Cabra Piergiordano
Quella porta felice
2016/2, p. 4
Qui si parla non di chiusura definitiva di una vicenda, ma di una porta che si apre su un mondo altro, non di un tristissimo capolinea di un viaggio sempre troppo breve, ma di una entrata nel mondo dei desideri finalmente appagati. Una porta possente e salda, perché grazie a Lei la porta sprangata del cielo è stata riaperta per noi “esuli figli di Eva”, una porta felice perché introduce nella terra dei viventi dove Lei regna regina.
QUELLA PORTA FELICE
In questi ultimi tempi, una delle musiche per me più pacificanti è l’Ave maris stella del Monteverdi. Una musica dolce che va dritta al cuore per passare, coinvolgente, alla mente e avvia tutto l’essere verso un mondo pacificato, armonioso, convincente, celestiale.
Già il cielo! Per giungere al quale però bisogna, prima o poi, fare il passo definitivo, che mette di fronte a quella realtà misteriosa, oscura, minacciosa, che è la morte, con tutte le incognite del prima e del poi, una realtà che distrugge ogni realtà, che tutto chiude e conclude, che cancella tutto quello che sono, che getta nel nulla e mette timore e tremore nelle ossa e nel cuore, che riempie di amara rassegnazione i giorni dell’uomo.
Ma quella musica avvolgente mi introduce in un mondo diverso, dove appaiono più evidenti e reali le parole che da secoli la pietà filiale di generazioni di credenti rivolge all’”Alma genitrice di Dio”, proclamata “felice porta del cielo”.
Qui si parla non di chiusura definitiva di una vicenda, ma di una porta che si apre su un mondo altro, non di un tristissimo capolinea di un viaggio sempre troppo breve, ma di una entrata nel mondo dei desideri finalmente appagati.
Una porta possente e salda, perché grazie a Lei la porta sprangata del cielo è stata riaperta per noi “esuli figli di Eva”, una porta felice perché introduce nella terra dei viventi dove Lei regna regina.
Come non camminare con Lei, nei miei poveri giorni nebbiosi, avviati verso l’oscurità totale, dal momento che Lei è la porta felice che si spalanca sul mondo della luce?
Con Lei il momento più oscuro si illumina, il momento più temuto diventa il più desiderato.
Con Lei, non devo temere né il prima, né il poi!
Non il prima: non le dico molte e molte volte al giorno di essere presente “ora e nell’ora della nostra morte”, Lei che è l’ “avvocata nostra” ?
Non il poi: non le dico più volte: “mostraci dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del tuo seno”?
A Lei che è “clemente e pia e dolce vergine Maria” perché non potrei dire: “Dopo questo esilio, mostraci il tuo Gesù, non il giudice severo, ma il tuo bimbo posto sulle tue ginocchia, bello e sorridente del tuo stesso sorriso, accogliente con lo stesso tuo cuore?”
“Perché vedendo Gesù, possiamo essere assieme felici”: così termina l’Ave maris stella!.
Parole e musica sublimi.
Anche se la musica termina, la tua compagnia non mi abbandona mai, o Maria, perché ti sento presente come una musica continua e dolce che rimuove le paure, perché ti guardo come la stella del mattino che assicura che la notte sta lasciando il posto al sole, ti ammiro come l’agognata porta di casa che si apre accogliente dopo il lungo pellegrinare.
Ave stella del mare, madre gloriosa di Dio, vergine sempre, Maria, porta felice del cielo.
Donaci giorni di pace, veglia sul nostro cammino, fa’ che vediamo tuo Figlio, pieni di gioia nel cielo. Sì, Amen.
Piergiordano Cabra