Salvarani Brunetto
Insieme nella speranza
2016/12, p. 38
La visita di papa Francesco alla famiglia luterana mondiale alla vigilia del Giubileo della Riforma meriterà una lunga e accurata riflessione: per ciò che è stato detto, per come è stato detto e per quando è stato detto.

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Testimoni
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Lund: i momenti dell’incontro
Passerà alla storia la “commemorazione congiunta cattolico-luterana della Riforma” celebrata in Svezia, in coincidenza con il 499esimo anniversario del gesto di Martin Lutero – la pubblicazione, il 31 ottobre 1517, delle sue 95 tesi contro le indulgenze. Passerà alla storia perché ad essa erano presenti papa Francesco e un’amplissima delegazione della Federazione luterana mondiale (WLF); perché il pontefice romano non è stato semplice ospite di una iniziativa altrui, ma co-invitante all’evento; perché le parole dette non erano di circostanza, ma dense di prospettive. E perché, infine, insieme al grande passo compiuto, che corona un dialogo iniziato subito dopo il Concilio Vaticano II, sono emersi con nitidezza i grossi nodi che restano da sciogliere per arrivare alla piena riconciliazione e, quindi, alla concelebrazione dell’Eucaristia.
Il 31 ottobre era una giornata nebbiosa e un vento gelido sferzava i volti quando, sbarcato a Malmö (la terza città della Svezia, dopo Stoccolma e Göteborg), Francesco ha raggiunto la vicinissima Lund, antico centro del Cristianesimo in Scandinavia, e città ove nel 1947 fu creata la WLF. Suonavano a distesa le campane della cattedrale medioevale, mentre nel primo pomeriggio là sono convenuti tutti i rappresentanti della Federazione (guidati dal presidente, il palestinese Munib Younan, vescovo di Gerusalemme, e dal segretario, il cileno Martin Junge), i prelati vaticani (tra essi i cardinali Pietro Parolin, segretario di Stato, e Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani) e, infine, il papa che, nel tempio, ha poi ossequiato i reali di Svezia, Carl XVI Gustav e la regina Silvia, e la signora Antje Jeckelén, arcivescovo di Uppsala e primate della Chiesa di Svezia.
Il programma prevedeva una serie di preghiere, di letture, di canti (bellissimi) e di discorsi. Ha detto Younan: «Benvenuti a questa preghiera ecumenica, che commemora i cinquecento anni della Riforma. Negli ultimi cinquant’anni luterani e cattolici hanno compiuto un lungo viaggio dal conflitto alla comunione». E Francesco: «Spirito santo, aiutaci a riconoscere con gioia i doni che sono venuti alla Chiesa attraverso la Riforma, preparaci a pentirci dei muri di divisione innalzati da noi e dai nostri antenati, e rendici atti alla testimonianza e al servizio comune nel mondo».
Sono seguiti il riconoscimento delle colpe e le preghiere di pentimento. Junge: «Nel XVI secolo cattolici e luterani spesso non solo hanno frainteso, ma hanno anche esagerato le opinioni degli avversari, per renderli ridicoli. Essi hanno ripetutamente violato l’ottavo comandamento». E Koch: «Luterani e cattolici hanno accettato che il Vangelo fosse mescolato con gli interessi politici ed economici del potere dominante. E ciò ha provocato tra il popolo centinaia di migliaia di vittime».
Sono seguiti i sermoni di commento al Vangelo (Giovanni 15), letto dal primate della Svezia. «Cattolici e luterani – ha detto il papa – nel contesto della commemorazione comune della Riforma del 1517, abbiamo una nuova opportunità di accogliere un percorso comune, che ha preso forma negli ultimi cinquant’anni nel dialogo ecumenico tra la Federazione luterana mondiale e la Chiesa cattolica […]. Con gratitudine riconosciamo che la Riforma ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa. Attraverso l’ascolto comune della Parola di Dio nelle Scritture, il dialogo tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale, di cui celebriamo il 50° anniversario, ha compiuto passi importanti […]. L’esperienza spirituale di Martin Lutero ci interpella e ci ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio. “Come posso avere un Dio misericordioso?”. Questa è la domanda che costantemente tormentava Lutero. La dottrina della giustificazione, quindi, esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio».
Toccando il nodo teologico centrale che divise Lutero e il Concilio di Trento, curiosamente Bergoglio non ha ricordato l’importante accordo su punti-chiave della giustificazione, firmato dalla WLF e dalla Chiesa cattolica il 31 ottobre 1999, ad Augsburg, in Germania.
Poi, di fronte all’altare, il papa e il presidente della WLF hanno firmato una dichiarazione congiunta: «Facciamo esperienza del dolore di quanti – nelle nostre comunità – condividono tutta la loro vita, ma non possono condividere la presenza redentrice di Dio alla mensa eucaristica […]. Esortiamo luterani e cattolici a lavorare insieme per accogliere chi è straniero, per venire in aiuto di quanti sono costretti a fuggire a causa della guerra e della persecuzione, e a difendere i diritti dei rifugiati e di quanti cercano asilo». In concreto, poi, il World Service della WLF e la Caritas internationalis hanno firmato un patto di collaborazione.
Il primo novembre, prima di ripartire per Roma, a Malmö il papa ha celebrato messa per la comunità cattolica della Svezia (il 2% dei 9,5 milioni di abitanti del paese, massicciamente luterani, seppure la pratica religiosa domenicale sia molto bassa). I cattolici registrati sono 113mila ma, di fatto, ce ne saranno circa altri 70mila. Nell’insieme, i fedeli di origine mediorientale e latino-americana sono più numerosi degli svedesi-doc.
Nel viaggio di ritorno a Roma, rispondendo alla domanda di un giornalista sulla possibilità della donna-prete nella Chiesa romana, il papa ha risposto: «Sull’ordinazione di donne nella Chiesa cattolica, l’ultima parola chiara è stata data da san Giovanni Paolo II, e questa rimane» (ndr.) Riferimento, quello del pontefice, al “no” alla donna nel ministero sacerdotale, da ritenersi “definitivo”, proclamato da papa Wojtyla il 22 maggio 1994 nella lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis. Ma proprio l’esperienza della Chiesa luterana in Svezia, che – e così accade in Norvegia e in Finlandia – ha un arcivescovo-donna come primate, fa intuire le difficoltà del prossimo futuro se, dopo la giornata esaltante di Lund, quel “no” sarà per sempre ribadito.
Sandri Luigi