Prezzi Lorenzo
Uno sguardo nuovo
2016/3, p. 1
14 mesi dedicati alla vita consacrata. Il cambiamento di maggiore importanza è relativo all’immagine complessiva sulla vita consacrata nella Chiesa. È come ci fossero una luce nuova e colori nuovi. È nuovo lo sguardo su una realtà uscita dal cono d’ombra. I punti problematici e le sfide che rimangono.
Anno della vita consacrata: un bilancio
UNO SGUARDO
NUOVO
14 mesi dedicati alla vita consacrata. Il cambiamento di maggiore importanza è relativo all’immagine complessiva sulla vita consacrata nella Chiesa. È come ci fossero una luce nuova e colori nuovi. È nuovo lo sguardo su una realtà uscita dal cono d’ombra. I punti problematici e le sfide che rimangono.
Una prima valutazione sintetica sull’anno della vita consacrata (30 novembre 2014 – 2 febbraio 2016; cf. Testimoni 6/2015 p. 1) non può fondarsi sull’improvviso rovesciamento di tendenze (numeri, opere, dislocazione internazionale ecc.), né su iniziative clamorose. I processi di fondo sono in evoluzione sia nei loro elementi positivi che negativi. Ma c’è un cambiamento di notevole importanza ed è relativo all’immagine complessiva sulla vita consacrata nella Chiesa. È come ci fossero una luce nuova e colori nuovi. È nuovo lo sguardo ecclesiale sui religiosi e dei religiosi su se stessi. Permangono i riferimenti magisteriali-teologici e le medesime fatiche, ma l’insieme della vita consacrata è uscita dal cono d’ombra in cui sembrava risucchiata. Per la prima volta i circa 800.000 religiosi e religiose (di diritto pontificio) e i 700.000 di diritto diocesano, raccolti in 3.700 famiglie e fondazioni hanno fatto esperienza di un anno pastorale specificamente dedicato a loro. È la prima volta nella storia.
Luoghi
di Vangelo
«Voi – aveva ammonito l’esortazione post-sinodale Vita consecrata – non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire. Guardate al futuro nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi». Temi e ottica ripresi nella lettera apostolica con cui papa Francesco ha avviato l’anno (21 novembre 2014). In essa esortava i consacrati a guardare il passato con gratitudine, a vivere il presente con passione, ad abbracciare il futuro con speranza. E affidava loro alcune parole prospettiche: la gioia, la profezia, la comunione, i poveri. «Mi attendo dunque non che teniate vive delle “utopie”, ma che sappiate creare “altri luoghi”, dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore reciproco».
Nella calorosa udienza del 1 febbraio 2016, a conclusione dell’ultima grande iniziativa che ha visto radunate tutte le forme della consacrazione cattolica (cf. lo Speciale a p. 40) il Papa riprende con toni accorati il tema della speranza: «Vi confesso che a me costa tanto quando vedo il calo delle vocazioni, quando ricevo i vescovi e domando loro: “Quanti seminaristi avete?” “4, 5…”. Quando voi, nelle vostre comunità religiose – maschili o femminili – avete un novizio, una novizia, due… e la comunità invecchia, invecchia». «E a me questo fa venire una tentazione che va contro la speranza: “Ma, Signore, cosa succede? Perché il ventre della vita consacrata diventa tanto sterile?”». E richiamando la domanda a Dio per la fecondità di Anna, madre del profeta Samuele (1 Sam 1,9-18), continua: «Io domando a voi: il vostro cuore, davanti a questo calo delle vocazioni, prega con questa intensità? “La nostra congregazione ha bisogno di figli, la nostra congregazione ha bisogno di figlie…”. Il Signore che è stato tanto generoso non mancherà la sua promessa. Ma dobbiamo chiederlo. Dobbiamo bussare alla porta del suo cuore».
Rileggendo le istanze fondative nell’esperienza di Gesù e dei suoi discepoli, C. Theobald, nell’ultimo evento romano, riconosce nel circolo virtuoso fra esperienza di Dio (nella preghiera e nell’avvertire la sua presenza e la sua parola) con i gesti concreti della vita (incontri, accoglienza, ridefinizione dei rapporti sociali) il fornello atomico di ogni fondazione. Ogni momento di crisi - ed è il caso dell’attuale - il riferimento all’intimità con Gesù è condizione necessaria per ogni profezia e libertà creatrice. Scompaiono in questo orizzonte molte discussioni relative all’identità teologicamente e canonicamente precisata, come anche le pretese di distinzioni dentro e fuori i confini della vita consacrata. Emerge piuttosto il suo essenziale fondamento ecclesiale e battesimale.
