Umile protesta degli animali
2016/9, p. 4
Questa è un’umile protesta di noi animali sparsi su tutta la terra, nei cieli e
nei mari, una protesta che nasce dalla lettura di un versetto del salmo 48:
«L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono».
Che l’uomo nella prosperità non comprenda, è una cosa evidente.
UMILE PROTESTA DEGLI ANIMALI
Questa è un’umile protesta di noi animali sparsi su tutta la terra, nei cieli e nei mari, una protesta che nasce dalla lettura di un versetto del salmo 48: «L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono».
Che l’uomo nella prosperità non comprenda, è una cosa evidente.
Che sia per questo che diventi simile agli animali che periscono, ci sembra un paragone poco delicato nei nostri confronti.
Non l’hai detto Tu stesso che noi animali possiamo talvolta comprendere la realtà meglio degli esseri umani, quando hai affermato per bocca del tuo profeta Isaia che “l’asino e il bue ti hanno riconosciuto come Signore, mentre il tuo popolo ti ha disprezzato” (cf Is 1,3-4)?
Non è forse vero che l’uomo nella prosperità tende a pensare di non aver bisogno di nessuno e di essere debitore solo a se stesso della sua fortuna, fino a dire “A che cosa serve Dio ?”, salvo poi a incolparti e a maledirti quando la prosperità si dissolve come neve al sole?
E allora la nostra umile protesta si trasforma in umilissima preghiera a favore di tutti gli esseri viventi, a partire dagli umani, questi nostri fratelli minori, che stranamente si considerano maggiori pur essendo venuti dopo di noi e pur essendo esposti più di noi alla sofferenza e alle illusioni.
Forse Tu hai concesso a loro troppo potere, un grande e terribile potere, perché l’essere umano nella prosperità non solo non comprende e perisce, ma rischia di far perire persino noi e la stessa madre terra che ci alimenta e ci sostiene, dissipando con i suoi dilatati bisogni e capricci le risorse che hai destinate per tutti.
Ti preghiamo perché gli esseri umani acquistino saggezza, ricordando le parole che tu hai rivolto a loro: “Guardate gli uccelli del cielo, che non seminano e non mietono”, per apprendere che, se non devono affannarsi per il loro futuro, non per questo devono diventare schiavi del loro presente, senza memoria del passato, senza riconoscenza, senza sentire la responsabilità per il futuro di tutti gli esseri viventi.
Tu un giorno hai fatto dire al tuo salmista: “Uomini e bestie, Tu salvi Signore”.
Ricordati di questa parola, perché siamo tutte tue creature, bisognose d’essere salvate.
Salva soprattutto gli uomini, anche quando neppure desiderano d’essere salvati, perché non vogliono ammettere di essere creature che tutto devono al loro Creatore.
Infine ti chiediamo di guardare alle sofferenze che ci infliggono non solo quando ci trattano male, ma anche quando lottano tra di loro, coinvolgendoci nella loro follia.
Perdonali quando usano la ragione per sragionare, la libertà per diventare schiavi, il cuore per odiare.
Ti chiediamo infine che essi non ci proteggano troppo, perché nella prosperità anche noi non diventiamo come loro che periscono e non sanno di perire.
Ti ringraziamo per averci ascoltati e perdonaci l’ardire di usare le tue Parole un poco a nostro vantaggio, ma forse meglio di quanto fanno i nostri fratelli minori.
Piergiordano Cabra