Terenzi Vittoria
Costruttori di ponti
2016/12, p. 32
I vicari episcopali e delegati per la vita consacrata svolgono la funzione di promozione e animazione della vita consacrata all’interno della Chiesa particolare. Ad essi spetta il compito di costruire mutue relazioni a partire dall’ecclesiologia di comunione.
Convegno vicari episcopali e delegati per la VC
COSTRUTTORI
DI PONTI
I vicari episcopali e delegati per la vita consacrata svolgono la funzione di promozione e animazione della vita consacrata all’interno della Chiesa particolare. Ad essi spetta il compito di costruire mutue relazioni a partire dall’ecclesiologia di comunione.
«Tutti siamo chiamati (…) ad essere “pontefici”, costruttori di ponti. Il nostro tempo richiede comunione nel rispetto delle diversità». Con queste parole, rivolte ai partecipanti al Convegno internazionale per vicari episcopali e delegati per la vita consacrata organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, papa Francesco esorta i presenti ad amare la vita consacrata cercando di conoscerla sempre più in profondità. «Costruite mutue relazioni a partire dall’ecclesiologia di comunione, – ha detto – dal principio della coessenzialità, dalla giusta autonomia che compete ai consacrati».
Le “mutue relazioni” sono un argomento complesso, che coinvolge vescovi e consacrati in un cammino di reciprocità e di delicati equilibri. In tale contesto si inseriscono i vicari episcopali e delegati per la vita consacrata, che svolgono la funzione di promozione e animazione della vita consacrata, allo scopo di favorire e promuovere una feconda comunione ecclesiale all’interno della Chiesa particolare. Per riflettere sull’argomento la CIVCSVA ha organizzato a Roma, dal 28 al 30 ottobre 2016, presso l’Auditorium dell’Università Pontificia Antonianum, un Convegno internazionale per vicari episcopali e delegati per la vita consacrata.
Vicari e delegati – convenuti da ogni parte del mondo – sono stati accolti dalle parole del cardinale João Braz de Aviz, Prefetto del Dicastero per la vita consacrata, che ha ricordato il ruolo di promozione della vita consacrata da parte della CIVCSVA sottolineando come ultimamente, nel corso delle visite ad limina, si sia molto insistito sull’ecclesiologia di comunione, sulla coessenzialità dei doni carismatici e gerarchici e sull’importanza di offrire corsi sulla teologia della vita consacrata nei seminari e nei centri studi del clero diocesano.
Un cammino
di comunione
L'ecclesiologia di comunione si può realizzare quando ognuno, consapevole del proprio ruolo, ne accoglie diritti e doveri. A evidenziarlo è stato p. Gianfranco Ghirlanda, SJ, parlando degli aspetti giuridici che riguardano la cura e la vigilanza del vescovo sugli Istituti di vita consacrata. Promozione e custodia da parte del vescovo verso le diverse forme di vita consacrata; accoglienza, dialogo, comunione da parte dei consacrati devono caratterizzare il rapporto tra Pastori - responsabili dell’attività pastorale nella diocesi - e consacrati, chiamati a svolgere la loro azione apostolica nella Chiesa particolare.
Parlando a proposito dell'azione apostolica che i consacrati sono chiamati a svolgere in diocesi, sono emerse interessanti sottolineature. P. Ghirlanda si è soffermato a spiegare il rapporto tra vescovo e consacrati appartenenti alle diverse forme di vita consacrata (religiosi e religiose, Società di vita apostolica, Istituti secolari, eremiti e vergini), ricordando che «l'azione apostolica, da esercitarsi a nome della Chiesa e per suo mandato», deve essere «condotta nella comunione con la Chiesa» (cf. c. 675 § 3).
L’immagine di una Chiesa in “uscita missionaria”, edificata nella “mistica del vivere insieme”, è stata oggetto della relazione di sr. Nicla Spezzati, ASC, sottosegretario della CIVCSVA, che ha offerto una lettura del cammino che la vita consacrata sta compiendo per individuare alcuni punti di convergenza nelle Chiese particolari alla luce dell’ultimo magistero conciliare e del magistero di papa Francesco e assumere l’invito a crescere nella comunione missionaria come processo di relazione feconda. È necessario, a tal fine, vivere autentici rapporti di comunione e valorizzare i diversi carismi che insieme, compongono e arricchiscono la Chiesa.
