Stein Edith
Il pane di vita disceso dal cielo
2017/12, p. 37
Dio è venuto per redimerci, per unirci a lui, per unirci tra di noi, per rendere uguale alla sua la nostra volontà. Egli conosce la nostra natura, ne tiene conto, e ci ha dato quindi quanto ci può aiutare a raggiungere la meta. Il divin Bambino si è fatto maestro e ci ha detto ciò che dobbiamo fare per compenetrare di vita divina un’intera vita umana, non basta inginocchiarsi una volta l’anno davanti al presepe e lasciarsi commuovere dal fascino della notte santa. Bisogna vivere l’intera vita in quotidiana comunicazione con Dio, ascoltare le parole che Dio ha pronunciato e che ci sono state tramandate, e seguire queste parole.

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VOCE DELLO SPIRITO
IL pane di vita
disceso dal cielo
Dio è venuto per redimerci, per unirci a lui, per unirci tra di noi, per rendere uguale alla sua la nostra volontà. Egli conosce la nostra natura, ne tiene conto, e ci ha dato quindi quanto ci può aiutare a raggiungere la meta.
Il divin Bambino si è fatto maestro e ci ha detto ciò che dobbiamo fare per compenetrare di vita divina un'intera vita umana, non basta inginocchiarsi una volta l'anno davanti al presepe e lasciarsi commuovere dal fascino della notte santa. Bisogna vivere l'intera vita in quotidiana comunicazione con Dio, ascoltare le parole che Dio ha pronunciato e che ci sono state tramandate, e seguire queste parole. Anzitutto pregare come ha insegnato il Salvatore, e insistentemente come sempre ha raccomandato: «Pregate e vi sarà dato». Ecco la sicura promessa di venire esauditi. E chi ogni giorno dice di cuore: «Signore, sia fatta la tua volontà», può avere la piena fiducia di non mancare alla volontà divina, anche se non ne ha la soggettiva certezza. La partecipazione al sacrificio quotidiano ci attira a nostra insaputa nella vita liturgica. Durante il corso dell'anno liturgico le preghiere e i gesti del servizio divino all'altare ci portano continuamente davanti all'anima la storia della nostra salvezza e ci fanno penetrare sempre più profondamente nel suo significato. E l'atto del sacrificio scolpisce in noi sempre nuovamente il mistero centrale della nostra fede, il cardine della storia del mondo, il mistero dell'incarnazione-redenzione.
«E il Verbo si fece carne». Ciò è diventato verità nella stalla di Betlemme. Ma ciò s'è compiuto anche in altra forma: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, possiede la vita eterna». Il Salvatore sa che noi siamo e restiamo uomini, obbligati a combattere ogni giorno contro le debolezze, e porge aiuto alla nostra umanità in forma veramente divina. Come il corpo terreno ha bisogno del pane quotidiano, così la vita divina in noi chiede continuo nutrimento. «Questo è il pane di Vita disceso dal cielo». E in chi lo fa diventare suo pane quotidiano, ogni giorno si compie il mistero del Natale, l'incarnazione del Verbo.
Questo è certamente il mezzo più sicuro per essere e perdurare continuamente uno con Dio, per trapiantarci ogni giorno più saldamente e profondamente nel corpo mistico del Cristo, […] creare nella nostra vita spazio per il Salvatore eucaristico, affinché possa trasformare la nostra vita nella sua vita.
I misteri del cristianesimo sono un tutto indivisibile. Se ci si sprofonda in uno, si viene immessi in tutti gli altri. Così la vita di Betlemme porta direttamente al Golgota, dal presepe alla croce. Quando la santissima Vergine presentò il Bambino al tempio, le venne assicurato che una spada avrebbe trapassato la sua anima, che quel Bambino era posto per la caduta e la risurrezione di molti, come un segno di contraddizione. Ecco l'annuncio della sofferenza, della battaglia tra luce e tenebre che già si delineava presso il presepe. Nella notte del peccato risplende la stella di Betlemme. Sul luminoso splendore che irradia dal presepe, cade l'ombra della croce. La luce si spegne nell'oscurità del venerdì santo, ma si riaccende più viva e radiosa quale luce di grazia nel mattino della risurrezione.
Edith Stein
da Il mistero del Natale
EDB, Bologna 2017