Murray Patricia
In cammino verso nuovi orizzonti
2016/2, p. 7
Nell’anno giubilare della sua istituzione, l’UISG accoglie l’invito di papa Francesco a scrutare i nuovi scenari e a rimettersi in cammino verso le periferie, in un rinnovato impegno di dialogo e in collaborazione con le autorità ecclesiastiche, con i religiosi e il laicato.

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Giubileo Unione Internazionale Superiore Generali
IN CAMMINO
VERSO NUOVI ORIZZONTI
Nell’anno giubilare della sua istituzione, l’UISG accoglie l’invito di papa Francesco a scrutare i nuovi scenari e a rimettersi in cammino verso le periferie, in un rinnovato impegno di dialogo e in collaborazione con le autorità ecclesiastiche, con i religiosi e il laicato.
L’8 dicembre 1965, a conclusione del concilio Vaticano II, fu firmato il decreto che istituiva l’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG). L’Unione è stata vista come il primo frutto del decreto Perfectae Caritatis, uno sviluppo positivo e colmo di speranza. Nelle decadi successive al Concilio, l’Unione ha mostrato di essere uno strumento importante in quel processo di rinnovamento e di adattamento della vita religiosa incoraggiato dallo stesso Concilio. Le leader delle congregazioni femminili si incontravano regolarmente per fissare e contestualizzare gli obiettivi fondamentali della UISG, tra i quali citiamo il desiderio di testimoniare l’identità carismatica della vita religiosa, riflettere sulle sfide del momento e cercare risposte adeguate, esprimere solidarietà e comunione tramite la collaborazione in vari progetti. Il Bollettino UISG, gli incontri delle Costellazioni e l’Assemblea Plenaria, a cadenza triennale, divennero occasioni privilegiate di condivisione di intuizioni e di riflessioni sulla vita religiosa a partire da diversi contesti e prospettive culturali, per comprendere in che modo Dio chiamava a dare nuove risposte ai bisogni di un mondo in rapido mutamento.
Negli anni successivi la UISG ha avuto una crescita enorme. Oggi essa riunisce oltre 1850 membri, tutti leader di congregazioni religiose femminili di diritto pontificio e diocesano. Tramite la loro leadership, fondata sul discernimento e sulla partecipazione, centinaia di migliaia di religiose continuano a rimanere in ascolto della voce di Dio che le chiama continuamente ad andare avanti per servire in modi sempre nuovi.
Il Consiglio Direttivo della UISG, durante la preparazione di questa celebrazione giubilare, ha tenuto sempre presente nella mente e nel cuore il significato biblico del Giubileo: un anno speciale, durante il quale schiavi e prigionieri sono liberati, i debiti cancellati e la misericordia di Dio si manifesta pienamente. Da queste considerazioni sono scaturite le seguenti domande: Come realizzare questa visione nella realtà del nostro tempo? In che modo celebrare questo Giubileo con un segno concreto?
Diverse e significative risorse hanno orientato questa riflessione e il discernimento. La lettera apostolica di papa Francesco a tutti i consacrati in occasione dell'Anno della Vita Consacrata e le due lettere successive “Rallegratevi” e “Scrutate” della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica hanno invitato tutte le forme di vita consacrata a chiedersi che cosa Dio e la gente di oggi si aspettano dai religiosi. Siamo state invitate a “proseguire il cammino lungo i sentieri della storia … accettando di misurarci con certezze provvisorie, con situazioni nuove, con provocazioni in processo continuo” Ci è stato ricordato che il gaudio del Vangelo ci chiede di “intrecciare una spiritualità come arte della ricerca che esplora metafore alternative, immagini nuove e crea prospettive inedite.” Questi documenti ci hanno offerto diverse immagini che hanno acceso la nostra immaginazione.
Molte immagini utilizzate in questi documenti sono legate al cammino esodale dell’AT. Sono immagini di viaggi e carovane, crocevia e soglie, confini, orizzonti e periferie, visioni fugaci di fuoco, nuvole e brezza. In un primo momento mi concentrerò su come alcune di queste immagini ci chiamano a muoverci verso nuovi luoghi e quindi considererò la nuova risposta che emerge nella UISG come un segno del Giubileo.
