Brena Enzo
Tra chiusure e nuove fondazioni
2016/4, p. 27
Guardare la realtà continuando a credere nel futuro. I Benedettini leggono la loro situazione a livello mondiale. La speranza viene dall’Africa e dall’Asia.

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Testimoni
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Uno studio statistico dal 2000 al 2014
TRA CHIUSURE
E NUOVE FONDAZIONI
Guardare la realtà continuando a credere nel futuro. I Benedettini leggono la loro situazione a livello mondiale. La speranza viene dall’Africa e dall’Asia.
I numeri sono importanti per interpretare, discernere e fare verifica. È quanto mostra lo studio statistico di p. Geraldo Gonzales y Lima, monaco benedettino di San Paolo (Brasile) ed economo di s. Anselmo a Roma. I numeri non sono esaustivi, ma offrono opportunità di riflessione utili per il futuro.
Andamento
generale
Quale evoluzione hanno conosciuto la confederazione benedettina e i cistercensi sparsi nei cinque continenti?
A partire dagli anni ’60, il movimento delle fondazioni assume una forma decisamente superiore a quella del periodo di fine ‘800 – prima metà del ‘900. Negli ultimi cinquant’anni ci sono state cinquecento fondazioni di monasteri, tra maschili e femminili, ma anche numerose chiusure a livello mondiale. Sono eventi che mutano la fisionomia delle diverse famiglie monastiche benedettine e il loro impatto nei continenti in cui sono impiantate.
Lo studio prende in esame il periodo che va dal 2000 al 2014. Nel mondo vi sono 1268 comunità benedettine: 838 femminili e 431 maschili. In quattordici anni, monache e suore benedettine sono calate di 2861 unità. Negli ultimi dieci anni, invece, i monaci benedettini sono calati di 740 unità. La maggior parte delle 83 congregazioni femminili e maschili hanno perduto membri, alcune anche un terzo. Di queste solo 13 sono cresciute, e 6 sono rimaste stabili.
Il periodo 2000-2014, registra 116 nuove fondazioni di monasteri femminili, di cui dieci tra il 2010 e il 2014; nello stesso periodo, le chiusure sono state 137, di cui 13 tra il 2010 e il 2014. Sono state 54 le nuove fondazioni di monasteri maschili, di cui solo 3 negli ultimi quattro anni; e 34 le chiusure, di cui 11 tra il 2010 e il 2014.
I dati unitari indicano un’importante caduta della proporzione delle fondazioni benedettine negli ultimi cinque anni: 170 nuove fondazioni in 14 anni, 13 negli ultimi quattro anni. Le chiusure sono state 171 in 14 anni (una media di 12 chiusure all’anno) di cui 24 nel periodo 2010-2014 (una media di 5 all’anno). La proporzione delle chiusure si è rallentata negli ultimi cinque anni considerati nello studio, anche se resta più forte di quella delle fondazioni.
Benedettini
in Africa
I monasteri femminili hanno registrato, nel periodo 2000-2014, 34 nuove fondazioni (4 negli ultimi quattro anni). Tra il 2010 e il 2014, le chiusure sono state 9, e riguardano soprattutto le case di missione. Nello stesso periodo, sono nati 15 nuovi monasteri maschili, tra i quali il primo del Mozambico. Le chiusure sono state 3.
Presi insieme, i dati femminili e maschili indicano 49 nuove fondazioni, 5 negli ultimi anni; le chiusure sono state 12.
La Tanzania occupa un posto di riguardo, per numero e storia, per l’esperienza benedettina africana. Fin dal 1887, la Santa Sede aveva affidato ai benedettini di S. Ottilien l’evangelizzazione del sud del paese. I monaci, insieme alle monache di Tutzing, hanno lasciato un segno profondo sulla vita religiosa del paese sia per le loro fondazioni così come per la fondazione di congregazioni locali. Ultimamente è stata impiantata anche una comunità camaldolese maschile.
