Mastrofini Fabrizio
I tesori nascosti nella debolezza
2016/7, p. 16
Il Giubileo è stato l’occasione, per papa Francesco, di ribadire il modello di Chiesa aperta e accogliente che ha in mente. Tematiche già ascoltate e tuttavia questa volta sono state ribadite in maniera assai precisa e netta. E sono “atterrate” su un terreno molto fertile.
Giubileo dei disabili
I TESORI NASCOSTI
NELLA DEBOLEZZA
Il Giubileo è stato l’occasione, per papa Francesco, di ribadire il modello di Chiesa aperta e accogliente che ha in mente. Tematiche già ascoltate e tuttavia questa volta sono state ribadite in maniera assai precisa e netta. E sono “atterrate” su un terreno molto fertile.
«A un sacerdote che non accoglie tutti, che consiglio darebbe il Papa? Chiuda la porta della Chiesa, per favore: o tutti o nessuno!». Lo ha detto papa Francesco, parlando “a braccio”, nell’aula Paolo VI, in Vaticano, ai partecipanti al convegno Cei per il 25° del Settore per la catechesi delle persone disabili. E se un prete dice: “Non posso accogliere tutti perché non tutti sono capaci di capire”, il Papa risponde: “Sei tu che non sei capace di capire!”. «Quello che deve fare il prete, aiutato dai laici, dai catechisti, da tante persone, è aiutare tutti a capire la fede, l’amore, come essere amici, le differenze, come si ‘complementano’ le cose». Francesco ha quindi sottolineato due parole, “accogliere e ascoltare”. Accogliere, “cioè ricevere tutti”, e “ascoltare tutti”. «Oggi – ha concluso – credo che nella pastorale della Chiesa si facciano tante cose belle, tante cose buone nella catechesi, nella liturgia, nella Caritas, con gli ammalati», «ma c’è una cosa che si deve fare di più», soprattutto da parte dei sacerdoti: «L’apostolato dell’orecchio, ascoltare». Il Papa ha parlato “a braccio” perché, ha spiegato scherzosamente, «leggere un discorso è un po’ noioso» e ha consegnato ai presenti al termine dell’udienza il testo preparato.
Nel testo preparato, gli stessi concetti erano espressi in maniera più “ufficiale” e certamente meno diretta. Nella Chiesa, aveva scritto il Papa, «si registra una diffusa attenzione alla disabilità nelle sue forme fisica, mentale e sensoriale, e un atteggiamento di generale accoglienza. Tuttavia le nostre comunità fanno ancora fatica a praticare una vera inclusione, una partecipazione piena che diventi finalmente ordinaria, normale. E questo richiede non solo tecniche e programmi specifici, ma prima di tutto riconoscimento e accoglienza dei volti, tenace e paziente certezza che ogni persona è unica e irripetibile, e ogni volto escluso è un impoverimento della comunità». Bergoglio sottolinea come sia «decisivo il coinvolgimento delle famiglie, che chiedono di essere non solo accolte, ma stimolate e incoraggiate». «Le comunità cristiane – osserva – siano ‘case’ in cui ogni sofferenza trovi com-passione, in cui ogni famiglia con il suo carico di dolore e fatica possa sentirsi capita e rispettata nella sua dignità». Le persone con disabilità «non sono soltanto in grado di vivere una genuina esperienza di incontro con Cristo, ma sono anche capaci di testimoniarla agli altri». «Molto è stato fatto – riconosce il Papa – nella cura pastorale dei disabili; bisogna andare avanti, ad esempio riconoscendo meglio la loro capacità apostolica e missionaria, e prima ancora il valore della loro ‘presenza’ come persone, come membra vive del Corpo ecclesiale. Nella debolezza e nella fragilità si nascondono tesori capaci di rinnovare le nostre comunità cristiane». Le persone disabili «sono chiamate alla pienezza della vita sacramentale, anche in presenza di gravi disfunzioni psichiche».
Ammissione
ai Sacramenti
Un tema molto sensibile è quello dell’ammissione ai Sacramenti. E papa Francesco si è particolarmente dilungato sull’argomento, spiegando in maniera compiuta i criteri e comunque il “sì” che la Chiesa deve dire attraverso i sacerdoti. Circa l’ammissione ai Sacramenti delle persone disabili, precisa il papa, «se riconosciamo la peculiarità e la bellezza della loro esperienza di Cristo e della Chiesa, dobbiamo di conseguenza affermare con chiarezza che esse sono chiamate alla pienezza della vita sacramentale». «È triste – osserva Bergoglio – constatare che in alcuni casi rimangono dubbi, resistenze e perfino rifiuti. Spesso si giustifica il rifiuto dicendo: ‘tanto non capisce’, oppure: ‘non ne ha bisogno’. In realtà, con tale atteggiamento, si mostra di non aver compreso veramente il senso dei Sacramenti stessi, e di fatto si nega alle persone disabili l’esercizio della loro figliolanza divina e la piena partecipazione alla comunità ecclesiale». «Il Sacramento – precisa – è un dono e la liturgia è vita: prima ancora di essere capita razionalmente, essa chiede di essere vissuta nella specificità dell’esperienza personale ed ecclesiale. In tal senso, la comunità cristiana è chiamata a operare affinché ogni battezzato possa fare esperienza di Cristo nei Sacramenti. Pertanto, sia viva preoccupazione della comunità fare in modo che le persone disabili possano sperimentare che Dio è nostro Padre e ci ama, che predilige i poveri e i piccoli attraverso i semplici e quotidiani gesti d’amore di cui sono destinatari».
