Appuntamento a Cracovia
2016/6, p. 33
Il messaggio di papa Francesco per la prossima Giornata
mondiale della Gioventù mette al centro la beatitudine
della misericordia. Ai giovani è rivolto l’invito a essere
messaggeri di misericordia nella società di oggi.
Verso la 31° Giornata mondiale della Gioventù
APPUNTAMENTO
A CRACOVIA
Il messaggio di papa Francesco per la prossima Giornata mondiale della Gioventù mette al centro la beatitudine della misericordia. Ai giovani è rivolto l’invito a essere messaggeri di misericordia nella società di oggi.
A Cracovia, dal 26 al 31 luglio, in piena coerenza con il Giubileo straordinario della misericordia e con l’itinerario tracciato negli ultimi anni, la 31° GMG si celebrerà alla luce del tema: Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia (Mt 5,7).
Giubileo
della misericordia
Rivolgendosi ai giovani nell’agosto scorso, papa Francesco li esortava a entrare in modo consapevole nel clima del giubileo straordinario della misericordia, ricordando loro che una coincidenza tra GMG e giubileo non era affatto nuova.
Già la prima convocazione mondiale dei giovani era stata voluta da Giovanni Paolo II nell’anno santo della Redenzione (1983/84), e lo stesso avvenne in occasione della XV GMG, durante il grande giubileo dell’anno 2000. Nella mente del Papa, la GMG di Cracovia costituisce il momento forte dell’anno giubilare.
Ai giovani papa Francesco ricorda il senso del giubileo celebrato nella Chiesa. Richiamando il testo di Levitico 25, ricorda che ogni cinquant’anni «gli ebrei sentivano risuonare la tromba (jobel) che li convocava (jobil) a celebrare un anno santo come tempo di riconciliazione (jobal) per tutti. In questo periodo si doveva recuperare una buona relazione con Dio, con il prossimo e con il creato, basata sulla gratuità. Perciò, tra le altre cose, si promuoveva il condono dei debiti, un particolare aiuto per chi era caduto in miseria, il miglioramento delle relazioni tra le persone e la liberazione degli schiavi».
Non è difficile riconoscere, in queste parole, l’eco dei valori e della realtà storica a cui papa Francesco è più sensibile, che hanno caratterizzato la sua predicazione e il suo magistero. Soprattutto, papa Francesco afferma con chiarezza che è in Cristo e nel suo mistero pasquale che trova pieno compimento il senso più profondo del giubileo.
Puntando gli occhi su Gesù, tutti sono invitati da papa Francesco a diventare contemplativi nell’azione, «a offrire in abbondanza segni della presenza e della vicinanza di Dio, a risvegliare nei cuori la capacità di guardare all’essenziale». E che cosa c’è di più essenziale del comprendere il senso della propria vita e della fede?
L’invito del Papa è di entrare decisamente nella missione della Chiesa e interpretare il senso profondo del giubileo. Esso «è il tempo per la Chiesa di ritrovare il senso della missione che il Signore le ha affidato il giorno di Pasqua: essere strumento della misericordia del Padre».
Misericordiosi
come il Padre
È il motto di quest’anno giubilare. La misericordia di Dio non è soltanto un attributo tra i tanti. Costituisce l’identità stessa di Dio. Per questo papa Francesco ha voluto (ri)metterla al centro della coscienza della Chiesa e di ogni cristiano con l’iniziativa di questo anno giubilare straordinario. E ai giovani spiega che cosa significa la misericordia divina.
A partire dall’Antico Testamento, papa Francesco richiama la terminologia con cui trova espressione la fedeltà (hesed) con cui Dio sceglie e accompagna il suo popolo con viscere (rahamim) materne. Riferendosi a Isaia 49,15 – «si dimentica forse una madre del suo bambino…» – papa Francesco ricorda che «un amore di questo tipo implica fare spazio all’altro dentro di sé, sentire, patire e gioire con il prossimo».
Il profeta Osea paragona l’amore di Dio a quello di un padre nei confronti del figlio. «Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; [...] A Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare» (Os 11,1-4). Di fronte al comportamento sbagliato del figlio, l’amore del padre rimane fedele e perdona sempre un figlio pentito. «Nella misericordia è sempre incluso il perdono; essa “non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio” (MV 6)».