«Attualmente, la Tanzania conta quattro abbazie maschili, due priorati e numerose piccole case; ci sono due priorati di suore benedettine di Tutzing, un monastero camaldolese e due congregazioni locali di suore benedettine che, da sole, contano più di mille suore! L’origine missionaria della maggioranza di queste fondazioni si può chiaramente riconoscere nelle attività di queste comunità, impegnate nelle scuole, in ospedali e cliniche, parrocchie e centri di accoglienza per ritiri».
Solo una delle quattro abbazie benedettine di s. Ottilien e i due priorati di Tutzing hanno ancora un superiore straniero. In tutti gli altri monasteri le responsabilità sono nelle mani dei nativi africani. Mentre le case di congregazioni internazionali sono garantite dai monasteri fondatori, le suore diocesane si trovano spesso molto isolate. Perciò, dal 2008, esiste l’associazione regionale Santa Matilde per un sostegno reciproco. Più recentemente, la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli ha costituito una struttura benedettina d’assistenza ecclesiastica per la congregazione tanzaniana di S. Agnese, per rafforzare i vari aspetti di questa congregazione: Costituzioni, formazione, leadership, economia, relazioni con i vescovi. Se l’operazione avrà successo, potrebbe diventare un modello anche per altre congregazioni.
I benedettini della Tanzania hanno svolto un importantissimo ruolo di diffusione del carisma benedettino nei paesi circostanti: Kenya, Uganda, Zambia, Mozambico. E i benedettini di Sudafrica, Zimbabwe, Namibia, Zambia e Mozambico si sono costituiti in associazione (BECOSA).
La situazione
in America
Nei monasteri femminili delle Americhe, tra il 2000 e il 2014, si sono avute 12 nuove fondazioni (1 negli ultimi quattro anni): 10 in America latina e 2 negli USA. Nello stesso periodo, si sono verificate 32 chiusure (3 negli ultimi quattro anni), di cui 21 negli USA.
Nello stesso periodo ci sono state 8 nuove fondazioni di monasteri maschili, nessuna negli ultimi quattro anni; e le chiusure sono state 15 (6 negli ultimi quattro anni).
I risultati cumulativi di monasteri femminili e maschili nelle Americhe registrano 20 nuove fondazioni, di cui solo una tra il 2010 e il 2014, e 47 chiusure, di cui 9 tra il 2010 e il 2014.
Come si può notare, le chiusure sono largamente superiori alle fondazioni (47/20). Mentre il Canada rimane tale e quale, senza fondazioni e chiusure, gli USA assistono a molte chiusure e solo due nuove fondazioni, così come Brasile e Messico, anche se in forma minore.
L’America latina, con una tradizione monastica più antica di quella asiatica o africana, sembra scontrarsi con difficoltà di rinnovamento più importanti che in passato. «La vita benedettina è un fenomeno molto recente e, a dire il vero, non fa veramente parte dell’identità nazionale all’interno delle Chiese locali, anche se alcune abbazie hanno ottenuto recentemente una certa reputazione a motivo delle loro scuole. Tuttavia, anche questi monasteri sono molto fragili».
La vita monastica non è molto presente sul territorio: poche comunità, perlopiù piccole e isolate rispetto ai monasteri più vicini o alla propria case-madre. In molti casi non c’è che un monastero in tutto il paese, fondato da monaci provenienti dall’Europa o dagli USA per aprire una scuola o altri servizi pastorali o sociali.
A fronte di una condizione della vita monastica benedettina piuttosto incerta e stagnante quanto a vocazioni, le condizioni dei cistercensi (OCSO) appaiono più stabili «per due ragioni: hanno un’idea più chiara della loro identità e appartengono a un Ordine meglio organizzato e centralizzato, che offre una forma più coerente di assistenza e di governo».
L’aspetto vocazionale è centrale nella valutazione della situazione: molti abbandoni prima o dopo i primi voti e anche tra professi solenni. La formazione iniziale e permanente è carente in diversi monasteri, e c’è mancanza cronica di monaci formatori, amministratori e adatti al servizio di superiori. Benché siano problemi presenti in tutte le comunità, sembra che quelle maschili si rivelino più fragili di quelle femminili, e che le vocazioni provenienti da movimenti e associazioni siano più strutturate.
