Ferrari Gabriele
La missione al cuore della fede
2017/10, p. 8
Scopo di ogni giornata missionaria è proprio e solo questo: rendere consapevoli i battezzati che Gesù “continuamente ci invia ad annunziare il Vangelo dell’amore di Dio Padre nella forza dello Spirito Santo”.

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Giornata missionaria mondiale 2017
LA MISSIONE
AL CUORE DELLA FEDE
Scopo di ogni giornata missionaria è proprio e solo questo: rendere consapevoli i battezzati che Gesù “continuamente ci invia ad annunziare il Vangelo dell’amore di Dio Padre nella forza dello Spirito Santo”.
Ogni anno in occasione della giornata missionaria mondiale, Papa Francesco ha mandato alla Chiesa un messaggio. Dalla sua elezione a oggi sono già cinque i messaggi e ciascuno con un tema diverso, anche se il discorso gira sempre attorno a quella “conversione pastorale e missionaria” che egli ha proposto nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium, la “carta” fondamentale del suo ministero.
Il primo anno ha trattato il tema della missione della «chiesa in uscita», argomento che sarà costante negli anni: la Chiesa che Francesco sogna è una Chiesa che lascia il chiuso delle proprie comunità per recarsi nelle periferie esistenziali a portare il vangelo.
L’anno seguente ha ricordato ciò che egli considera il cuore del suo programma pastorale, espresso anche nel titolo della sua Esortazione: il vangelo è fonte di gioia la quale è il movente e insieme il frutto della missione, la gioia cioè di sapere che Dio ama ciascuno di noi nel suo Figlio, Gesù Cristo.
Nel 2015, che era l’anno dedicato alla vita consacrata, il messaggio di Francesco per la giornata missionaria mondiale non poteva non mettere l’accento sulla connessione tra missione e vita consacrata, visto che storicamente la missione ad gentes è stata svolta soprattutto dagli ordini e istituti religiosi e perché – anche in linea di principio – i religiosi non possono prescindere dall’impegno missionario.
Anche l’anno seguente, 2016, anno santo della misericordia, il messaggio per la giornata missionaria mondiale aveva un tema obbligato: compito primo della missione è annunciare il «Padre della misericordia» e offrire misericordia ovunque soprattutto in quelle terre dove infierisce la guerra, e dove l’ingiustizia, la povertà e la persecuzione sembrano regnare sovrane.
Quest’anno il messaggio del Papa mette l’accento sulla missione che è “al cuore della fede cristiana” . Già san Giovanni Paolo II affermava che essere cristiani ed essere missionari è la stessa cosa, e che la fede delle comunità cristiane “si rafforza donandola” nella missione (cf. Redemptoris missio n. 2). Scopo di ogni giornata missionaria è proprio e solo questo: rendere consapevoli i battezzati che Gesù “continuamente ci invia ad annunziare il Vangelo dell’amore di Dio Padre nella forza dello Spirito Santo” (Messaggio, introduzione).
La missione al cuore
della nostra fede
Quest’affermazione non è affatto una novità. Dopo che il Concilio l’aveva solennemente proclamata: «La Chiesa è per sua natura missionaria» (Ad gentes 2), i papi l’hanno ripetuta – non una sola volta – in questi anni. Ciononostante essa fa fatica a entrare nel vissuto dei cristiani. Francesco l’afferma nuovamente con altre parole: la nostra chiesa non si può accontentare di celebrare i sacramenti e di prendersi cura dei fedeli che la frequentano, si deve “passare da una pastorale di semplice conservazione [della fede] a una pastorale decisamente missionaria» (Evangelii gaudium 15); per questa ragione la Chiesa – quindi tutti i battezzati! –deve sentire l’urgenza di portare il vangelo ovunque a quelli “che hanno bisogno della luce del Vangelo” (Evangelii gaudium n. 20). Nel Messaggio di quest’anno Francesco fa un’affermazione molto forte: se la Chiesa non fosse missionaria «non sarebbe più la Chiesa di Cristo, ma un’associazione tra molte altre, che ben presto finirebbe con l’esaurire il proprio scopo e scomparire» (Messaggio, introduzione). E pone allora a ciascuno di noi alcune domande «che toccano la nostra stessa identità cristiana e le nostre responsabilità di credenti: Qual è il fondamento della missione? Qual è il cuore della missione? Quali sono gli atteggiamenti vitali della missione?» (Messaggio, ibid.)
Il fondamento
della missione
Il fondamento della missione si trova nel «potere trasformante del Vangelo», che ha in sé «una gioia contagiosa»; il Vangelo contiene e offre «una vita nuova e, grazie allo Spirito Santo, ci rende liberi da ogni forma di egoismo ed è fonte di creatività nell’amore» (Messaggio, 1).