Cammino
Questi documenti ci ricordano che sin dal concilio Vaticano II la vita consacrata ha intrapreso un cammino esodale. Questo cammino epico, con il suo ritmo “fermarsi e riprendere”, con i suoi tanti “alti e bassi” è sintomatico del ritmo della nostra vita contemporanea. Ci viene ricordato che c’è stato un “tempo di entusiasmo e di audacia, di inventiva e di fedeltà creativa, ma anche tempi di certezze fragili, di improvvisazioni e delusioni amare” . A volte il nostro cammino di uomini e donne consacrate sembrava perdere il suo vigore: siamo divenuti impazienti quando ci fermavamo troppo a lungo e la destinazione finale ci sembrava irraggiungibile. Ora ci viene chiesto di rimetterci in cammino ancora, consapevoli che incontreremo zone luminose e tunnel oscuri, ma anche che Dio è colui che sempre guida il nostro cammino.
Papa Francesco sta provocando i religiosi in modo chiaro ed esplicito. Dice: “lasciate il vostro nido”, “uscite da quella porta e incontrate la gente”, “andate per le strade”, “andate alle frontiere”, “lasciate il centro e muovetevi verso le periferie”, “raggiungete le frange dell’umanità”. Il nostro cammino deve essere un cammino profetico di trasformazione, sia all’interno che all’esterno. Siamo sfidati a fare dell’intera esistenza “un pellegrinaggio di trasformazione nell’amore”. Noi religiosi siamo invitati ad andare avanti rivestiti dell’essenza del Vangelo. Consapevoli che ogni carisma della vita consacrata è radicato nel Vangelo che è il luogo al quale dobbiamo tornare. Da quel luogo siamo chiamati a proseguire il cammino con coraggio e vigilanza, guidati dallo Spirito, “per osare scelte che onorano il carattere profetico della nostra identità”. La meta del cammino si trova in terre sconosciute, laddove potremo scorgere “i piccoli segni di una storia nuova” mentre procediamo, guidati dal ritmo dello Spirito.
Siamo chiamati a compiere questo cammino insieme agli altri “in unità di cuore dentro un presente fragile in cui il futuro vive la sua gestazione” . Camminiamo con milioni di persone che percorrono lo stesso cammino attraverso “mondi e culture, destabilizzando identità secolari e favorendo mescolanze di culture e religioni” . Come Gesù sulla strada di Emmaus accogliamo coloro che incontriamo lungo il cammino, ascoltiamo le loro gioie e le loro sofferenze, conosciamo i loro bisogni, le loro speranze e aspirazioni, i loro fallimenti e scoraggiamenti. Siamo chiamati ad essere servitori della comunione e della cultura dell’incontro.
La carovana di persone
In modi diversi i vari documenti chiedono: “dove saranno i consacrati” in questo nuovo cammino umano, in questa massa di umanità? Saremo come “sentinelle ai margini delle cose” alla ricerca di chiarezza su quanto accade per poter discernere le piccole e umili risposte che possiamo dare nei diversi contesti? Saremo testimoni profetici del Vangelo che non salvaguardano lo status quo e i risultati, ma chiedono che le risorse siano condivise e protette? Saremo capaci di fare nostra la disperazione della gente? Avremo il coraggio di andare contro la corrente di efficienza e la cultura dello spreco? Avremo cuori caldi e teneri per accogliere chi è stanco e debole? Sentiremo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica di vivere insieme”, nel mezzo del caos? Saremo lì per “mescolarci, incontrarci, abbracciarci, appoggiarci, senza la paura di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità”? Prenderemo parte a questa carovana solidale, lavorando con gli altri per formare una comunità veramente umana? Risponderemo alla chiamata a fare parte di una Chiesa in uscita…. pronti a lasciare ciò che si conosce e ad intraprendere un percorso lungo e non facile, come Abramo verso la terra di Canaan, come Mosè verso una terra misteriosa, legata ai patriarchi”.
Papa Francesco ci incoraggia a continuare il cammino tra la gente “ … guidati dallo Spirito, mai rigidi, mai chiusi, sempre aperti alla voce di Dio che parla, che apre, che conduce, che ci invita ad andare verso l’orizzonte.
Crocevia e soglie
Come parte di questa Chiesa in uscita noi religiosi dobbiamo essere presenti ai crocevia, pronti a piantare le nostre tende su sentieri inesplorati e a muoverci verso nuovi orizzonti. Qui dobbiamo offrire la nostra testimonianza al Vangelo offrendo aiuto e solidarietà di ogni genere. Sappiamo che, come religiosi e religiose, siamo già stati in questi scenari, laddove sono i crocevia … ma ora ci viene chiesto di “trovare modi nuovi e coraggiosi per raggiungere tutti” e “di andare oltre, non solo oltre, ma oltre e in mezzo, nel vivo delle cose, lì dove si gioca tutto: la politica, l’economia, l’educazione, la famiglia…” Queste sono le soglie, il luogo dove lo Spirito geme: laddove noi non sappiamo più cosa dire e verso dove orientare le nostre attese, – spesso a causa della enormità della sfida – ma dove lo Spirito conosce i disegni di Dio e ce li consegna. Troveremo la via se saremo capaci di rimanere sulle soglie e aprire nuove radure nella giungla della vita umana.