Sospetti
e fiducia
Papa Francesco è un gesuita, un religioso. L’ultimo papa religioso fu Gregorio XVI eletto nel 1831, un camaldolese. Con papa Francesco la vita religiosa fruisce di una rara opportunità e di una grazia preziosa. Dopo la grande stagione di Paolo VI e del card. Edoardo F. Pironio si è aperto il lungo periodo del “sospetto”. In termini espliciti lo rievoca il carmelitano Bruno Secondin: «Snobbata nei sinodi continentali e in quelli tematici, affaticata di suo per l’anemia di forze e la crisi di progettualità, la vita consacrata ha continuato il suo servizio, ha subito umiliazioni senza quasi essere calcolata. Resa invisibile e sub tutela, per favorire invece il protagonismo di altre aggregazioni rampanti e accusata di lasciarsi portare all’imborghesimento. Gratuitamente anche criticata come residuo in via di estinzione. E ora invece con Francesco chiamata a un nuovo protagonismo, tolta dall’emarginazione e dall’invisibilità, per partecipare alla nuova forma Ecclesiae, con coraggio profetico… Non più una specie di reperto storico da museo, ma invitata a primerear, a prendere iniziativa, a stare diritta in tutta la sua originalità, a “svegliare il mondo”, ad abitare le megalopoli con le loro ambiguità, complessità, sfide a tutto campo».
Il clima positivo e il nuovo sguardo non hanno certo risolto i problemi ma permettono di recepire le sollecitazioni positive distribuite lungo l’anno da parte della Congregazione per i religiosi. A partire da un documento sulla gestione economica che si sta rivelando uno dei punti dolenti della esperienza religiosa: Linee orientative per la gestione dei beni negli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica (settembre 2014). A dicembre 2015 è stato pubblicato un testo su Identità e missione del fratello religioso nella Chiesa. La preoccupazione maggiore è di dare vigore alla sequela secolare, alla dimensione battesimale, che trova riscontro nella grande maggioranza di laiche e laici dentro la vita consacrata.
Sono attesi altri documenti che slitteranno probabilmente ai mesi prossimi. Fra questi la riscrittura di Sponsa Verbi, il testo di riferimento per la vita contemplativa femminile, fortemente criticato fin dal suo apparire per il suo conservatorismo e l’assenza di ascolto delle interessate. È atteso anche l’aggiornamento di Mutuae relationes, per rinnovare i legami fra religiose/religiosi con le Chiese locali in termini più di testimonianza e di partecipazione che di differenziazioni e autonomie giuridiche.
Convegni
e frontiere
Ma forse i tratti più originali sono contenuti nei convegni organizzati a Roma e nelle lettere circolari. Per la prima volta è stato organizzato un confronto sulla vita consacrata nelle diverse confessioni cristiane (gennaio 2015). Una valanga di adesioni hanno conosciuto il convegno sulla formazione (aprile 2015) e la convocazione per i giovani religiosi (6.000 a settembre 2015). In occasione della settimana conclusiva (28 gennaio – 2 febbraio 2016) 6.000 consacrati si sono dati raduno a Roma, secondo tutte le forme di radicalità evangelica: nuove fondazioni, istituti secolari, ordo virginum, contemplativi, religiosi e religiose, eremiti ecc. I convegni, oltre al dato celebrativo, hanno rappresentato il tendenziale superamento di molte fratture: la dimensione ecumenica ha reso evidente l’attuale consenso di tutte le confessioni cristiane alla vita consacrata; la riflessione formativa e la convocazione giovanile hanno indicato la necessità di tradurre il carisma in una condizione multiculturale e multi-religiosa e in un radicamento extra-europeo ormai consolidato; la raccolta di tutte le forme della sequela radicale supera le questioni delle distinzioni carismatiche e apre all’interlocuzione con l’intero popolo di Dio.
Di buona fattura, ma non molto divulgate, le lettere circolari. Dalla prima, Rallegratevi, che componeva molti testi suggestivi del papa, alle successive, Scrutate e Contemplate, maggiormente elaborate e strutturate. Sul tema della contemplazione, ad esempio, si è operato su un doppio registro: il riferimento al Cantico dei Cantici è stato affiancato dalle esperienze mistiche di Teresa d’Ávila e Giovanni della Croce. Operando inoltre un duplice ampliamento: da un lato, sulla scorta di Francesco, la contemplazione si attiva nella comprensione del presente e dall’altro si indicano come riferimenti alti, l’esperienza di Etty Hillesum (ebrea) e la forma di martirio dei monaci di Tibhirine.
