Intervista a mons. Hanke di Eichstätt:“MARIA MI GUIDA A CRISTO”
2017/5, p. 22
È stato chiesto al vescovo Gregor Maria Hanke della
diocesi tedesca di Eichstätt che posto occupa la
devozione a Maria e quale il suo significato nella sua vita
quotidiana di vescovo. Maria è per lui non solo la guida
che lo porta a Cristo, ma anche l’icona della Chiesa
carismatica.1
Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.
Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
Intervista a mons. Hanke di Eichstätt: “MARIA MI GUIDA A CRISTO”
È stato chiesto al vescovo Gregor Maria Hanke della diocesi tedesca di Eichstätt che posto occupa la devozione a Maria e quale il suo significato nella sua vita quotidiana di vescovo. Maria è per lui non solo la guida che lo porta a Cristo, ma anche l’icona della Chiesa carismatica.
Lei porta come secondo nome quello di Maria. Che ruolo ha Maria nella sua vita?
Maria, fin dalla mia nascita, ha per me un ruolo importante, tanto più che sono nato nell’Anno mariano 1954. Per questa ragione i miei genitori hanno unito il mio nome di battesimo, Franz, con il secondo nome di Maria. Nella mia famiglia si viveva una forte spiritualità mariana, soprattutto da parte di mia madre. Lei mi prendeva sempre con sé nei pellegrinaggi fin da quando ero bambino. Anche se evidentemente io allora non ne capivo il senso profondo, ne ero però sempre affascinato. Il più delle volte c’era sempre per me anche un piccolo regalo: per esempio, ricordo che mia madre durante un pellegrinaggio alla fine degli anni ‘50 mi ha regalato una statuetta della Madonna dentro una boccia con la neve, comprata in una bancherella di oggetti devozionali. Ma al di là di questi ricordi piuttosto umoristici della mia infanzia, il Rosario e le feste mariane costituivano una componente importate nella nostra vita famigliare.
E oggi come va? Che cosa le conferisce la Madonna nella sua vita quotidiana di vescovo?
Maria per me oggi è un simbolo della Chiesa. Quando io parlo con Maria, quando la prego, si tratta sempre di un dialogo con la Chiesa e con il presente. Maria è per me l’espressione profonda che la Chiesa deve essere radicata per terra e vivere nel presente. Maria è la donna che viene dal popolo, come dice un canto, colei che ha imparato a conoscere la dura vita della gente facendone l’esperienza. Per questo Maria deve far riferimento alla Chiesa e la Chiesa a Maria.
Se si guarda alla Germania e alla Chiesa di qui – diversamente da come lei la presenta – si ha a volte l’impressione che una pietà mariana vissuta sia piuttosto derisa e perfino guardata con disprezzo. Qual è la sua impressione?
Nella nostra diocesi, non ho questa impressione. Io trovo che proprio nei nostri santuari mariani viene coltivata una seria devozione alla Madonna, e una devozione che rimanda a Cristo. A me è stato insegnato fin da bambino: dove c’è Maria, c’è Cristo. Maria è la via umana che conduce a Cristo. Non è la via della riflessione teologica, nemmeno la via della mistica, ma quella della semplice fiducia umana. Mi rimetto nelle mani di una donna che è in grado di condividere molte cose della vita che io vivo. E so che Maria mi guida a Cristo. Questa è – per venire semplicemente al punto – la spiritualità mariana che io ho imparato fin da quando ero bambino.
Guardando ancora alla Germania, le chiedo un’altra cosa: crede che di fronte alla situazione della Chiesa di qui sia necessario rimettere più decisamente al centro la Madre di Dio?
Sì, posta così la domanda, ritengo che sia molto importante soprattutto in vista della dimensione carismatica della Chiesa. Oggi noi parliamo spesso di strutture e di programmi. Questi sono tuttavia dibattiti che ci rimandano alla costituzione ufficiale della Chiesa. La Madre di Dio, al contrario, ci richiama la sua dimensione carismatica - profetica. Maria ci ha portato Cristo, e questo portare Cristo è precisamente il dono della varietà dei carismi, della vitalità che abbiamo nella Chiesa e di cui abbiamo bisogno. Per questa ragione credo che una sana spiritualità mariana sia importante per una Chiesa viva e aperta. Soltanto in una Chiesa realmente aperta può trovare spazio l’elemento carismatico. Ciò tuttavia non può essere decretato dall’alto; questo elemento deve piuttosto derivare da un atteggiamento spirituale.