Nuovi orizzonti e periferie
Come religiosi siamo chiamati a cercare gli orizzonti della nostra vita e dei nostri tempi, in vigile preghiera. Dobbiamo allargare i nostri orizzonti perché davanti al nostro andare si aprono nuove frontiere, realtà nuove, culture altre, necessità diverse, periferie. Quando cerchiamo gli orizzonti del nostro tempo intravediamo nuovi bisogni, che ci chiamano al discernimento e a nuove azioni. I documenti sottolineano che i margini verso i quali dobbiamo muoverci sono “le periferie geografiche, urbane ed esistenziali, quelle del mistero del peccato, del dolore, delle ingiustizie, della miseria”. Questi, ci viene detto, sono “i nuovi orizzonti ermeneutici che non si possono semplicemente enumerare, ma vanno abitati e fermentati sotto la guida dello Spirito che in tutto geme”. Dobbiamo andare lì per riconoscere i segni di Dio e poter quindi fare scelte evangeliche coraggiose.
Nel cammino che ci si apre davanti siamo chiamati ad essere vigili, attenti ai piccoli segni dello Spirito che ci guida. Mentre portiamo nel cuore le attese del mondo, dobbiamo scrutare l’imprevedibile sopraggiungere della nuvoletta”, l’arrivo della pioggia, l’apparire della stella del mattino, la brezza gentile o “il fuoco che divampa all’interno della nube” . Questi simboli biblici ci indicano che saremo guidati nel cammino da piccoli e fragili segni e che dobbiamo cercare questi segni tramite la pratica del discernimento, sia personalmente che nelle nostre comunità e Istituti. Siamo responsabili di guardare insieme verso il cielo per individuare quei piccoli segni che ci chiamano a “mettere in gioco le nostre deboli risorse”
Le varie immagini presentate in questi documenti – il cammino, la carovana di persone, i crocevia, le soglie, i nuovi orizzonti e le periferie – richiedono chiaramente il nostro impegno come religiose in luoghi nuovi e ricchi di sfide. Per celebrare il Giubileo della UISG, il Consiglio Direttivo ha cercato un’azione concreta che fosse un segno profetico della nostra identità di religiose nel mondo di oggi. L’anelito alla libertà e alla sicurezza di centinaia di migliaia di migranti che attraversano deserti e mari, rischiando tutto per una vita migliore per se stessi e per i propri figli, ha toccato il nostro cuore. Abbiamo chiesto a sr. Elisabetta Flick AP, a sr. Carmen Elisa Bandeo SSpS e a sr. Fernanda Cristinelli CMS di formare una commissione col compito di esplorare il modo in cui la UISG poteva rispondere ai bisogni di migranti e rifugiati. Le tre suore hanno effettuato diverse visite a Lampedusa e in Sicilia per incontrare e dialogare con il personale delle diocesi, con i gruppi di laici e con i religiosi. Gradualmente il “Progetto UISG Migranti Sicilia” ha preso forma.
Il cardinal Montenegro ha chiesto la presenza di alcune suore itineranti, flessibili, ascoltatrici attente e buone compagne per chi arriva sulle coste siciliane e capaci di fungere da ponte tra la popolazione locale e i migranti. Nel dicembre 2015 si sono costituite in Sicilia, a Ramacca e ad Agrigento, due piccole comunità intercongregazionali, quale segno dell’anno giubilare della UISG. Queste comunità, formate da dieci suore di otto diverse congregazioni e provenienti da culture diverse, sono realmente un segno del Giubileo e testimonianza del futuro della vita religiosa in missione. Esse mostrano il desiderio dei membri della UISG di cercare continuamente insieme nuovi modi per servire la Chiesa e il mondo, vivendo e lavorando in collaborazione e nella interculturalità.
Ci sono molti nuovi crocevia e periferie dei bisogni nel nostro mondo. La presenza di questa nuova missione intercongregazionale e interculturale è un segno visibile per tutti i membri della UISG della chiamata, rivolta ad ogni religiosa, a “guarire le ferite, ad addolcirle con l’olio della consolazione, a bendarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e con un amore vigile”. Solo allora celebreremo realmente il nostro Giubileo.
sr. Patricia Murray ibvm
Segretaria Esecutiva della UISG
www.uisg.org