Il Nuovo Testamento presenta un salto di qualità evidente e, nel comportamento di Gesù, appare chiara la prospettiva dalla quale Dio Padre guarda l’umanità. Gesù la traduce in una misericordia che «si piega sulla miseria umana e dimostra la sua compassione verso chi ha bisogno di comprensione, guarigione e perdono. Tutto in Gesù parla di misericordia. Anzi, Egli stesso è la misericordia».
Nel vangelo di Luca, le tre parabole della misericordia del capitolo 15 sorprendono perché in esse è protagonista la gioia di Dio nel ritrovare e perdonare il peccatore. «Sì, la gioia di Dio è perdonare! Qui è la sintesi di tutto il vangelo». Papa Francesco invita i giovani a immedesimarsi con la pecora smarrita, con la moneta perduta, con il figlio «che ha sciupato la propria libertà seguendo idoli falsi, miraggi di felicità» perdendo tutto.
Se si è capaci di questa immedesimazione, si è in grado anche di sperimentare la sollecitudine di Dio che «non ci dimentica, non ci abbandona mai». Egli «è un padre paziente, ci aspetta sempre! Rispetta la nostra libertà, ma rimane sempre fedele. E quando torniamo a lui, ci accoglie come figli, nella sua casa, perché non smette mai, neppure per un momento, di aspettarci, con amore».
Il discorso di papa Francesco si fa ancora più concreto nella condivisione della sua personale esperienza. « Quando avevo diciassette anni, un giorno in cui dovevo uscire con i miei amici, ho deciso di passare prima in chiesa. Lì ho trovato un sacerdote che mi ha ispirato una particolare fiducia e ho sentito il desiderio di aprire il mio cuore nella Confessione. Quell’incontro mi ha cambiato la vita! Ho scoperto che quando apriamo il cuore con umiltà e trasparenza, possiamo contemplare in modo molto concreto la misericordia di Dio. Ho avuto la certezza che nella persona di quel sacerdote Dio mi stava già aspettando, prima che io facessi il primo passo per andare in chiesa. Noi lo cerchiamo, ma Lui ci anticipa sempre, ci cerca da sempre, e ci trova per primo. Forse qualcuno di voi ha un peso nel suo cuore e pensa: Ho fatto questo, ho fatto quello.... Non temete! Lui vi aspetta! Lui è padre: ci aspetta sempre! Com’è bello incontrare nel sacramento della Riconciliazione l’abbraccio misericordioso del Padre, scoprire il confessionale come il luogo della Misericordia, lasciarci toccare da questo amore misericordioso del Signore che ci perdona sempre!».
Dopo questa confidenza, il suo messaggio si fa interlocutorio: «E tu, caro giovane, cara giovane, hai mai sentito posare su di te questo sguardo d’amore infinito, che al di là di tutti i tuoi peccati, limiti, fallimenti, continua a fidarsi di te e guardare la tua esistenza con speranza? Sei consapevole del valore che hai al cospetto di un Dio che per amore ti ha dato tutto? Come ci insegna san Paolo, «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5, 8). Ma capiamo davvero la forza di queste parole?».
Per comprendere la forza di queste parole bisogna passare attraverso il mistero della croce di Gesù. Papa Francesco richiama esplicitamente la croce della GMG che è accolta e consegnata, di volta in volta, ad ogni incontro mondiale. «Quanti cambiamenti, quante conversioni vere e proprie sono scaturite nella vita di tanti giovani dall’incontro con questa croce spoglia! Forse vi siete posti la domanda: da dove viene questa forza straordinaria della croce? Ecco dunque la risposta: la croce è il segno più eloquente della misericordia di Dio! Essa ci attesta che la misura dell’amore di Dio nei confronti dell’umanità è amare senza misura! Nella croce possiamo toccare la misericordia di Dio e lasciarci toccare dalla sua stessa misericordia!».
E, richiamando i due ladroni crocifissi con Cristo, chiede ai giovani con quale di essi si vogliono identificare: «con colui che è presuntuoso e non riconosce i propri sbagli? Oppure con l’altro, che si riconosce bisognoso della misericordia divina e la implora con tutto il cuore? Nel Signore, che ha dato la sua vita per noi sulla croce, troveremo sempre l’amore incondizionato che riconosce la nostra vita come un bene e ci dà sempre la possibilità di ricominciare».
