Cabra Piergiordano
La moltiplicazione dei cani
2016/4, p. 5
Mi capita sempre più spesso di avere la sensazione di stare assistendo al miracolo della moltiplicazione dei cani e alla diminuzione degli esseri umani.
LA MOLTIPLICAZIONE DEI CANI
Mi capita sempre più spesso di avere la sensazione di stare assistendo al miracolo della moltiplicazione dei cani e alla diminuzione degli esseri umani.
Le giovani signore avanzano per strade affollate, orgogliose di farsi precedere dal loro nuovo compagno, robusto e aitante, ancora più fiere di poterlo tenere al guinzaglio, sicure in tal modo di non farlo scappare.
Le meno scalpitanti preferiscono accompagnare premurose e compiacenti il loro cagnolino, vestito alla moda, secondo i canoni dell’ultima sfilata, quali componenti della nuova esibita nobiltà familiare.
Uomini, per lo più maturi e pensosi, scivolano furtivi tra le ultime ombre della notte e le prime luci del mattino per tenere in forma, attraverso un footing salutare, il loro inquieto quadrupede, finalmente lieto di frugare in ogni luogo, alla ricerca di qualche cibo meno raffinato di quello consigliato dalla TV, ma più gustoso per un palato canino.
L’aumento della presenza, presumibilmente amorosa, degli animali, sulla platea pubblica e privata dell’evoluta comunità di vita degli umani, è un indice di civiltà, assicurano gli esperti. E su questo è d’ obbligo essere d’accordo.
Ma oggi, leggendo una paginetta del Vangelo di Matteo (15, 21-28) ho avuto l’impressione che forse i cari quadrupedi, siano potenti intercessori che strappano miracoli a un Maestro decisamente riluttante a compierli.
Il quale ha dovuto cedere, stupito, di fronte alla replica di una insistente, indiscreta e disperata signora straniera: “E’ vero Signore. Eppure i cagnolini, mangiano le briciole che cadono dalla tavola del loro padrone”. E lui si sente obbligato a fare il miracolo richiesto e prima rifiutato.
I cagnolini appaiono ambigui e fortissimi, se sono usati come argomento per prendere in contropiede il Maestro, che prima li aveva citati per resistere alla richiesta.
La cosa è intrigante, dal momento che ha a che fare con una grossa operazione: essere liberati da “un demonio che tormenta”, come informa in modo sintetico l’evangelista Matteo.
Questo demonio che tormenta, oggi, senza dubbio più di ogni altro, è facilmente individuabile nel tormento della solitudine, in sorprendente aumento proprio con la moltiplicazione dei mezzi di comunicazione.
Una solitudine tale che fa aggrappare a tutto, compreso il cane.
E così, se lo sfoggio del cane di alto lignaggio può apparire una sfida a viso aperto alla solitudine, o una magra compensazione a desideri inappagati, la silente presenza di un cagnolino può rappresentare la ricerca accorata di riempire dei vuoti dolorosi.
Perché la solitudine è un terribile “demonio che tormenta”, un demonio che va scacciato.
E tu, fedele animale, sai di fare quello che puoi, ma sai anche di non poter competere con quel demonio che tormenta.
A meno che tu non riesca a far uscire i tuoi angustiati padroni da se stessi per portarli sulla strada dove è possibile incontrare gli altri, vedere il loro bisogno di aiuto, e far comprendere che è dando che si riceve.
Il demone della solitudine trema quando qualcuno apre la porta del proprio cuore agli altri.
Su quella strada è più facile incontrare anche il Maestro, il quale, vedendoti, si ricorderà delle briciole che non possono essere negate a nessuno, e, mosso a pietà, scaccerà il plumbeo inquilino che tormenta tante esistenze!
Tu, il tuo prossimo, il Maestro: che trio potente contro la devastante solitudine!
Piergiordano Cabra