Il Papa ribadisce ciò che hanno detto già i suoi predecessori, che la missione della Chiesa non offre «un’ideologia religiosa e nemmeno la proposta di un’etica sublime», ma quel benessere integrale che nel linguaggio cristiano si chiama «salvezza» e lo fa favorendo l’incontro con il Salvatore Risorto, il Buon samaritano e il Buon pastore che ci rimette in piedi sulla strada e ci offre l’energia della sua grazia per lavorare per un mondo solidale e fraterno. «Mediante la missione della Chiesa, Gesù Cristo continua a evangelizzare e agire, e perciò essa rappresenta il kairós, il tempo propizio della salvezza nella storia. Mediante la proclamazione del Vangelo, Gesù diventa sempre nuovamente nostro contemporaneo, affinché chi l’accoglie con fede e amore sperimenti la forza trasformatrice del suo Spirito di Risorto».
Citando la sua Esortazione (Evangelii gaudium, 276), il Papa afferma che «la risurrezione [di Gesù] non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali» (Messaggio, 3). In realtà la missione, annunziando il Vangelo, favorisce quell’incontro personale con la persona di Gesù «“che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Benedetto XVI, Deus caritas est, 1)» (Messaggio, 4). Questo è ciò di cui il mondo oggi ha bisogno: la pace, la riconciliazione, il perdono, l’attenzione agli altri, soprattutto ai più poveri e a quelli che soffrono.
Una spiritualità
per la missione
Per entrare nella logica della missione (“Andate, ecco io vi mando …”) , la Chiesa e i singoli discepoli devono assumere «una spiritualità di continuo esodo. Si tratta di «uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo» (Evangelii gaudium, 20) … «percorrere i deserti della vita, attraverso le varie esperienze di fame e sete di verità e di giustizia» (Messaggio, 6) dei popoli, facendo proprie le aspirazioni dei poveri e condividendone le lotte per superare le situazioni di ingiustizia in cui si trovano. Così insieme ai fratelli e alle sorelle cammineranno insieme «verso la patria finale, protesi tra il “già” e il “non ancora” del Regno dei Cieli» (ibid.).
Vivendo la logica della missione comprenderemo che nessuno di noi – neppure la Chiesa – può considerarsi fine a se stesso. La missione ci aiuterà a superare la tentazione dell’autoreferenzialità, che è una forma di «mondanità spirituale» riconoscendo che siamo solo umili strumenti e mediazioni (per quanto necessarie) del Regno. Il Papa ricorda a questo punto che «una Chiesa autoreferenziale, che si compiace di successi terreni, non è la Chiesa di Cristo, suo corpo crocifisso e glorioso. Ecco allora perché dobbiamo preferire “una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze” (Evangelii gaudium 49)» (Messaggio, 7), una chiesa che per essere missionaria e diventare «chiesa povera per i poveri», perde quell’onorabilità, quel potere e quello splendore che magari la caratterizzava una volta. Non è forse questo che attira le critiche al Papa?
Lo sguardo rivolto
ai giovani
Alla conclusione del Messaggio (n. 8) e in considerazione del prossimo Sinodo dei vescovi del 2018, il Papa si rivolge ai giovani che ai suoi occhi sono “la speranza della missione”. Essi sono ancora affascinati dalla persona di Gesù e dal vangelo. Francesco cita ancora la sua Esortazione e afferma con piacere che «sono molti i giovani che offrono il loro aiuto solidale di fronte ai mali del mondo e intraprendono varie forme di militanza e di volontariato [...]. Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!» (Evangelii gaudium, 106).
Per chiudere questa lettura del Messaggio del Papa per la giornata missionaria di quest’anno, potremmo ricordare due affermazioni di san Giovanni Paolo II in Redemptoris missio: “Lo spirito missionario è sempre stato segno di vitalità, come la sua diminuzione è segno di una crisi di fede” (n. 2), perché “la missione è l’indice esatto della nostra fede in Cristo (n. 11). Inoltre “L'amore, che è e resta il movente della missione, ed è anche l'unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. È il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui essa deve tendere” (n. 60/d).
Fede e amore sono gli atteggiamenti fondamentali della vita della Madonna che il Papa ricorda nell’ultimo paragrafo del Messaggio: «Cari fratelli e sorelle, facciamo missione ispirandoci a Maria, Madre dell’evangelizzazione. Ella, mossa dallo Spirito, accolse il Verbo della vita nella profondità della sua umile fede … Ci ottenga un nuovo ardore di risorti per portare a tutti il Vangelo della vita che vince la morte; interceda per noi affinché possiamo acquistare la santa audacia di cercare nuove strade perché giunga a tutti il dono della salvezza» (Messaggio n. 10).
Gabriele Ferrari s.x.