Brevi dal mondo
2017/3, p. 37
Bolivia, Bose, Roma
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Testimoni
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BOLIVIA
Uccisa una volontaria polacca
Helena Kmieć, volontaria polacca di 25 anni, era una giovane molto felice. Desiderava servire gli altri, per questo l’8 gennaio scorso, insieme a un’amica, era partita per Cochabamba (Bolivia) come volontaria nella Missione dei Padri Salvatoriani. Il suo compito consisteva nell’aiutare le Suore Ancelle dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria nella gestione del nuovo orfanotrofio.
Pochi giorni dopo è stata uccisa durante un tragico tentativo di rapina ai danni della struttura in cui da sole due settimane aveva iniziato la sua esperienza.
Quando è partita, aveva da poco terminato gli studi in ingegneria. Molto attiva nella Chiesa, aveva partecipato a iniziative di evangelizzazione nelle stazioni ferroviarie, aveva avuto un ruolo nella preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù nella sua città, per poi dedicarsi ai gruppi di volontariato in Africa.
L’estate scorsa, era a Cracovia tra i volontari della Gmg. Giovane studentessa, attivissima nel gruppo giovanile legato ai Missionari salvatoriani, a quell’appuntamento non poteva certo mancare. Nella Veglia al Campus Misericordiae aveva certamente ascoltato papa Francesco sferzare la sua generazione con le parole sulla «divano-felicità» e le aveva fatte proprie: per lei non si poteva davvero essere giovani e rimanere sdraiati su un divano chiudendo gli occhi sul mondo. E proprio in quei giorni, a Cracovia, aveva incontrato anche le suore di Dębica e sentito parlare del loro orfanotrofio a Cochabamba. Così, tornando a casa, aveva maturato l’idea che, conclusi gli studi di ingegneria chimica al Politecnico della Slesia, sarebbe andata per qualche mese là, al servizio dei bambini della Bolivia. Per periodi più brevi lo aveva già fatto anche in altre realtà in Romania, in Ungheria e nello Zambia.
Purtroppo la sua nuova esperienza si è tragicamente conclusa, per così dire, prima ancora di cominciare.
Padre Adam Ziolkowski, responsabile per i Salvatoriani dei progetti di volontariato missionario per giovani, ricorda Helena come «una persona che non lasciava cadere nessuna opportunità per fare del bene agli altri».
E mons. Krzysztof Białasik Wawrowska, vescovo di Oruro, in Bolivia, ha dichiarato: «Questa è una triste notizia, e non comprendiamo perché sia accaduto. Le ragazze erano arrivate da soli dieci giorni; nessuno ancora le conosceva: stavano appena incominciando a prendere contatto con la realtà del Paese. Io vivo qui da ormai 32 anni; la Bolivia è sempre stato considerato come il Paese più tranquillo della regione, anche se negli ultimi dieci anni questa situazione ha iniziato a cambiare. Spesso abbiamo parlato di questo, ricercandone le cause: cosa è successo in Bolivia, per cui adesso ci sono più aggressioni armate, furti, e per un cellulare si arriva a uccidere? È qualcosa di inaudito, di cui finora non si sentiva parlare».
BOSE
Dimissioni di Enzo Bianchi da priore
Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose (Biella) si è dimesso dalla carica di priore. Gli subentra fratel Luciano Manicardi.
Giunto ormai alla soglia dei 75 anni (è nato il 3 marzo 1943) Enzo Bianchi ha ritenuto opportuno compiere questo gesto che lui stesso ha voluto spiegare alla sua comunità. In un comunicato, in data 6 gennaio 2017, così scrive: «Si dice che i cervi … quando camminano nella loro mandria … appoggiano ciascuno il capo su quello di un altro. Solo uno, quello che precede, tiene alto senza sostegno il suo capo e non lo posa su quello di un altro. Ma quando chi porta il peso (qui pondus capitis in primatu portabat) è affaticato, lascia il primo posto e un altro gli succede.
Questo commento di Agostino al salmo 41 (42) è sempre stato da me meditato, e con queste parole iniziavo la lettera di dimissioni previste nel 2014, alla fine della visita fraterna iniziata a gennaio e terminata a maggio e dopo la revisione economica affidata a una competenza esterna alla comunità. I visitatori fraterni mi hanno chiesto di restare ancora, anche per portare a compimento lo Statuto della comunità, e così ho continuato a presiedere, ma avvertendo più volte i miei fratelli e le mie sorelle che erano gli ultimi mesi del mio servizio e assentandomi sovente, affinché potessero imparare a continuare a vivere senza la mia guida.
Nella storia di ogni nuova comunità monastica il passaggio di guida dal fondatore alla generazione seguente è un segno positivo di crescita e di maturità. Scrive l’Apostolo: “Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere” (1Cor 3,6). La vita continua, la fondazione è stata feconda e di questo ringraziamo il Signore, attendendo il suo giudizio alla fine della storia».
La scelta del suo successore è avvenuta il 26 gennaio scorso. A darne la notizia è stato lo stesso Enzo Bianchi in un comunicato agli “amici e ospiti” in cui scrive: «Oggi, nella festa dei santi abati di Cîteaux, i fratelli e le sorelle professi della comunità, riuniti per il consiglio generale annuale, hanno proceduto – alla presenza del garante esterno p. Michel Van Parys osb, già abate di Chevetogne – all’elezione del nuovo priore secondo quanto previsto dallo Statuto approvato dal vescovo di Biella Gabriele Mana. Ho la grande gioia di annunciarvi che è stato eletto fratel Luciano Manicardi. La comunità, in grande pace, ringrazia il Signore per la sua fedeltà e chiede a tutti voi di partecipare alla nostra gioia e alla nostra preghiera».