Non si ha forse l’impressione che questo atteggiamento qui da noi manchi? Del resto anche lei ha lamentato una mancanza di vita di preghiera e di gioia della fede in Germania....
La mia impressione è piuttosto che un vivo rapporto con Cristo sia pregiudicato dal fatto che sentiamo la fede come un carico pesante. Per fare un esempio: molta gente non concepisce più la fede come un motore, ma come un rimorchio da trascinare nella loro vita. Proprio per questo la fede per molta gente è gravosa e prima o poi sganciano il rimorchio, pensando di poter muoversi più agevolmente. Questa immagine negativa si può infrangere soltanto quando si crede che la fede è realmente un motore che imprime slancio alla vita e la muove in senso vero.
In che modo la Madre di Dio può far sì che la fede sia intesa come il motore della propria vita?
A me personalmente ha sempre aiutato considerare il cammino biblico percorso da Maria. Anche lei dovette imparare per prima cosa che significato aveva il bambino da lei concepito. Il messaggio ascoltato nel momento della concezione, lo ha accolto ma ha dovuto farlo crescere. In Maria – fin dalle nozze di Cana e quindi ai piedi della croce – possiamo costatare un processo di crescita nella fede. Questo mi infonde personalmente coraggio nel senso che anche il mio cammino avviene attraverso la crescita della fede. Non si tratta di portare un peso – Cristo vuole piuttosto che io cresca. Mi dà dei doni, crede in me, a volte si aspetta anche qualcosa da me. Tutto ciò in definitiva deve contribuire a sviluppare il vero essere umano. E da qui deriva anche questa gioia, il sapere: io sono portato, sono al sicuro.
Lei riesce sempre nella vita quotidiana a conservare la gioia?
No. Anch’io ho delle fasi in cui mi faccio trascinare in basso dalle mie fatiche quotidiane. A volte perdo anche la pazienza, così accumulo materia per la confessione. Poi tuttavia, – soprattutto quando vedo un’icona di Maria o nel nostro duomo di Eichstätt sto davanti alla meravigliosa Madonna sorridente penso di nuovo, “o uomo, tu sei portato! Sei in cammino con Cristo, come Maria era in cammino con Cristo”. Devo avere fiducia: egli è qui, mi sostiene e mi fa crescere.
Si sente sostenuto anche dal grande tesoro delle preghiere mariane. Qual è la sua preghiera preferita?
Siccome porto l’impronta della tradizione della chiesa orientale, mi piace molto l’inno Akatistos. Questa lode a Maria assomiglia alle nostre litanie lauretane e mi tocca sempre il cuore. Naturalmente anche le antifone mariane del Breviario. Quando prego la Liturgia delle ore nel mio episcopio, alla fine canto anche l’antifona mariana, alla compieta e a volte anche ai vespri.
Quest’anno si celebrano i 100 anni delle apparizioni della Madonna a Fatima. Che significato ha per lei personalmente questo luogo?
Ciò che è per me avvincente, riguardo a Fatima, è che Dio si è manifestato in questo luogo. I tre fanciulli hanno incontrato Maria e di conseguenza anche Cristo, e non in una grande città o in una celebre università, ma lontano da ogni civiltà. Ciò che mi affascina è che Dio attraverso Maria a Fatima si è reso così tangibile. Non c’è in definitiva nessun luogo lontano da Dio, nessun angolo lontano da lui sulla nostra terra. Dio può essere tangibile ovunque, può manifestarsi dappertutto in una molteplicità di segni. Anche nella nostra vita quotidiana ci sono continuamente degli incontri che ci portano a Cristo o che possono approfondire la nostra relazione con lui. In questi momenti facciamo delle esperienze simili a quelle dei fanciulli di Fatima. Per questo dono nella vita di tutti i giorni possiamo solo essere riconoscenti.
Steffen Zimmermann