Strumenti della
misericordia di Dio
Dopo aver spiegato ai giovani come il Signore esercita la misericordia nei confronti dell’uomo, nella terza parte del suo discorso papa Francesco suggerisce come essere concretamente strumenti di questa misericordia verso il prossimo.
La prima indicazione del papa è l’esempio del beato Piergiorgio Frassati, il cui amore per Dio si concretizzava nel servizio ai poveri vissuto con grande discrezione, senza mai mettersi in mostra. Un esempio di vita utile a papa Francesco per mettere in evidenza il protagonismo della misericordia nella vita del cristiano: non solo la misericordia di Dio accolta, ma anche una misericordia del cristiano praticata.
Papa Francesco associa le beatitudini al capitolo 25 di Matteo, ricordando che sulla misericordia saremo giudicati. «Vi invito perciò a riscoprire le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Come vedete, la misericordia non è “buonismo”, né mero sentimentalismo. Qui c’è la verifica dell’autenticità del nostro essere discepoli di Gesù, della nostra credibilità in quanto cristiani nel mondo di oggi».
La proposta ai giovani di papa Francesco si fa ancora più concreta quando suggerisce di scegliere un’opera di misericordia corporale e una spirituale da mettere in pratica per i primi sette mesi del 2016, ispirandosi alla preghiera di santa Faustina Kowalska: « Aiutami, o Signore, a far sì che […] i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non nutra mai sospetti e non giudichi sulla base di apparenze esteriori, ma sappia scorgere ciò che c’è di bello nell’anima del mio prossimo e gli sia di aiuto […]il mio udito sia misericordioso, che mi chini sulle necessità del mio prossimo, che le mie orecchie non siano indifferenti ai dolori ed ai gemiti del mio prossimo […]la mia lingua sia misericordiosa e non parli mai sfavorevolmente del prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono […]le mie mani siano misericordiose e piene di buone azioni […]i miei piedi siano misericordiosi, in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo, vincendo la mia indolenza e la mia stanchezza […]il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo» (Diario, 163).
La misericordia esige le opere, e una delle opere più necessarie e più difficili da praticare è quella di perdonare chi ci ha offeso, chi ci ha fatto del male, i nemici. Papa Francesco confida di aver incontrato tanti giovani «che dicono di essere stanchi di questo mondo così diviso, in cui si scontrano sostenitori di fazioni diverse, ci sono tante guerre e c’è addirittura chi usa la propria religione come giustificazione per la violenza. Dobbiamo supplicare il Signore di donarci la grazia di essere misericordiosi con chi ci fa del male. Come Gesù che sulla croce pregava per coloro che lo avevano crocifisso: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). L’unica via per vincere il male è la misericordia. La giustizia è necessaria, eccome, ma da sola non basta. Giustizia e misericordia devono camminare insieme. Quanto vorrei che ci unissimo tutti in una preghiera corale, dal profondo dei nostri cuori, implorando che il Signore abbia misericordia di noi e del mondo intero!».
La GMG 2016 di Cracovia ha come scopo fondamentale l’incontro con Gesù misericordioso, ritratto nell’immagine del santuario: «Lui si fida di voi e conta su di voi!... Non abbiate paura di fissare i suoi occhi colmi di amore infinito nei vostri confronti e lasciatevi raggiungere dal suo sguardo misericordioso, pronto a perdonare ogni vostro peccato, uno sguardo capace di cambiare la vostra vita e di guarire le ferite delle vostre anime, uno sguardo che sazia la sete profonda che dimora nei vostri giovani cuori: sete di amore, di pace, di gioia, e di felicità vera. Venite a Lui e non abbiate paura! Venite per dirgli dal profondo dei vostri cuori: “Gesù confido in Te!”. Lasciatevi toccare dalla sua misericordia senza limiti per diventare a vostra volta apostoli della misericordia mediante le opere, le parole e la preghiera, nel nostro mondo ferito dall’egoismo, dall’odio, e da tanta disperazione».
Enzo Brena