«La funzione di colui che presiede nella carità la Chiesa particolare – ha spiegato il sottosegretario – cioè la persona del vescovo e in forma delegata del suo vicario, sarà quella di essere facilitatore di questa multi-relazionalità, capace di tessere e ritessere legami buoni, edificando la comunità attraverso un attento lavoro di discernimento e un coinvolgimento di tutti». Tutti i consacrati sono chiamati a collaborare senza paura delle differenze di carismi, che non sono un attacco all'unità, ma «infinita possibilità di vivere insieme la trasformazione missionaria della Chiesa». «Nella Novo millennio ineunte – ha concluso sr. Spezzatisan Giovanni Paolo II invita all’impegno di coltivare e dilatare gli spazi della comunione giorno per giorno e ad ogni livello, nel tessuto della vita di ciascuna Chiesa. La comunione missionaria può essere una proposta vitale, un percorso condiviso, uno spazio efficace per tale crescita».
Un aspetto molto importante della cura pastorale del vescovo è il discernimento che è chiamato a fare nel riconoscere nuovi doni di vita consacrata. P. Leonello Leidi, capo ufficio della Congregazione, ha messo in luce i criteri di carattere teologico e giuridico, utili all’opera di discernimento, di accompagnamento e di riconoscimento ecclesiale di tali doni e ha toccato le problematiche relative all’invecchiamento e alla riduzione numerica dei membri, fino all’estinzione, con riferimento a quanto previsto dal Codice circa alcune fattispecie come la fusione, l’unione e la soppressione e alla prassi del Dicastero.
Incontro, dialogo e rispetto: con queste parole mons. José Rodríguez Carballo, ofm, arcivescovo segretario CIVCSVA ha delineato il cammino delle mutue relazioni. «Le Mutuae relationes – ha sottolineato hanno luogo solo dove c'è un autentico incontro tra persone o gruppi di persone, lì dove le persone si rispettano reciprocamente, dialogano con umiltà e in spirito di fraternità». Su questa base si superano i conflitti tra esenzione e giusta autonomia e si giunge a vivere l’ecclesiologia di comunione che deve plasmare le mutue relazioni tra vescovi e consacrati. I doni gerarchici e quelli carismatici provengono dal medesimo Spirito, che attraverso di essi dirige la Chiesa nella sua missione evangelizzatrice. Ambito privilegiato di collaborazione è la pastorale vocazionale, che però deve manifestare, in primo luogo al suo interno, la comunione dei carismi e dei ministeri.
Vita contemplativa
femminile
Ampio spazio, nel corso del convegno, è stato dato alla vita contemplativa femminile che in questo momento vive la novità della Costituzione Apostolica di Papa Francesco Vultum Dei quaerere. In questa ricerca del volto di Dio e della sua volontà in un momento storico in continuo cambiamento, cambia anche il volto di tanti monasteri nel mondo. La Chiesa ha avviato una riflessione che porterà a potenziare i punti di forza di tale vocazione, al fine di fare emergere sempre più la bellezza di questa forma di vita consacrata.
Ad aprire per i presenti l'orizzonte teologico-spirituale di Vultum Dei quaerere sono stati gli interventi di Elena Beccaria (monaca clarissa) e Stefania Costarelli (monaca benedettina). La prima ha messo in luce i punti fondamentali del documento (formazione, vita fraterna in comunità, impegno ascetico, clausura, mezzi di comunicazione) evidenziando l'importanza, nella vita contemplativa, di ascoltare Dio e ascoltare l'uomo: «Se la vita contemplativa cessa di tenere gli occhi fissi nel volto di Cristo, cessa la sua funzione nella Chiesa; ma se non tende l’orecchio a raccogliere la voce dell’uomo, rischia di non essere più “cristiana”».