In una società in via di scristianizzazione, la Chiesa cattolica risulta meno dominante che in passato, mentre protestantesimo e sette para-cristiane sono in crescita. Ciononostante, c’è molta vita nella Chiesa, e l’America latina appare come il continente della speranza.
Crescita
in Asia
Tra il 2000 e il 2014 in Asia ci sono state 48 nuove fondazioni di monasteri femminili (2 negli ultimi quattro anni): 18 in Corea, 16 in India, 6 nelle filippine, 3 in Sri Lanka, 2 altrove e 1 in Indonesia, Birmania e Vietnam. Nello stesso periodo le chiusure sono state 19: 8 in Corea, 5 in India, 2 in Giappone, 1 in Cina, Filippine, Taiwan, Sri Lanka. Nessuna chiusura tra il 2010 e il 2104.
Per i monasteri maschili, si registrano 11 nuove fondazioni tra il 2000 e il 2014, una sola di queste dopo il 2010. Nessuna chiusura nello stesso periodo. Tra femminili e maschili ci sono state 59 nuove fondazioni e 19 chiusure.
L’Asia è il continente con il maggior numero di fondazioni, ma la proporzione delle chiusure è elevata. Quanto a numeri, Asia e Africa si bilanciano. La Corea è il primo tra i paesi fondatori, ma l’India appare essere il paese più vivo e interessante quanto a vita monastica. Le Filippine rimangono un paese molto prospero di vocazioni, mentre Indonesia, Birmania e Tailandia hanno da poco accolto la vita benedettina.
Europa
e Oceania
Nel nostro continente, dal 2000 al 2014, in ambito femminile ci sono state 21 fondazioni (2 negli ultimi quattro anni): 7 in Italia, 3 in Ucraina, 2 in Bielorussia, Francia e Regno Unito, 1 in Belgio, Georgia, Repubblica Ceca, Germania, Olanda. Nello stesso periodo le chiusure sono state 52 (7 negli ultimi quattro anni): 18 in Italia, 10 in Francia, 4 in Germania, 4 nel Regno Unito, 4 in Polonia, 3 in Ucraina, 2 in Belgio e Spagna, 1 in Portogallo, Lituania, Olanda, Bielorussia, Romania.
In ambito maschile ci sono state 20 fondazioni, di cui 1 tra il 2010 e il 2014. Le chiusure sono state 16, 3 negli ultimi quattro anni.
I dati femminili e maschili uniti presentano un quadro di 41 fondazioni e 68 chiusure.
Nonostante le chiusure siano più numerose rispetto agli altri continenti, l’Europa si mantiene attiva, dal momento che è il luogo in cui si trova la maggior parte dei monasteri. Lo studio fa notare che l’Europa dell’est è sede di sei nuove fondazioni, ma anche in Italia ci sono numerose fondazioni nonostante le tante chiusure. «Il rapporto tra nuove fondazioni e chiusure di monasteri in Italia è molto complesso poiché ci sono molti monasteri storici con comunità molto piccole e anziane che sono sul punto di chiudere e nello stesso tempo ci sono fondazioni di piccoli monasteri o case monastiche». Il fatto che la congregazione cassinese si sia riunita a quella di Subiaco ha avuto come conseguenza che piccoli monasteri cassinesi sono divenuti case dipendenti da altre abbazie. A ciò va aggiunto che molti monasteri femminili italiani non sono membri di alcuna congregazione o federazione, ma restano autonomi e direttamente legati ai vescovi locali.
Si prevedono numerose chiusure negli anni a venire in Italia, sia in ambito maschile che femminile. Ma la questione più importante è: «in questo panorama, quale può essere la via giusta? Permettere a comunità anziane e poco numerose di unirsi ad altre per vivere una nuova realtà, o aprirsi a vie di rinnovamento, eventualmente cambiando posto e abbandonando vecchie strutture?». I fatti dicono che il movimento di fondazione non si è spento in Europa, anche se si è molto rallentato negli ultimi cinque anni.
