Gellini Anna Maria
XXIV° Giornata mondiale del malato
2016/2, p. 23
Il tema scelto da papa Francesco per la XXIV Giornata mondiale del malato si inserisce all’interno del Giubileo straordinario della Misericordia. La celebrazione solenne a Nazareth, unisce la memoria liturgica della B. V. Maria di Lourdes con l’inizio della missione salvifica di Gesù.
XXIV° Giornata mondiale del malato
«Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5)»
Il tema scelto da papa Francesco per la XXIV Giornata mondiale del malato si inserisce all’interno del Giubileo straordinario della Misericordia. La celebrazione solenne a Nazareth, unisce la memoria liturgica della B. V. Maria di Lourdes con l’inizio della missione salvifica di Gesù che ascrive a sé le parole del profeta Isaia, come ci riferisce l’evangelista Luca: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore» (4,18-19).
Il Papa propone la figura di Maria come mediatrice tra la nostra umanità e suo Figlio Gesù, e racconta l’episodio evangelico delle nozze di Cana, dove Cristo compì il suo primo “segno”.
Le nozze di Cana, icona della Chiesa
Al centro dell’icona «c’è Gesù misericordioso che compie il segno; intorno a Lui ci sono i discepoli; e vicino a Gesù e ai suoi discepoli c’è Maria, Madre provvidente e orante. Maria partecipa alla gioia della gente comune e contribuisce ad accrescerla; intercede presso suo Figlio per il bene degli sposi e di tutti gli invitati.» La sollecitudine di Maria fa sì che a Cana si profilino «i tratti distintivi di Gesù e della sua missione: Egli è Colui che soccorre chi è in difficoltà e nel bisogno. E infatti nel suo ministero messianico guarirà molti da malattie, infermità e spiriti cattivi, donerà la vista ai ciechi, farà camminare gli zoppi, restituirà salute e dignità ai lebbrosi, risusciterà i morti, ai poveri annunzierà la buona novella (cfr Lc 7,21-22). E la richiesta di Maria, durante il banchetto nuziale, suggerita dallo Spirito Santo al suo cuore materno, fece emergere non solo il potere messianico di Gesù, ma anche la sua misericordia».
La cura per i malati: specchio della tenerezza di Dio
Papa Francesco evidenzia quanta tenerezza sia «presente nella vita di tante persone che si trovano accanto ai malati e sanno coglierne i bisogni, anche quelli più impercettibili, perché guardano con occhi pieni di amore. Quante volte una mamma al capezzale del figlio malato, o un figlio che si prende cura del genitore anziano, o un nipote che sta vicino al nonno o alla nonna, mette la sua invocazione nelle mani della Madonna! Per i nostri cari che soffrono a causa della malattia domandiamo in primo luogo la salute; Gesù stesso ha manifestato la presenza del Regno di Dio proprio attraverso le guarigioni: «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano» (Mt 11,4-5). Ma l’amore animato dalla fede ci fa chiedere per loro qualcosa di più grande della salute fisica: chiediamo una pace, una serenità della vita che parte dal cuore e che è dono di Dio, frutto dello Spirito Santo che il Padre non nega mai a quanti glielo chiedono con fiducia».
I “servitori”, collaboratori di Gesù
Quelli che alle nozze di Cana vengono chiamati i “servitori”, ricevono da Maria una precisa indicazione: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). Le azioni di Gesù chiedono anche l’aiuto umano! Per questo Gesù chiede ai servitori di riempire le anfore di acqua. Afferma il Papa: «Come è prezioso e gradito a Dio essere servitori degli altri! Questo più di ogni altra cosa ci fa simili a Gesù, il quale “non è venuto per farsi servire, ma per servire” (Mc 10,45). Questi personaggi anonimi del Vangelo ci insegnano tanto. Non soltanto obbediscono, ma obbediscono generosamente: riempirono le anfore fino all’orlo (cfr Gv 2,7). Si fidano della Madre, e fanno subito e bene ciò che viene loro richiesto, senza lamentarsi, senza calcoli». L’invito del Papa in questa Giornata mondiale del malato è dunque a chiedere a Gesù misericordioso, attraverso l’intercessione di Maria, «che conceda a tutti noi questa disposizione al servizio dei bisognosi, e concretamente dei nostri fratelli e delle nostre sorelle malati». È vero che a volte questo servizio appare «faticoso, pesante, ma siamo certi che il Signore non mancherà di trasformare il nostro sforzo umano in qualcosa di divino. Anche noi, possiamo essere mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti. Anche noi, sani o malati, possiamo offrire le nostre fatiche e sofferenze come quell’acqua che riempì le anfore alle nozze di Cana e fu trasformata nel vino più buono.
La fede, luce nel mistero
«Con l’aiuto discreto a chi soffre, così come nella malattia, si prende sulle proprie spalle la croce di ogni giorno e si segue il Maestro (cfr Lc 9,23); e anche se l’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero, Gesù ci aiuta a svelarne il senso.» Il messaggio del Papa ricorda anche che «la malattia mette sempre in crisi l’esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità». Ma pure incoraggia a credere che proprio nella malattia e nella sofferenza «la fede in Dio è, da una parte, messa alla prova, ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva. Non perché la fede faccia sparire la malattia, il dolore, o le domande che ne derivano; ma perché offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo; una chiave che ci aiuta a vedere come la malattia può essere la via per arrivare ad una più stretta vicinanza con Gesù, che cammina al nostro fianco, caricato della croce. E questa chiave ce la consegna la Madre, Maria, esperta di questa via».
Anna Maria Gellini