Tentazioni e malattie
2016/2, p. 12
pasÈutile
rileggere assieme i discorsi di papa Francesco
alla curia romana in occasione del Natale del 2014
(22 dicembre) e del 2015 (21 dicembre) perché argomentano
in forma organica le tentazioni (2014) e le
virtù (2015) che interessano certo la curia vaticana, ma
che «potrebbero colpire ogni cristiano, ogni curia, comunità,
congregazione, parrocchia e movimento cristiano
».
Tentazioni e malattie
È utile rileggere assieme i discorsi di papa Francesco alla curia romana in occasione del Natale del 2014 (22 dicembre) e del 2015 (21 dicembre) perché argomentano in forma organica le tentazioni (2014) e le virtù (2015) che interessano certo la curia vaticana, ma che «potrebbero colpire ogni cristiano, ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia e movimento cristiano». Si possono quindi leggere come una doppia e speculare tavola dei difetti e dei pregi dei singoli, della vita comunitaria e della propria famiglia religiosa.
Anzitutto le tentazioni, elencate sul modello dei cataloghi dei padri del deserto. 1. «La malattia del sentirsi immortale, immune o addirittura indispensabile, trascurando i necessari e abituali controlli». 2. «La malattia del “martalismo” (che viene da Marta), dell’eccessiva operosità; ossia di coloro che si immergono nel lavoro, trascurando, inevitabilmente, la “parte migliore”: il sedersi ai piedi di Gesù». 3. «C’è anche la malattia dell’“impietrimento” mentale e spirituale: ossia di coloro che posseggono un cuore di pietra e una testa dura». 4. «La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo». 5. «La malattia del cattivo coordinamento: quando le membra perdono la comunione tra di loro e il corpo smarrisce la sua armoniosa funzionalità e la sua temperanza». 6. «C’è la malattia dell’“Alzheimer spirituale”: ossia la dimenticanza della propria storia di salvezza, della storia personale con il Signore, del “primo amore”». 7. «La malattia della rivalità e della vanagloria»; «essere uomini e donne falsi». 8. «La malattia della schizofrenia esistenziale. È la malattia di coloro che vivono una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre». 9. «La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi». 10. «La malattia del divinizzare i capi. È la malattia di coloro che corteggiano i superiori, sperando di ottenere la loro benevolenza». 11. «La malattia dell’indifferenza verso gli altri». 12. «La malattia della faccia funerea», sintomo «di paura e di insicurezza di sé». 13. «La malattia dell’accumulare» beni materiali per «sentirsi al sicuro». 14. «La malattia dei circoli chiusi, dove l’appartenenza al gruppetto diventa più forte di quella al corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso». 15. «La malattia del profitto mondano, degli esibizionismi».
Poi le virtù che vengono elencate con l’analisi acrostica in base alla parola misericordia, secondo un metodo mnemonico molto usato da p. Ricci nella sua missione cinese. 1. Missionarietà e pastoralità. Essere missionari con la vita, il lavoro e la testimonianza. Con l’atteggiamento di chi segue ogni giorno il Buon Pastore. 2. Idoneità e sagacità. Sforzo di acquisire i requisiti necessari per esercitare il proprio compito e prontezza di mente per comprendere le situazioni. 3. Spiritualità e umanità. La prima protegge la nostra fragilità, la seconda indica la veridicità della nostra fede. 4. Esemplarità e fedeltà. Si evitano gli scandali e si vive con fedeltà la propria consacrazione. 5. Razionalità e amabilità. «La razionalità serve per evitare gli eccessi emotivi e l’amabilità per evitare gli eccessi della burocrazia e delle programmazioni e pianificazioni». 6. Innoquità e determinazione. Essere cauti nel giudizio ed essere determinati nell’azione. 7. Carità e verità. La carità senza verità diventa ideologia, la verità senza carità diventa giudiziarismo. 8. Onestà e maturità. L’agire con assoluta sincerità con noi stessi e con Dio comporta la maturità dell’armonia «tra le nostre capacità fisiche, psichiche e spirituali». 9. Rispettosità e umiltà. Operare con animo nobile e delicato, con l’atteggiamento delle persone piene di Dio. 10. Doviziosità e attenzione: «più si dà più si riceve»; «curare i dettagli e offrire il meglio di noi». 11. Impavidità e prontezza. «Non lasciarsi impaurire di fronte alla difficoltà», con la prontezza di saper agire con libertà e agilità. 12. Affidabilità e sobrietà. Mantenere gli impegni con serietà e attendibilità, con la capacità di rinunciare al superfluo e di resistere alla logica consumistica dominante.
Sono le condizioni, negative e positive, per andare avanti «con determinazione, lucidità e risolutezza» nella riforma del proprio stile di vita e della Chiesa e per vivere con pienezza la grazia del giubileo della misericordia.
Lorenzo Prezzi