Terenzi Vittoria
Gesto rivoluzionario della Chiesa
2017/11, p. 31
Una ricchezza nel cuore della Chiesa che è importante riscoprire oggi, a settant’anni dalla promulgazione della Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia e del Motu proprio Primo Feliciter affinché, condivisa, diventi patrimonio di tutta la comunità credente.

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Lettera ai Vescovi sugli Istituti Secolari
GESTO RIVOLUZIONARIO
DELLA CHIESA
Una ricchezza nel cuore della Chiesa che è importante riscoprire oggi, a settant’anni dalla promulgazione della Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia e del Motu proprio Primo Feliciter affinché, condivisa, diventi patrimonio di tutta la comunità credente.
Un gesto rivoluzionario e coraggioso della Chiesa: così Papa Francesco ha definito gli Istituti Secolari nell’udienza ai partecipanti all’incontro promosso dalla CIIS. Una vocazione affascinante, «perché è una vocazione che è proprio lì, dove si gioca la salvezza non solo delle persone, ma delle istituzioni. E di tante istituzioni laiche necessarie nel mondo».
Per aiutare a riscoprire la ricchezza di questa vocazione, la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita apostolica ha ora pubblicato la lettera «Consacrazione e Secolarità. Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sugli Istituti Secolari», edita dalla LEV.
Il testo, riprendendo un documento della CIVCSVA del 1983 sull'identità e missione degli Istituti Secolari, espone gli elementi che maggiormente caratterizzano tale vocazione evidenziando le nuove sfide della consacrazione secolare. «Questa vocazione - si legge nel documento - trova il suo fondamento nel mistero dell’Incarnazione, che chiama a rimanere in quella realtà sociale, professionale ed ecclesiale, nella quale le persone si trovano a vivere». È proprio nella sintesi tra secolarità e consacrazione che risiede lo specifico degli Istituti Secolari. Attraverso la «professione dei consigli evangelici, vissuti nella ferialità del quotidiano, i singoli membri si pongono dentro la storia come seme di nuovi orizzonti e anticipo della comunione tra Dio e l’uomo».
I consigli evangelici, vissuti nel mondo e per il mondo, acquistano un valore di speciale attualità: essere contemplativi nel mondo vuol dire, in modo tutto speciale, essere accanto ad ogni uomo, dentro ogni avvenimento, con la consapevolezza che il mondo e la storia sono “storia di salvezza” e ogni avvenimento è vissuto con la fiducia e la speranza che derivano da una relazione fondante con Dio. “Rimanere” nel mondo è la risposta a una specifica chiamata: è assumere questa dimensione dello “stare dentro”, dello “stare accanto”, del “guardare al mondo come realtà teologica, nella quale si intrecciano dimensione storica e dimensione escatologica”.
La vocazione secolare chiama ad abitare spazi e situazioni con lo sguardo profetico di chi scruta l'orizzonte per discernere i segni dei tempi e orientare la storia personale e comunitaria verso Dio. Stare, rimanere dentro quel mondo di affetti, di sentimenti, di emozioni che costituiscono la rete delle relazioni interpersonali e il tessuto della vita quotidiana; vivere la semplicità dei gesti e degli impegni quotidiani; essere dentro le strutture e le situazioni per mediare, per dare voce alla coscienza, nel continuo impegno del discernimento.
Molte sono le sfide con cui confrontarsi, le urgenze cui rispondere, i processi da avviare. Come spesso è stato ricordato nel corso dell’Anno della Vita Consacrata, anche per i consacrati secolari la costante tensione alla profezia deve costituire uno stile di vita, deve contribuire a creare un modo di relazionarsi con gli altri sempre nuovo. Occorre chiedere il dono del discernimento e della creatività per saper leggere e comprendere i segni dei tempi per trovare, nell’ascolto dello Spirito Santo, nuovi cammini che sappiano valorizzare e fare emergere ciò che c’è di positivo all’interno di ogni situazione, nella consapevolezza che “farsi compagni dell’umanità in cammino è una realtà teologica”.
Immersi nelle realtà temporali, i consacrati secolari sono continuamente impegnati a operare una sintesi – sempre provvisoria e sempre da rinnovare – tra il ‘già’ e il ‘non ancora’, tra i valori del mondo e i valori del Regno, tra l’amore di Dio e l’amore del mondo. È la sfida a sviluppare una spiritualità di sintesi, a riuscire a guardare l’uomo con gli occhi di Dio, a crescere nell’amore verso Dio e, di conseguenza, nell’amore verso i fratelli.
Da qui la ‘tensione’ a vivere una vita di comunione. È la spiritualità dell’Incarnazione coniugata con il mistero della Trinità, che spinge a divenire esperti di dialogo ed esperti di comunione. Essere sacramento dell’amore di Dio nel mondo vuol dire essere costantemente in ascolto di Dio e del mondo, crescere e maturare nella sintesi tra questi due aspetti vuol dire diventare uomini e donne esperti di comunione, capaci di avviare processi di pace, di costruire una civiltà dell’amore.
Immersi nella storia, non si può non osservare che una delle urgenze degli ultimi decenni è quella di cercare di riportare l’unità nelle differenze. Differenze tra generazioni, differenze di nazionalità: cammini di unità da percorrere con l’aiuto e la guida dello Spirito Santo, che è il Grande Maestro dell’unità tra le diversità.
