Gellini Anna Maria
Spiritualità monastica e vita della Chiesa
2017/3, p. 46
Luigi Gioia, monaco benedettino e docente di ecclesiologia e teologia al Pontificio Ateneo s.Anselmo di Roma, ha analizzato con notevole realismo vari aspetti del monachesimo, letti come colonne portanti della vita ecclesiale: l’evangelizzazione, l’agire cristiano, il celibato e la castità, la leadership, la sofferenza e la prova, la vita spirituale e l’esperienza di Dio, la riforma delle strutture e l’attività teologica.

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NOVITà LIBRARIA
spiritualità monastica
e vita della chiesa
Luigi Gioia, monaco benedettino e docente di ecclesiologia e teologia al Pontificio Ateneo s.Anselmo di Roma, ha analizzato con notevole realismo vari aspetti del monachesimo, letti come colonne portanti della vita ecclesiale: l’evangelizzazione, l’agire cristiano, il celibato e la castità, la leadership, la sofferenza e la prova, la vita spirituale e l’esperienza di Dio, la riforma delle strutture e l’attività teologica.
Ascesi monastica
e cristiana
Conoscenza di sé, perdono e aiuto reciproco stanno alla base di ogni cammino di ascesi, orientato all’esperienza di Dio. La conoscenza di sé presuppone il riconoscimento del proprio peccato, l'umiltà, la povertà in spirito, la consapevolezza di «ciò che abbiamo nel cuore» (Dt 8,2). Perché questo avvenga, entra a far parte dell’ascesi monastica e cristiana, l’esperienza del deserto. «Il deserto è il luogo nel quale impariamo cosa voglia dire essere veramente figli di Dio, è il luogo nel quale impariamo a dire con verità il Padre nostro». Il deserto è il luogo al quale Gesù costantemente ritorna nel corso della sua missione, luogo solitario per pregare, perché questo deserto, divenuto interiore, deve essere costantemente rigenerato. Al cristiano non è risparmiata l'esperienza del deserto imposta dalle circostanze della vita: prove, fallimenti, fatiche e fragilità… Sono i momenti nei quali sperimentiamo l'impotenza e possiamo solo attendere che la salvezza venga dal Signore, e spesso scopriamo che questi sono stati i periodi più fecondi nella nostra vita.
La fondamentale ragione della crisi che il monachesimo e il cristianesimo attraversano in questo momento è che non solo i cristiani, ma anche i monaci e le monache hanno cessato di essere uomini e donne di preghiera. Senza ricondurre ogni cosa a Dio, si impoverisce il terreno della vita interiore lasciando più facilmente spazio al risentimento, alla vendetta, alla gelosia, all'odio, tutte espressioni del rifiuto di riconoscere la nostra solidarietà con l'altro: «non voglio più considerare l'altro come mio fratello, ma lo riduco al male che mi ha fatto» e non sono più capace di perdono. Il perdono può prosperare solo in una comunità di fratelli e sorelle che si impegnano a vivere nella solidarietà e nella responsabilità condivisa, nella quale i rapporti non sono guidati dall'istinto né dalla concorrenza, ma dove il bene dell'altro diventa anche il mio bene. Il perdono può fiorire solo dove vi è dialogo e aiuto reciproco.
Ecclesialità
e comunione
Il parametro di verifica del carisma di ogni ordine è prima di tutto il suo inserimento ecclesiale, non solo a livello universale, ma prima di tutto nella Chiesa locale. Nel Credo confessiamo che la Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica. E in un certo senso ogni comunità per essere veramente Chiesa, per essere segno della Chiesa, deve essere anch'essa cattolica cioè «universale», «aperta al tutto», «aperta a tutti».
Nessun gruppo funziona se non vi è fiducia reciproca. Se non vi è la possibilità di uno scambio autentico e onesto, perché non c'è fiducia reciproca e nessuno si espone, allora nessuno si impegna, nessuno investe davvero nel progetto comune. Abbiamo oggi bisogno di leader capaci di attivare una responsabilità condivisa, di lasciare spazio agli altri, di promuovere i doni di tutti.
Conversione pastorale
e missionaria
L'oggetto principale del discernimento, della purificazione e della riforma alla quale siamo invitati è la conversione pastorale e missionaria: la Chiesa diventa capace di evangelizzare quando si lascia essa stessa evangelizzare; diventa capace di pastorale, di pascere il gregge, quando essa stessa si lascia portare sulle spalle dall'unico e solo Pastore. Gesù dà ai suoi discepoli il mandato missionario subito prima della sua ascensione: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,18ss). Ma spesso dimentichiamo la conclusione di questo versetto: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Fino a che non hanno scoperto «Gesù con loro» gli apostoli sono rimasti chiusi, impauriti, paralizzati in una stanza; solo dopo che hanno scoperto la risurrezione, cioè «Gesù con loro», hanno ricevuto la libertà, l'audacia, la gioia per andare, sono potuti diventare annunciatori del vangelo!
«Una teologia sapienziale ispirata al monachesimo ristabilisce il legame vitale tra la teologia e la Chiesa intesa come comunità creata dalla parola di Dio e dal suo amore e generata dalla sua pazienza. Questa comunità vive dell'alleanza con Dio ed è composta da persone in cammino nello svolgersi della storia di questo mondo con la missione di abbracciare l'umanità intera. Come Dio prende sul serio questo processo, come egli pazientemente attende che la storia si dispieghi, così invita anche i cristiani a un'accettazione profonda della loro umanità, a impegnarsi pienamente nella storia, a non temere la secolarità e a dedicarsi pienamente alla solidarietà, all'ospitalità e al dialogo».
Anna Maria Gellini