Stefania Costarelli ha poi parlato dei “pilastri” della spiritualità benedettina e, soffermandosi sul motto di san Benedetto Ora et Labora, ha raccontato: «Spesso le persone che ci avvicinano non pensano che nei monasteri c’è tanta laboriosità e lavoro, quando poi spieghiamo ai nostri ospiti la nostra giornata con le varie attività rimangono sempre meravigliati: c’è l’idea di persone fuori della realtà che pregano e poco altro….invece nei monasteri si ricama, si dipingono icone, si fa ospitalità, si lavora la campagna, si fanno le ostie, i paramenti sacri, si accudiscono gli animali domestici, si fanno traduzioni e si cura lo studio… e anche con tutto questo lodiamo il Signore e soprattutto condividiamo la vita di tanti nostri fratelli e sorelle che in ogni parte del mondo lavorano e guadagnano il pane con il sudore della fronte».
La vocazione contemplativa «costituisce una insostituibile ricchezza per la vita della Chiesa e per tutta la vita consacrata», ha affermato p. Sebastiano Paciolla, o.cist., sottosegretario CIVCSVA, che ha trattato gli aspetti giuridici della Costituzione Apostolica. «Le prospettive della Costituzione Vultum Dei quaerere – ha detto si muovono su due fronti: uno sulla promozione della vita claustrale nelle aree di nuova evangelizzazione, dove tale realtà non è presente oppure è in espansione, uno in riferimento alle aree di antica evangelizzazione, dove la realtà della vita claustrale, nonostante lodevoli eccezioni, presenta delle difficoltà. Nell’una e nell’altra situazione si deve esigere da parte dell’autorità competente – presidente di congregazione monastica, superiore dell’Istituto consociante, vescovo diocesano – il diritto/dovere di vigilanza e la sollecitudine pastorale».
A conclusione dei lavori, mons. Orazio Pepe, capo ufficio CIVCSVA, ha approfondito gli aspetti giuridici della Costituzione Apostolica Vultum Dei quaerere, ricordando che la CIVCSVA pubblicherà un'Istruzione che conterrà la legislazione che regolerà i temi della formazione, dell’autonomia e della clausura e chiarirà le disposizioni della legge stessa sviluppando e determinando i procedimenti nell’eseguirla.
Uno dei cambiamenti più importanti della Costituzione Apostolica è l’obbligo che tutti i monasteri inizialmente debbano federarsi. Questa scelta rappresenta un passo in avanti nella direzione della comunione. «Con la Federazione si potenzia una dimensione essenziale di Chiesa che è quella comunionale. – ha affermato mons. Pepe. Ma c’è una novità anche nel versante dell’autonomia dei monasteri che possono assumere una pluralità di espressioni all’interno di uno stesso Ordine. L’equilibrio fra queste due dimensioni appare come la prospettiva futura delle comunità monastiche di ogni genere. Rimane una sfida quella dell’autonomia nella comunione o della comunione che rispetti l’autonomia».
Un altro argomento interessante è il lavoro inteso come dovere, che va tenuto in debita considerazione nel progetto di vita comunitaria. Correlato a questo tema è quello dell’economia del monastero, frutto del lavoro delle monache ma anche di eventuali rendite. I proventi del lavoro e delle rendite, oltre ad assicurare un sostentamento dignitoso alle monache, devono essere utilizzati anche per aiutare i poveri e i monasteri più bisognosi. Riguardo agli immobili, nel caso in cui un monastero venga soppresso, saranno date norme in merito all’alienazione o alle donazioni.
«La vita contemplativa – ha concluso mons. Pepe – è rimasta sempre viva nella Chiesa grazie alla presenza costante del Signore, anche se ad epoche di grande vigore sono succedute altre di decadenza. Vogliamo sperare che in questo nostro tempo la vita contemplativa sappia rinnovarsi con e nella Chiesa, la quale offre loro queste nuove norme perché continuino nella ricerca del volto di Dio senza trascurare quello sofferente degli uomini del nostro tempo!».
Al termine del Convegno, nel corso del quale non sono mancati momenti di condivisione e dialogo assembleare, il cardinale Prefetto João Braz de Aviz ha raccomandato ai partecipanti di proseguire il cammino di comunione e sinodalità avviato nei giorni trascorsi insieme, per aiutare la Chiesa locale a custodire e fare crescere la vita consacrata, «capitale spirituale che contribuisce al bene di tutto il Corpo di Cristo» (cf. LG 43).
Vittoria Terenzi