Dall'Osto Antonio
Rapporto ONU: emergenza fame nel mondo
2017/4, p. 15
«Senza uno sforzo coordinato e globale la gente morirà di fame, e molti altri di epidemie». Stephen O’Brien, sottosegretario generale dell’Onu per gli aiuti umanitari, nel suo rapporto al Consiglio di Sicurezza, parlando dell’Africa, ha indicato nel Sud Sudan, Yemen, Somalia e Nigeria del Nord Est gli Stati nei quali l’emergenza-carestia è più grave. Ci troviamo di fronte, ha affermato, alla crisi umanitaria più grave dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Oltre 20 milioni di persone rischiano di morire di fame. Per far fronte a questa tragedia, ha aggiunto, serve un intervento immediato e massiccio «occorrono subito 4,4 miliardi di dollari».

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Rapporto ONU: EMERGENZA FAME NEL MONDO
«Senza uno sforzo coordinato e globale la gente morirà di fame, e molti altri di epidemie». Stephen O’Brien, sottosegretario generale dell’Onu per gli aiuti umanitari, nel suo rapporto al Consiglio di Sicurezza, parlando dell’Africa, ha indicato nel Sud Sudan, Yemen, Somalia e Nigeria del Nord Est gli Stati nei quali l’emergenza-carestia è più grave. Ci troviamo di fronte, ha affermato, alla crisi umanitaria più grave dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Oltre 20 milioni di persone rischiano di morire di fame. Per far fronte a questa tragedia, ha aggiunto, serve un intervento immediato e massiccio «occorrono subito 4,4 miliardi di dollari».
Oltre alla drammatica condizione del Sud Sudan, descritta nel messaggio pastorale dei vescovi di cui diamo notizia in questo numero di Testimoni (cf. pag. 12), un altro paese dove la situazione è più devastante è lo Yemen. Circa due terzi della popolazione, ha sottolineato O’Brien, «ha bisogno di aiuti», ossia «due milioni in più rispetto a gennaio». «Finora le parti in conflitto hanno negato un sostanziale accesso agli aiuti umanitari, che vengono politicizzati». Secondo le stime, durante il 2017 serviranno 2,1 miliardi di dollari per fornire «protezione e assistenza salva vita» a circa 12 milioni di yemeniti. Ma a tutt’oggi, solo il 6% di chi è nel bisogno ha ricevuto aiuti internazionali.
Lo Yemen è al centro di uno scontro tra i ribelli sciiti Houthi, sostenuti dall’Iran, e il governo, appoggiato dall’Arabia Saudita e da un coalizione di altri 8 paesi arabi. Il conflitto è scoppiato nel marzo 2015 e da allora non si è più fermato. Secondo l’Onu, nel dicembre 2016, 7.270 persone, per lo più civili, sono state uccise e altre 38.280 ferite.
Un altro paese africano indicato da O’Brien per la grave situazione in cui versa è la Nigeria. La tragedia colpisce soprattutto il nord-est del paese, a causa dei soprusi e delle violenze degli integralisti islamici Boko Haram: “Ho visto – ha detto – adulti incapaci di muovere anche un solo passo, ho visto bambini nascere e subito morire”. “Vi chiedo aiuto. Subito”, ha implorato.
Come è noto, la Nigeria da una decina d’anni è teatro dello scontro tra l’esercito e gli jihadisti di Boko Haram. Le cifre sono impressionanti: 20 mila morti, 2,6 milioni di sfollati, 75 mila bambini a rischio.
La Nigeria è considerata la “tigre dell’Africa”, ossia un paese con la più alta crescita soprattutto grazie al petrolio. Ma il nord est è devastato da anni dalla carestia. Le continue razzie di Boko Haram hanno bloccato l’agricoltura. Stando alle cifre disponibili, gli sfollati sono 2,5 milioni, di cui 1,4 dalla regione Borno del nord est. Circa 120 mila persone rischiano di morire di fame nei prossimi mesi, e 11 milioni soffrono di carenze alimentari.
Tragica è anche la situazione in Somalia, dove è stato dichiarato lo stato di calamità. Il paese è costretto ad affrontare la terza emergenza alimentare in 25 anni. Alla debolezza endemica si è aggiunto nel corso degli anni il flagello degli al-Shabab. Le persone bisognose di protezione e di assistenza umanitaria sono 6,2 milioni. Fra di esse, 2,9 milioni sono a rischio di fame. Si calcola che un milione di bambini sotto i cinque anni potrebbe soffrire durante quest’anno di uno stato di malnutrizione acuta. «Ho visto, ha raccontato O’Brien, donne e bambini in cammino da settimane in cerca di acqua e di cibo, hanno perso il bestiame e le sorgenti sono prosciugate. Sono donne, uomini, ragazze, ragazzi che hanno perduto tutto e si stanno dirigendo verso i centri urbani».
Ma non è solo l’Africa a essere colpita dal flagello della fame. Oggi il problema è una emergenza a dimensioni mondiali. Come si legge nel Programma alimentare mondiale della FAO 2017, attualmente nel mondo a soffrire la fame sono 795 milioni di persone. Circa una persona su nove non ha abbastanza cibo per condurre una vita sana e attiva. Le principali cause sono i disastri naturali, i conflitti, la povertà endemica, l’assoluta scarsità di infrastrutture per l’agricoltura e lo sfruttamento eccessivo dell’ambiente.
La fame, sottolinea la FAO, non significa solamente mancanza reale di cibo, ma si manifesta anche in forme più nascoste. La mancanza di micronutrienti, ad esempio, espone le persone a contrarre più facilmente le malattie infettive, impedisce un adeguato sviluppo fisico e mentale, riduce la produttività nel lavoro e aumenta il rischio di morte prematura.
Non sono solo gli individui a esserne colpiti, ma la fame mina anche le potenzialità economiche dei Paesi in via di sviluppo. Gli economisti stimano che ogni bambino il cui sviluppo mentale e fisico sia compromesso dalla fame e dalla denutrizione ha minori capacità di produrre reddito nel corso della sua vita.
Coloro che soffrono la fame nel mondo, secondo le recenti statistiche della FAO, sono attualmente 795 milioni, di cui il 98% vive nei Paesi in via di sviluppo. La distribuzione nei continenti è la seguente: 511,7 milioni in Asia; 232,5 milioni in Africa; 34,3 milioni in America Latina e Caraibi; 14,7 milioni nei Paesi sviluppati.
Sempre secondo la FAO, un bambino su sette, nato in Paesi poveri dove la fame è diffusa, morirà prima di raggiungere i cinque anni. Più di due miliardi di persone hanno un’alimentazione carente. La maggior parte dei bambini soffrono di mancanza di cibo adeguato e di nutrimenti essenziali, sono in stato di debolezza, sottopeso e vulnerabili. Sono ad alto rischio di malattie infettive: diarrea, malattie respiratorie acute, malaria e morbillo. L’organizzazione dell’ONU conferma che la fame cronica continua ad uccidere milioni di persone ogni anno, e tra queste persone troppi bambini.
Antonio Dall’Osto