La sofferenza, scandalo o mistero?
2016/2, p. 40
Il mistero della sofferenza umana e la proclamazione
della risurrezione in Cristo trovano il loro punto di incontro
quando si considera il rapporto che esiste tra la
croce e la risurrezione di Gesù.
VOCE DELLO SPIRITO
La sofferenza
scandalo o mistero?
Il mistero della sofferenza umana e la proclamazione della risurrezione in Cristo trovano il loro punto di incontro quando si considera il rapporto che esiste tra la croce e la risurrezione di Gesù.
Spesso oggi, anche tra i credenti, si parla della sofferenza dell'uomo come problema da affrontare e risolvere con ragionamenti umani. Fondamentalmente la sofferenza non è un problema, bensì uno "scandalo". Gesù stesso nella sua esistenza ha sentito e vissuto fino in fondo la realtà scandalosa della sofferenza, ne ha provato l'orrore, l'ingiustizia e l'inaccettabilità. Egli ha espresso tutto ciò nel grido rivolto al Padre sulla croce: "Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mt 27,46). La sofferenza, in realtà, non è solo scandalo: per il cristiano essa è soprattutto "mistero" che avvolge la vita secondo tre aspetti: come realtà che supera la mente umana e ogni tentativo di spiegazione esauriente della ragione; come realtà che abbraccia tutto l'essere dell'uomo nelle sue più profonde dimensioni esistenziali e lo impegna a prendere posizione; infine, come realtà che l'uomo deve decifrare nelle sue sfaccettature molteplici. Tale mistero, però, colto nella sua dimensione salvifico-cristiana, coinvolge ad un tempo Dio e l'uomo. È solo nella prospettiva del mistero pasquale di morte e di risurrezione del Cristo che si trova una risposta al problema esistenziale del dolore umano. Sappiamo, infatti, che la vita non è mai senza sofferenza e senza croce, perché la purificazione, la crescita e la conquista della vera libertà comportano dei distacchi dolorosi e di morte. Il cristiano, quindi, ha in sé una forza che lo sorregge nel suo cammino di vita, ed essa risiede non nella sofferenza stessa, ma nella logica di fede alimentata dallo Spirito che sgorga dal costato di Cristo (cf Gv 7,38; 19,34). È la persona di Gesù con la sua parola e la sua opera, come attestano i vangeli, che legittima la ricerca costante del senso vero della sofferenza umana e della croce. Gesù di Nazareth rappresenta, dunque, la massima rivelazione dell'uomo a se stesso e, di conseguenza, l'unica risposta al mistero della sua sofferenza (GS 22).
Dio parla al Giusto sofferente in un modo del tutto singolare, che noi chiamiamo il "silenzio di Dio". Tale suo agire è così misterioso e straordinario da sfuggire ad ogni logica umana. Esistono così due modi per superare la sofferenza dell'uomo: il primo segue l'istinto della sua natura mediante la soddisfazione dei suoi desideri; il secondo segue la logica divina che non guarda al transitorio, ma punta al cambiamento del cuore e al risultato vincente e finale. La logica che seguono i vangeli è la seconda. Lo Spirito di Dio è intervenuto sul Cristo sostenendolo nella sua rinuncia alle passioni umane e nella sua sofferenza come Salvatore. Dio ha effuso il Figlio del suo amore. Gli ha fatto vivere tutti i momenti della sua vita terrena, anche i più dolorosi, perché ciò che è umano fosse riscattato da lui integralmente. Questo modo di agire di Dio vale anche per la vita di ogni uomo: il Signore propone un cammino di salvezza che cambia l'intimo del cuore umano, e questo, obbedendo, è in grado di trasformare la radice del male nella logica divina.
Giorgio Zevini
da Gesù e la catechesi nei vangeli
per un itinerario di vita cristiana
Libreria Editrice Vaticana 2015