Oltre gli abusi
2017/1, p. 27
È tempo di fare della vita consacrata e della Chiesa un
luogo di sperimentazione della prevenzione e di
sensibilizzazione per tutti quelli che lavorano con i giovani.
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Testimoni
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Francia – Gesuiti
OLTRE
GLI ABUSI
È tempo di fare della vita consacrata e della Chiesa un luogo di sperimentazione della prevenzione e di sensibilizzazione per tutti quelli che lavorano con i giovani.
Il 19 ottobre scorso la provincia dei gesuiti di Francia ha espresso profonda sofferenza e rammarico per le vittime degli abusi sessuali di p. D. Peccoud, condannato dal tribunale civile a 15 anni di detenzione col beneficio della condizionale. L’interessato è stato sospeso da ogni ministero. I gesuiti condannano gli abusi compiuti e non accettano che i membri della Compagnia ne siano attori. Il caso indicato è l’occasione per riprendere una attenzione della rivista in merito (cf. Testimoni 4/2015 p.1; 4/2016 p. 12; 7-8/2016 p. 34), ma soprattutto è il momento di rovesciare in positivo la questione: fare della vita consacrata e della Chiesa un luogo di sperimentazione della prevenzione e di sensibilizzazione per tutti coloro che lavorano coi giovani. Gli abusi non sono certo scomparsi, neppure dalla vita consacrata, ma non sono il centro di interesse. Sono la cartina di tornasole per capire se i valori umani e spirituali sono davvero diventati carne nei giovani e nei consacrati e se l’esercizio dell’autorità educativa e di governo si è immunizzata dal narcisismo e dalle malattie del potere.
20 anni
di impegno
Come ha scritto papa Francesco ai vescovi e ai superiori religiosi il 5 febbraio 2015: «Le famiglie devono sapere che la Chiesa non risparmia sforzi per tutelare i loro figli e hanno diritto di rivolgersi ad essa in piena fiducia, perché è una casa sicura. Non potrà, pertanto, venire accordata priorità ad altro tipo di considerazioni, di qualunque natura esse siano, come ad esempio il desiderio di evitare lo scandalo, poiché non c’è assolutamente posto nel ministero per coloro che abusano dei minori».
Sugli 80.000 casi stimati in Italia interessano l’ambiente ecclesiale il 3%, comprendendo parrocchie, oratori, istituti religiosi ecc. (per il 70% sono compiuti in casa e il resto fra scuola, sport, e altri ambienti educativi). Sotto il termine abusi vengono computati comportamenti illeciti di varia natura: 26% abuso psicologico, 25% abuso fisico, 27% patologia della cura, 9,6% abuso sessuale. In Europa si parla di 18 milioni di bambini vittime di abuso sessuale, 44 milioni di vittime di violenza fisica, 55 milioni di violenza psicologica.
Un’attenzione specifica da parte ecclesiale, oltre alla tradizionale indicazione di peccato, diventa censura giuridica nel Codice di diritto ecclesiastico del 1917 e in quello del 1983. Dal 1997 si discute se gli abusi sessuali debbano entrare nei delitti gravi. Le prime denunce pubbliche sui media risalgono alla fine degli anni ’80 (USA, Canada) ed esplodono con crescente violenza negli anni ‘90 e nel primo decennio del 2000. Nel motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela del 2001 viene espressamente condannata la violenza sessuale sui minori (fino a 18 anni). Fra il 2002 e il 2003 sono concesse facoltà speciali per trattare i casi di abuso. Nel 2006 la Congregazione censura il fondatore dei Legionari di Cristo, p. Marcial Maciel Degollado, il caso più grave fra quelli emersi sia prima che dopo. Nel 2010 un nuovo motu proprio di Benedetto XVI dà forma organica alla legislazione: la prescrizione viene allungata fino a 20 anni (a partire dai 18 della maturità) e si censura anche l’acquisizione, il possesso e la distribuzione di pornografia minorile, indicando la Congregazione per la dottrina della fede come dicastero di riferimento. Tutti gli episcopati sono sollecitati a stendere linee guida, si abbreviano i tempi del giudizio, si promulga una legge specifica per la Città del Vaticano. Le denunce formali raggiungono il loro massimo nel 2004 (800) e poi si stabilizzano in circa 5-600 casi all’anno. Nel 2014 viene creata la Commissione vaticana per la tutela dei minori. Nel 2015 il Papa firma la già citata lettera ai vescovi e ai superiori religiosi e il 4 giugno del 2016 esce un nuovo motu proprio pontificio che prevede la rimozione di vescovi e superiori che non operano in conformità alle norme già indicate.