In Oceania, nel periodo 2000-2014, i monasteri femminili hanno registrato 1 sola nuova fondazione, in Nuova Zelanda, e 25 chiusure in Australia. Nello stesso periodo, i monasteri maschili non hanno visto alcuna fondazione né chiusura.
A livello mondiale, il numero complessivo di monasteri femminili e maschili nel periodo 2000-2014 registra il calo di una unità. Ma sono l’Africa (37) e l’Asia (40) a bilanciare questa sommatoria, visto che la diminuzione riguarda l’Europa (-27), le Americhe (-27) e l’Oceania (-24).
In ambito femminile, numerose chiusure riguardano case dipendenti legate a una missione e appartenenti a una congregazione benedettina. Certi monasteri sono comunità molto piccole, con monache anziane e malate.
I paesi con maggior numero di fondazioni sono: Tanzania (20), Corea (18), India (16), Italia (7) e Filippine (6). Maggior numero di chiusure in Australia (25), USA (21), Italia (18), Francia (10), Corea (8), Brasile (6) e Polonia (4). Zambia, Indonesia e Birmania hanno avuto per la prima volta una presenza di benedettine.
In ambito maschile è degno di nota il fatto che i benedettini si siano impiantati in nuovi paesi: Bangladesh, Benin, RDC, Cuba, Lituania, Namibia, Slovacchia, Slovenia, Mozambico e Tailandia. Maggior numero di chiusure in USA (5), Italia (5), Francia (3), Brasile (2), Messico e Regno Unito (1). Anche per gli uomini, numerose sono le comunità piccole e con monaci anziani e malati. Sembra che la Cina possa divenire, a lungo termine, il futuro luogo di molte fondazioni.
In un mondo in continua evoluzione è inevitabile che i monasteri vivano alcuni sconvolgimenti. Ma è soprattutto a partire dal 2010 che le cose si sono fatte più complesse riguardo alle fondazioni. La causa è la diminuzione numerica? Se questa fosse la ragione, non ci si spiega come mai anche in Africa e Asia vi è un’analoga flessione. Bisogna pensare a una crisi della trascendenza che relativizza un impegno contemplativo come quello monastico? È la crisi economica che non permette di lanciarsi in investimenti a lungo termine? O monaci e monache non sono più inclini a raccogliere la sfida della fede? Tutte le ipotesi sono plausibili. Certamente, fondare richiede determinazione, reale coraggio e un impegno economico a lungo termine, e non tutte le comunità sono pronte a questo.
A ciò si aggiunge che la leadership nelle comunità si rivela sempre più complessa, per la difficoltà di trovare persone disponibili a diventare abati o abbadesse. E lo stesso problema si ripropone per maestri/e di formazione e responsabili dell’economia.
I monaci
Cistercensi
L’ordine cistercense (OCist) ha conosciuto tre chiusure nel periodo 2000-2014: Danimarca, Belgio, Olanda, e nuove fondazioni in Vietnam, USA e Germania, dove proprio i monaci vietnamiti si sono resi protagonisti di aperture o riaperture di monasteri.
Dato molto interessante: metà dell’ordine cistercense, tra uomini e donne, è in Vietnam (1250 su 2500)!
I cistercensi di stretta osservanza (OCSO), o trappisti, contano 3000 monaci e 1875 monache, ripartiti in 172 monasteri. Nel periodo interessato dalla ricerca le nuove fondazioni sono state 13 e le chiusure 3. P. Eamon Fitzgerald, abate generale dei trappisti, faceva notare nel 2014 che «tra le 48 case più antiche dell’Ordine (attualmente più in difficoltà) si trovano le case fondatrici di altri 83 monasteri di monaci e 54 di monache. Ciò significa che il sostegno di cui una casa filiale ha bisogno (in termini pastorali, formativi, economici e di personale) potrebbe essere messo a rischio».
Enzo Brena