La cura della vita
2016/2, p. 47
La vita è un cammino di completamento,
un viaggio verso la vita piena,
secondo le parole di Gesù: «Io sono
la via, la verità e la vita» (Gv 14,6).
Perciò nell’educare a prendersi cura
della vita, bisogna educare la coscienza
delle singole persone e delle
comunità a entrare in relazione generativa
alla sequela del Maestro,
per rispondere, nell’orizzonte dell’alleanza,
con fedeltà a Dio e all’uomo
e per guardare in profondità e
con più comprensione la persona alla
luce del vangelo.
Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.
Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
NOVITA’ LIBRARIA
la cura della vita
Padre Michele Mazzeo, docente al Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e allo Studio teologico San Pio X di Catanzaro, presenta un approfondito studio sulla relazione tra Bibbia e bioetica, affronta le problematiche dell’etica della vita evidenziando gli interrogativi originati dal progresso scientifico-tecnologico in campo medico e che oggi riguardano sempre più la persona, la famiglia, la società, le istituzioni. «Nel panorama sempre mutevole e ricco del terzo millennio il rischio, paradossale ma reale, è quello di non riuscire a incontrarsi e dialogare perché ciascuno ritiene di vedere meglio degli altri la via da percorrere verso la verità e la cura della vita, le soluzioni d'intervento e i mezzi per realizzarle». È necessario trovare vie condivise che consentano di affrontare in modo umano e sapienziale gli eventi della vita.
Bibbia e bioetica
«Nel mondo globalizzato in cui ci troviamo a vivere, l'uomo è esposto a condizionamenti e manipolazioni abilmente camuffati e pervasivi», che tendono a farlo diventare un oggetto, una cosa, un «vissuto», invece di un «essere vivente», ostacolando la sua crescita come «soggetto attivo, libero, responsabile, progettuale». Esaminando nel contesto biblico il comportamento di Gesù nei confronti della persona, non c’è situazione in cui la persona non venga posta «al centro» della comunità e delle istituzioni, di ogni relazione, dove anche il silenzio diventa comunicazione, relazione, terapia.
«Quando una persona ha un difetto cerca di coprirlo. Gesù, invece, fa dei nostri punti di debolezza/fragilità il luogo dell'incontro/relazione con lui, con Dio, fra noi e con gli altri ponendoci al centro della domanda sulla vita umana». Colpisce negli ordini di Gesù un dato strano: a uno zoppo dice «cammina»; all'uomo dalla mano rattrappita «stendila»; a un cieco «riabbi la vista»; a una persona morta «rialzati/sorgi». Egli dà ordini umanamente impossibili da eseguire, ma ciò che a noi pare impossibile, Gesù lo rende possibile. «Tutti i miracoli di Gesù vanno nella direzione della vita piena: piedi che camminano, occhi che vedono, orecchie che sentono, bocche che parlano, mani che toccano, vite spezzate che tornano a vivere, cuori che amano. Gesù è venuto a farci vedere che attraverso i segni/azioni del regno di Dio, se lo vuoi, è possibile per te avere questo cuore, questa mano, questi occhi, queste orecchie capaci di entrare in relazione».
Dignità della vita e formazione
«In una cultura che enfatizza i bisogni indotti, creati per una logica di mercato e non per rispondere ai reali bisogni dell'uomo, la persona rischia di essere gradualmente espropriata della sua identità e centralità. Perciò è necessaria un'azione educativa e formativa permanente e adeguata alle varie fasi e condizioni dell'esistenza, capace di aiutare a saper guardare, giudicare, valutare e decidere rettamente. L'informazione libera deve essere l'architrave di questo processo di cambiamento e di riconversione, in cui le persone diventano sempre più soggetti consapevoli». È necessario tornare ad affrontare i temi della vita passando per una coerenza morale mai delegabile nelle diversi fasi.
«Ogni uomo, ogni donna assumono delle decisioni verso la vita umana nelle sue diverse fasi, da quella nel grembo e appena nata, a quella nel pieno vigore, fino a quella della fragilità, dalla vecchiaia fino alla malattia e oltre (che possono mutare nelle forme per motivi socioculturali, economici, parentali, politici, religiosi)», ma restano scelte della coscienza. Cambia l'ambiente vitale, cambiano le condizioni socioculturali, ma non la domanda su «che cos'è l'uomo perché tu te ne curi?» (Sal 8,5).
«Questo punto bifocale (cura della vita e minaccia della vita), ci sembra uno dei contributi biblici più importanti per l'etica e la bioetica, per un processo di umanizzazione».
Prendersi cura della vita
La vita è aperta al futuro, verso la vera casa del mondo che è la casa di Dio: ogni uomo è in cammino per ricevere, chiamato a rispondere, camminare, fare delle scelte. E qui sta il cuore dell'alleanza, dell'etica e della bioetica, perché sono queste le coordinate della rivelazione, della verità della relazione Dio-uomo e della cura della vita.
«Il senso dell'essere chiamati a partecipare al progetto/mistero di vita come evento generativo nell'amore riguarda la vita totale: corporea e di relazione con Dio, la vita nascente (paternità/maternità), la vita di relazione con gli altri e anche la vita futura. Si comprende così come il rapporto fra vita terrena e vita definitiva sia sorgivo e determini diverse altre realtà, inclusa quella che il NT chiama generatività spirituale».
La vita è un cammino di completamento, un viaggio verso la vita piena, secondo le parole di Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Perciò nell'educare a prendersi cura della vita, bisogna educare la coscienza delle singole persone e delle comunità a entrare in relazione generativa alla sequela del Maestro, per rispondere, nell'orizzonte dell'alleanza, con fedeltà a Dio e all'uomo e per guardare in profondità e con più comprensione la persona alla luce del vangelo.
Anna Maria Gellini