Comportamenti
positivi
Il caso francese da cui siamo partiti permette di evidenziare il documento con cui la provincia della Compagnia affronta le situazioni di abusi sessuali (Face aux situations d’abus sexuels). Un gruppo di accoglienza e vigilanza è attivo dal 2014, ma il testo, nato per sollecitazione del padre generale e d’intesa con i vescovi francesi, è dell’agosto di quest’anno. In nove brevi capitoli si indicano le norme in vigore che riguardano la legislazione canonica e quella civile francese e le procedure da mettere in campo. Vale la pena accennare al tema del segreto confessionale che viene riaffermato, ma con indicazioni precise. Nel caso della denuncia dell’autore dell’abuso si sottolinea: la gravità del fatto, l’obbligo di denunciarsi all’autorità giudiziaria, di informare i superiori religiosi, di farsi seguire (condizionando a questo l’assoluzione). Nel caso della vittima: piena comprensione, suggerimento di denunciare, avvio alle cellule di ascolto recentemente aperte in tutte le diocesi o al gruppo di accoglienza e vigilanza dei gesuiti. Nei confronti delle vittime, bambini e adolescenti in particolare, l’impegno è di favorire le parole, di evitare il mortifero mutismo sull’argomento. Assai precisi i riferimenti sia nella raccolta delle informazioni sulle voci di abusi, sia per i casi più recenti come per quelli che sono caduti in prescrizione davanti ai tribunali civili ed ecclesiali. Modalità precise sono indicate al superiore gesuita e al gruppo di ascolto e vigilanza.
Riprendo per esteso i suggerimenti pratici offerti a tutti gli interessati. Fra i comportamenti auspicabili si ricorda: «Il gesuita o il collaboratore che è in relazione con minori o adulti vulnerabili è tenuto a:
- trattarli con rispetto e riconoscerli come persone, con i loro bisogni e diritti propri, di essere attenti alle loro idee e riflessioni, di coinvolgerli attivamente nelle decisioni che li concernono;
- coltivare una relazione sulla base della confidenza e stima reciproca;
- offrire loro un appoggio libero da ogni intento possessivo;
- vegliare a che i loro diritti siano rispettati;
- favorire una cultura aperta che permetta loro di esprimere interrogativi e problemi;
- far loro prendere coscienza di ciò che è accettabile e ciò che non lo è, sia nelle relazioni con gli altri minori e giovani che nella frequentazione con gli adulti;
- evitare situazioni delicate che possano motivare insinuazioni o accuse;
- aver coscienza che certi comportamenti in apparenza innocenti (come abbracciare un bambino, un giovane o un adulto vulnerabile) possono essere interpretati in maniera diversa dal giovane, bambino o persona coinvolta, o da terzi;
- evitare situazioni in cui ci si isola con bambini o giovani, o attività senza testimoni. Per esempio, evitare di essere da soli con un minore in macchina, senza la presenza di un altro adulto. Il trasporto di minori in macchina suppone l’autorizzazione dei genitori o dei tutori».
Comportamenti
censurabili
Fra i comportamenti da evitare e proibiti si dice: «È una lista non esaustiva. Altri comportamenti qui non registrati, possono essere ugualmente censurabili. Ciò che è prioritario è avere un comportamento rispettoso come sopra viene descritto.
- Essere sotto influsso di alcol (o droga) o consumarli in presenza di minori o persone vulnerabili. È proibito procurare loro alcol o droga e permettere di consumarli;
- tenere conversazioni di contenuto sessuale – anche attraverso i mezzi elettronici – con minori e persone vulnerabili, al di fuori del quadro della formale educazione sessuale. È proibito intrattenersi con minori o persone vulnerabili sulle proprie esperienze e storia sessuali;
- essere nudi mentre ci si cambia o ci si lava in presenza di minori o persone vulnerabili o essere presenti quando minori o persone vulnerabili cambiano vestiti o prendono una doccia;
- mettere a disposizione di minori o persone vulnerabili materiali stampati o elettronici a contenuto pornografico o erotico;
- passare la notte con minori o persone vulnerabili nella stessa stanza. Questo non riguarda solo i locali degli immobili (case della Compagnia, appartamenti privati o hotel), ma anche altri spazi come tende, auto, battelli, roulotte, carrelli-camping ecc. È proibito dormire nello stesso letto, sacco a pelo ecc, con minori o persone vulnerabili;
- avere contatti sessuali con minori o persone vulnerabili. Per contatto sessuale si intende ogni toccamento delle parti sessuali o altre parti intime di una persona al fine di soddisfare i desideri sessuali dell’uno o l’altro partner. Ciò concerne il toccamento della vittima da parte dell’attore che reciprocamente, sia in maniera diretta che con i vestiti;
- suscitare o permettere a un minore o persona vulnerabile di prendere parte ad attività sessuali;
- possedere e mostrare documenti orientati o moralmente censurabili, in particolare guardare consapevolmente una attività sessuale in cui sia coinvolto un minore o una persona vulnerabile. Può trattarsi di riviste, libri, foto, film, giochi, giochi video, programmi computer o ogni rappresentazione visuale in cui si trovi un contatto sessuale reale o simulato con un minore o persona vulnerabile al fine di una soddisfazione o stimolazione sessuale. È lo stesso per le immagini che presentano minori o persone vulnerabili nude;
- ricorrere a sanzioni corporali riguardo a minori o persone vulnerabili o esercitare qualsiasi forma di violenza».
Per la legislazione italiana ricordo quanto l’area giuridica della CISM ha scritto nel volume EDB, Questioni attuali per la vita e il governo degli istituti di vita consacrata (2015, pp. 15-52) e quanto ha scritto Benedetto XVI nella già citata lettera ai cattolici irlandesi nel 2010: «Nessuno immagini che questa penosa situazione si risolverà in breve tempo … C’è bisogno di perseveranza e di preghiera, con grande fiducia nella forza risanatrice della grazia di Dio». L’attesa è quella di passare dalla gestione dei casi alla creazione di un ambiente che diventi modello di prevenzione.
Lorenzo Prezzi