Identità
e missione
Nella seconda parte del testo viene pubblicato il documento della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari per la Congregazione Plenaria del 1983, Gli Istituti Secolari: la loro identità e la loro missione. Nati nel tempo del grande rinnovamento conciliare, essi rispondono ad una visione ecclesiale evidenziata dal Concilio Vaticano II: la presenza della Chiesa nel mondo, la missione di servirlo e santificarlo come lievito nella farina, di vivere immersi nelle realtà terrene cercando di orientarle verso Dio.
Essere ‘fermento vivificante’: un compito che esige una forte tensione verso la santità, che deve permeare tutta la vita e le attività quotidiane. Questa, che è la chiamata di ogni battezzato, per alcuni si radicalizza nella scelta della consacrazione secolare attraverso la professione dei consigli evangelici e si attua attraverso l’inserimento nelle strutture ecclesiali: gli Istituti Secolari.
Chiamati e inviati: la consacrazione ha come scopo la partecipazione alla missione salvifica della Chiesa. La secolarità indica sia una condizione sociologica - rimanere nel mondo - sia una dimensione apostolica: l’attenzione alle realtà terrene per permearle di spirito evangelico. Il consacrato secolare ha la missione di essere presenza evangelica negli ambienti di vita e di lavoro, ha una missione che gli è propria: “cambiare il mondo dal di dentro”.
Una speciale sottolineatura meritano i paragrafi che riguardano la formazione e la vita fraterna negli Istituti secolari, alla luce del rinnovamento della Vita Consacrata evidenziato dal documento della CIVCSVA “Per vino nuovo otri nuovi”.
“Una vocazione che trova risposta in Istituti, che cioè non sia di persone isolate, comporta una vita fraterna", si legge nel documento. Ciò che rende fratelli e sorelle i membri di un Istituto è innanzitutto la vocazione alla Sequela Christi, l’avere aderito ad uno stesso carisma, nella collaborazione attiva alla missione del proprio Istituto.
Ulteriore conferma di quanto detto viene dal Codice di Diritto Canonico, che così definisce la vita fraterna:
Can. 602. La vita fraterna propria di ogni Istituto, per la quale tutti i membri sono radunati in Cristo come una sola peculiare famiglia, sia definita in modo da riuscire per tutti un aiuto reciproco nel realizzare la vocazione propria di ciascuno. I membri poi, con la comunione fraterna radicata e fondata nella carità, siano esempio di riconciliazione universale in Cristo.
La fraternità nasce dall’essere stati chiamati, radunati in Cristo come una sola famiglia e tale vita fraterna è il mezzo attraverso il quale, nell’unica chiamata, si realizza la vocazione propria di ciascuno, è il luogo dove reciprocamente ci si aiuta a realizzarla.
Nel documento la comunione tra i membri dello stesso Istituto è definita ‘essenziale’; non soltanto ‘opportuna’ ma essenziale e, alla luce di quanto è stato detto a proposito della vocazione e dell’identità, si comprende bene il motivo di questa precisazione: dalla qualità di questa comunione dipende la qualità della vocazione di ciascuno e della missione dell’Istituto.
Vengono poi elencate alcune concretizzazioni attraverso le quali si vive la vita fraterna negli Istituti secolari. La comunione e i mezzi che la nutrono sono considerati particolarmente importanti proprio a motivo della diversità delle forme di vita nelle quali la stessa vocazione è vissuta: da soli, nella propria famiglia o in gruppi di vita fraterna.
La vita fraterna va custodita e coltivata mediante incontri di preghiera, momenti di incontro, di dialogo, di formazione. Tali momenti sono molto importanti, soprattutto per le persone che non vivono insieme, come sottolineato anche dal papa Francesco: «È urgente rivalutare il senso di appartenenza alla vostra comunità vocazionale che, proprio perché non si fonda su una vita comune, trova i suoi punti di forza nel carisma. Per questo, se ognuno di voi è per gli altri una possibilità preziosa di incontro con Dio, si tratta di riscoprire la responsabilità di essere profezia come comunità, di ricercare insieme, con umiltà e con pazienza, una parola di senso che può essere un dono per il Paese e per la Chiesa, e di testimoniarla con semplicità».
Anche nel campo della formazione occorre avere quella capacità di sintesi cui già si è accennato: sintesi tra ‘fede, consacrazione e vita secolare e la situazione stessa delle persone le quali sono abitualmente impegnate in compiti e attività secolari’.
Una formazione solida e adeguata, da realizzarsi attraverso la vita di preghiera, che dia solido fondamento alla persona (cf. can. 722) è richiesta ai membri degli Istituti secolari. Una formazione che aiuti i consacrati a comprendere e vivere sempre meglio il loro ruolo specifico all’interno della Chiesa. Una formazione che si lasci toccare, educare e provocare dalla vita e dalla storia. Trattandosi di persone che vivono nel mondo (cf. can 724), la formazione deve essere continua, deve andare di pari passo con le cose divine e con quelle del mondo che le circonda, quindi, adeguata a persone che vivono la consacrazione nel mondo e molto concreta; deve aiutare a vivere i consigli evangelici attraverso gesti di donazione verso i fratelli, consentendo loro di cogliere la presenza di Dio nella storia.
La consacrazione secolare è una vocazione a volte poco conosciuta ma feconda, dono di Dio per la Chiesa e per il mondo, che chiede ai consacrati e alle consacrate di “essere testimoni specializzati, esemplari della disposizione e della missione della Chiesa nel mondo”.
Vittoria Terenzi