Limiti
e scandali
Non sono certo mancati i segni della fatica ed elementi di scandalo. Mons. J. Carballo, segretario della Congregazione per i religiosi, ha espresso in più occasioni la preoccupazione su alcune tendenze negative. Come quella manifestata dai circa 3.000 abbandoni l’anno, dai 39 istituti commissariati, dai 15 fondatori messi sotto inchiesta. Gli scandali hanno toccato in particolare le nuove fondazioni, ma anche quelle tradizionali. Le prime prevalentemente sul versante dei comportamenti e del governo, le seconde su quello dei beni e dei soldi. Anche se, va detto, spesso, le congregazioni tradizionali sono vittime e non attori di comportamenti economici scorretti. La collaborazione fra le congregazioni risulta più facile sui nuovi progetti, ma molto più difficile sulle opere in atto, come istituti, edizioni, università.
Il bene fa meno rumore, ma è assai più esteso. I religiosi portano ancora il peso maggiore della missio ad gentes e la loro presenza nelle Chiese locali è spesso decisiva in ordine alla testimonianza cristiana e all’accompagnamento spirituale dei fedeli. Sono in crescita le famiglie spirituali che fanno riferimento alle fondazioni religiose.
Bene, però...
Quale ricaduta ha avuto l’anno della vita consacrata sul popolo di Dio? Difficile anche solo indicare sommariamente quanto è successo. Di solito le Conferenze episcopali hanno emesso testi e comunicati, magari dedicando parte della loro riunione assembleare a questo tema. È stato il caso dell’Italia, della Francia e della Svizzera. In Germania non è andato a buon fine l’intento di un grande raduno a Berlino dei religiosi tedeschi. In tutto il Nord Europa sono ormai abituali le «giornate aperte» dei conventi e delle case religiose. In Francia si sono dati raduno i giovani religiosi. Diverse iniziative sono state promosse in Spagna, Romania, Slovacchia e Portogallo. Importanti assemblee e convegni sono stati realizzati a Lubumbashi, in Congo, in Vietnam, nelle Filippine, in Messico, in Perù. Per l’Italia, in quasi tutte le diocesi è stata celebrata con maggiore solennità la giornata della vita consacrata e, in numerosi casi, i vescovi hanno dedicato una lettera pastorale alla questione. Molto più presenti sui media cattolici i religiosi e le religiose hanno potuto raccontare le loro attività e i loro carismi. Come è stato comune anche dedicare alcune riunioni dei consigli presbiterali e pastorali alla vita consacrata. In diversi casi l’occasione è stata propizia per interrogarsi circa l’assenza o il progressivo venir meno della presenza delle famiglie religiose tradizionali. Ma, nell’insieme, i religiosi e le religiose hanno l’impressione che non si sia andati in profondità, oltre un atteggiamento di benevola condiscendenza. Le Chiese locali sono lontane dal percepire che la grave crisi in Occidente della vita consacrata è il segnale più corposo di una sfida che interessa l’intero corpo delle Chiese locali e che il modo con cui i religiosi sapranno rispondere ai «segni dei tempi» diventerà un elemento prezioso per tutti.
Le sfide
Il segno non decisivo, ma sostanzialmente positivo di quest’anno, lascia aperti alcuni orizzonti per il futuro della vita consacrata. Fra le sfide maggiori ne ricorderei cinque. Anzitutto: la crisi non è finita. Molte famiglie religiose scompariranno, soprattutto quelle che non hanno radicamento internazionale. Rimane decisiva, in ogni caso, la capacità di tenuta nel contesto europeo, anche se non più centrale. In secondo luogo, il ruolo della donna e dei laici nella Chiesa. La vita consacrata è per gran parte femminile, ma il suo peso non è adeguato e la coscienza femminile non ha sufficiente spazio nelle strutture ecclesiali. La positiva soluzione del contenzioso con le suore americane, inutilmente enfatizzato nel passato recente, non costituisce un arrivo. In terzo luogo, il passaggio dall’istituzione alla missione, dal ragionare per opere e numeri a pensare per reti e per testimonianze emblematiche. Vi è una domanda di conversione e riforma che non possiamo ignorare. Ancora, il compito della profezia. Essa si radica nella vita comunitaria, in stili di vita antinomici rispetto alla cultura mondana e in una apertura escatologica senza la quale la vita religiosa non respira più. Infine, la testimonianza della gioia del Vangelo. La letizia e la bellezza evangelica illuminano i volti dei consacrati e delle consacrate felici. A prescindere dalla loro età.
Lorenzo Prezzi