NOMINATO DA PAPA FRANCESCO
Nuovo Prelato dell’Opus Dei
Mons. Fernando Ocáriz è il nuovo prelato dell’Opus Dei. È il terzo successore di san Josemaría Escrivá alla guida della Prelatura, dopo la morte di Javier Echevarría lo scorso 12 dicembre. La nomina ha avuto luogo il 23 gennaio scorso ad opera di papa Francesco, il quale ha confermato l’elezione avvenuta nello stesso giorno durante il terzo Congresso elettorale. Ocáriz, informa l’agenzia AgenSIR del 24 gennaio 2017, fino al momento della nomina vicario ausiliare dell’Opus Dei, è nato a Parigi il 27 ottobre 1944. Laureato in Fisica presso l’Università di Barcellona (1966), ottenne la licenza in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense nel 1969 e il dottorato presso l’Università di Navarra nel 1971, anno in cui fu ordinato sacerdote. Nei suoi primi anni di sacerdozio si dedicò specialmente alla pastorale dei giovani e degli universitari. È consultore della Congregazione per la dottrina della fede (dal 1986), della Congregazione per il clero (dal 2003) e del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione (dal 2011). È membro della Pontificia accademia teologica dal 1989. Negli anni ’80 è stato uno dei docenti che diedero avvio alla Pontificia Università Santa Croce (a Roma), in cui è stato professore ordinario di Teologia fondamentale e dove ora è docente emerito.
Tra le sue pubblicazioni vi sono libri sulla cristologia come “The mystery of Jesus Christ: a Christology and Soteriology textbook” e “Hijos de Dios en Cristo. Introducción a una teología de la participación sobrenatural”. Altri suoi testi trattano temi di natura teologica e filosofica come “Amor a Dios, amor a los hombres” o “Natura, grazia e gloria”, che contiene anche una prefazione del cardinale Ratzinger. Nel 2013 è stata pubblicata un’ampia intervista a cura di Rafael Serrano con il titolo “La Chiesa, mondo riconciliato”. Tra le sue opere anche due studi di filosofia: “Il marxismo: teoria e pratica di una rivoluzione” e “Voltaire; Tratado sobre la tolerancia”.
Fu nominato vicario generale della Prelatura dell’Opus Dei il 23 aprile 1994 e vicario ausiliare nel dicembre 2014. Durante gli ultimi 22 anni ha accompagnato mons. Javier Echevarría nelle sue visite pastorali in più di 70 nazioni. Negli anni 60, mentre stava studiando teologia, ha vissuto con san Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei. Sin da giovane è appassionato di tennis, uno sport che continua a praticare. Guiderà la Prelatura per i prossimi 8 anni.
ROMA
Onorificenza a suor Veronica Donatello
Il 2 febbraio scorso ha avuto luogo la cerimonia di consegna delle onorificenze dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferite "motu proprio" dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 12 novembre 2016, a cittadini distintisi per atti di eroismo e impegno civile. Tra questi anche suor Veronica Donatello, 42 anni, di Roma, che ha ricevuto l’onorificenza "per il suo contributo nella piena inclusione delle persone con disabilità".
Suor Veronica è religiosa della Congregazione delle Suore Francescane Alcantarine. È impegnata come docente e come membro di commissioni tecnico-scientifiche, nell'inclusione e partecipazione attiva delle persone con disabilità. Esperta in Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) e Lis (Lingua dei segni italiana) per l'accessibilità dei testi. Presso la Conferenza Episcopale Italiana è responsabile del settore per la catechesi delle persone disabili dell'Ufficio Catechistico Nazionale. «Sono figlia e sorella di persone disabili», aveva raccontato all’agenzia Zenit in un’intervista dopo aver saputo delle onorificenze. «La disabilità è sempre stata, per me, una sfida e una grazia: una condizione che mi appartiene dalla nascita e, fin da piccola, ho sperimentato che l’inclusione nella differenza è possibile. Ho due genitori sordi e una sorella, Chiara, disabile intellettiva. Durante i pasti, a casa mia, la pluralità di linguaggio era una consuetudine: comunicavamo utilizzando il Lis, la lingua dei segni italiana, e non ci trovavo nulla di strano! Era la mia vita, la mia quotidianità. E, quando in famiglia hai una persona disabile, all’inizio c’è una sorta di “obbedienza alla vita”: ci cresci, è la tua normalità. Poi “puoi scegliere tu come viverla: se come una grazia, appunto, o come una barriera. Per merito dei miei genitori, che vivono serenamente la propria disabilità e sono una autentica risorsa per la loro comunità (mia mamma organizza e partecipa attivamente alla vita parrocchiale), io non ho mai provato vergogna, perché ho sperimentato che puoi essere sordo, disabile intellettivo… ma non sei mai inutile. Crescere nella mia famiglia è stata una ricchezza». Sul suo lavoro di inclusione nella Chiesa, suor Veronica afferma che «una persona con disabilità, anche grave, che a volte ha comportamenti imprevedibili e problematici, può essere vista come una risorsa sia per quanto riguarda la catechesi, soprattutto quella dei bambini e dei ragazzi, sia per la liturgia». Ma «ad una condizione: che la parrocchia sappia comportarsi in maniera inclusiva, e non si limiti solo ad accogliere, sopportare e gestire questi fratelli e sorelle nei loro bisogni essenziali. Essere inclusivi vuol dire mettere al centro la persona, puntare sui suoi bisogni e necessità non solo fisici ma anche spirituali». (Fonte: superabile.it)
a cura di Antonio Dall’Osto