova che la malattia e la morte non tolgono senso alla vita ma che il suo significato va cercato a un’altra profondità. Solo nell’incontro sacramentale con Colui che è il Vivente si diventa veramente vivi, come con fede cantava s. Agostino: «O Vita per cui vivono tutte le cose; Vita vivente che mi doni la vita, Vita che sei la mia vita… Vita per la quale sono risuscitato, senza la quale sono perduto; Vita per la quale godo, senza la quale sono tormentato. Vita vitale, dolce e amabile… O Vita vivente!»
Formazione
al servizio pastorale
La velocità dei processi di trasformazione, l’articolazione diversificata dei bisogni e il continuo mutamento delle esigenze, richiede un servizio pastorale in permanente cammino formativo e di aggiornamento, orientato alla dimensione etico-antropologica e alla specificità del servizio offerto, vissuto come professione e vocazione.
«La formazione al servizio pastorale nel mondo della salute è un processo che dovrebbe cominciare nel periodo di iniziazione alla vita consacrata e al sacerdozio e continuare durante tutto il percorso esistenziale, interessando tutte le dimensioni della persona, da quella corporea a quella intellettuale, da quella emotiva e sociale a quella spirituale».
Il servizio pastorale di sacerdoti, religiosi/e, laici impegnati nel mondo della salute non riguarda solo l’accompagnamento dei malati e dei loro familiari ma anche l’animazione cristiana e la formazione etica di quanti lavorano nei luoghi di assistenza e di cura. È pure importante stabilire rapporti di collaborazione e offrire adeguati percorsi formativi a chi opera nel settore del volontariato.
Nel rispetto della dimensione etica del servizio alla vita e alla salute, professionalità e competenza, dialogo e corresponsabilità, equità e giustizia, sono oggi più che mai importanti per rinnovare la missione, per generare alleanze positive in favore di una migliore qualità di vita per tutti, in un’autentica prospettiva evangelica che diventi parola di verità: anche «gli eventi negativi della vita – non esclusi la malattia e la morte – sono realtà redenta da Cristo e da lui assunta come mezzo di redenzione».
Nell’infondere elementi evangelici nel tessuto del mondo sanitario, aiutiamo a vivere in modo più umano la malattia e la salute, il dolore e la morte, aprendo alla speranza che non delude le aspirazioni più profonde del cuore umano.
Anna Maria Gellini