Da papa Francesco un invito pure a «fare attenzione anche alla collocazione e al coinvolgimento delle persone disabili nelle assemblee liturgiche: stare nell’assemblea e dare il proprio apporto all’azione liturgica con il canto e con gesti significativi, contribuisce a sostenere il senso di appartenenza di ciascuno. Si tratta – conclude – di far crescere una mentalità e uno stile che metta al riparo da pregiudizi, esclusioni ed emarginazioni, favorendo un’effettiva fraternità nel rispetto della diversità apprezzata come valore».
La domenica
in San Pietro
Domenica 12 giugno il Giubileo ha segnato il suo momento più alto con la messa in Piazza San Pietro e con l’omelia del Papa. «La natura umana, ferita dal peccato, porta inscritta in sé la realtà del limite». Lo ha ricordato il Papa nell’omelia durante la quale ha stigmatizzato «l’obiezione che, soprattutto in questi tempi, viene mossa davanti a un’esistenza segnata da forti limitazioni fisiche», in base alla quale «si ritiene che una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento». «Nell’epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante», la denuncia di Francesco: «Meglio tenere queste persone separate, in qualche recinto – magari dorato – o nelle riserve del pietismo e dell’assistenzialismo, perché non intralcino il ritmo del falso benessere. In alcuni casi, addirittura, si sostiene che è meglio sbarazzarsene quanto prima, perché diventano un peso economico insostenibile in un tempo di crisi». «Quale illusione vive l’uomo di oggi quando chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità!», ha esclamato il Papa: «Egli non comprende il vero senso della vita, che comporta anche l’accettazione della sofferenza e del limite». «Il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente perfette, per non dire truccate – ha ammonito Francesco – ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l’accettazione reciproca e il rispetto». Di fronte non solo alle “patologie fisiche”, ma anche alla “patologia della tristezza”, oggi molto diffusa, l’antidoto per il Papa è la “tenerezza” di Gesù: «Amare nonostante tutto», perché «la vera sfida è quella di chi ama di più», «non c’è un’altra strada».
“Health points”
Il Giubileo dei Disabili e dei Malati ha costituito un’esperienza per sperimentare diverse modalità di assistenza e accoglienza da parte degli organizzatori dell’evento. Secondo i dati che sono stati diffusi dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione – responsabile dell’organizzazione – oltre 1.800 prestazioni mediche sono state offerte a 600 persone bisognose negli “Health Points”, i punti salute di diagnosi e assistenza allestiti a San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo Fuori le Mura per il Giubileo dei malati delle Persone con disabilità. Nel lungo weekend da venerdì 10 a domenica 12 giugno, nei quattro “Health Points” sono state offerte gratuitamente a persone senza fissa dimora e immigrati visite specialistiche, esami di prevenzione e vaccinazioni da parte di medici volontari delle principali strutture sanitarie della Capitale. Questa l’iniziativa nata dalla collaborazione tra il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione e la MedTAG, leader internazionale nei servizi di formazione attraverso simulazione per la cura, la prevenzione e sicurezza dei pazienti. L’evento è stato anche l’occasione attraverso la quale MedTAG ha lanciato con successo la sua fondazione Science for Life. Visite internistiche, dermatologiche e pediatriche, vaccinazioni anti-pneumococciche, ma anche mammografie, ecografie mammarie e pap-test per lo screening dei più frequenti tumori femminili messe a disposizione di persone che altrimenti non avrebbero potuto beneficiare di queste opportunità di protezione della salute. In almeno una persona su venti di quelle visitate è stato identificato un problema medico o psicologico con caratteristiche di urgenza di cui la persona non aveva consapevolezza. Il diabete, l’ipertensione e le malattie cardiocircolatorie sono state le patologie internistiche riscontrate più comunemente mentre sono stati identificati numerosi casi di sospetta patologia tumorale, e per queste persone sono stati organizzati nei prossimi giorni i necessari esami di approfondimento in regime di ricovero o ambulatoriale mentre alle persone con patologie croniche è stato indicato il riferimento più utile per i controlli successivi. La grande affluenza, a seguito del passaparola, ha richiesto un impegno straordinario per gli specialisti. La seconda edizione dell’iniziativa sarà su scala europea a novembre in prossimità della chiusura del Giubileo Straordinario della Misericordia: gli stessi servizi saranno offerti a 6.000 bisognosi senza tetto provenienti da tutta Europa.
Fabrizio Mastrofini