Citterio Elia
Promessa di felicità
2016/11, p. 38
38 Testimoni 11/2016 VOCE DELLO SPIRITO PROMESSA DI FELICITÀ La domanda di fondo che possiamo farci è la seguente: ci sentiamo toccati dalla promessa di felicità di Gesù ai suoi discepoli: «Beati i poveri [...] Beati i misericordiosi [ ... ] Beati i puri di cuore [...]»? Ci sentiamo destinatari in verità di questa solenne promessa di Gesù? Ci possiamo riconoscere nella generazione che cerca il volto del Signore? Sarebbe come domandarci se l’invito alla santità ci riguarda ancora.
VOCE DELLO SPIRITO
promessa di felicità
La domanda di fondo che possiamo farci è la seguente: ci sentiamo toccati dalla promessa di felicità di Gesù ai suoi discepoli: «Beati i poveri [...] Beati i misericordiosi [ ... ] Beati i puri di cuore [...]»? Ci sentiamo destinatari in verità di questa solenne promessa di Gesù? Ci possiamo riconoscere nella generazione che cerca il volto del Signore? Sarebbe come domandarci se l'invito alla santità ci riguarda ancora.
La visione celeste dell'Apocalisse presenta la moltitudine dei salvati come in due quadri distinti, che però si fondono insieme. Prima compaiono i segnati con il sigillo del Dio vivente, i 144.000 (il quadrato di 12 - numero delle tribù di Israele - moltiplicato per 1000 - numero dell'universalità), gruppo che designa i martiri, coloro che hanno pagato il prezzo della fedeltà al Signore Gesù con la vita. Poi si presenta la moltitudine immensa, proveniente da ogni popolo e nazione, così definita: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello» (Ap 7,14). Sono coloro che hanno cercato di vivere la loro vita, nella precarietà degli sforzi e dei risultati, nella prospettiva del vangelo con il loro quotidiano martirio che la coerenza della vita spesso esige. Anche questi hanno riconosciuto il fascino del loro Signore crocifisso e risorto. Nel suo amore salvatore hanno confidato nonostante i tradimenti e gli affievolimenti della fede in lui. Ma tutti e due i gruppi si fondono all'unisono nella comune proclamazione: ora sappiamo che il nostro Dio è pieno di amore per noi.
«Rallegriamoci tutti nel Signore in questa solennità di tutti i santi: con noi gioiscono gli angeli e lodano il Figlio di Dio». È motivo di gioia la santità perché non può esserci gioia se non a partire da un amore accolto e condiviso. E la santità, come proclamano i beati davanti al trono dell'Agnello, è questo amore accolto e condiviso.
Nella preghiera dopo la comunione diciamo: «Fa' che raggiungiamo anche noi la pienezza del tuo amore». Non preghiamo semplicemente per arrivare anche noi in paradiso, ma preghiamo perché quell'amore costituisca l'orizzonte della nostra vita. La proclamazione dei santi, come viene descritta nel brano dell'Apocalisse, non si riferisce a un futuro dopo la storia, ma esprime la verità della nostra storia, verità che non passerà e riempirà tutto del suo splendore. Ma quello splendore costituisce già il senso della nostra storia, anche se spesso i nostri occhi sono così velati da non accorgersene più. La santità parla di quel mistero di riconciliazione in atto nella storia, nella carne della propria vita, perché risplenda per tutti la possibilità della visione dell'amore di Dio per l'uomo.
È caratteristico che l'antifona alla comunione, riprendendo la serie delle otto beatitudini proclamate nel vangelo, le riduca a tre: puri di cuore, operatori di pace, perseguitati a causa della giustizia. La purità di cuore capace di vedere Dio è quella che scaturisce dall'esperienza della compassione, della misericordia, così tipica della santità di un cuore che consola e conforta, che accoglie in benevolenza e solidarietà, che rimanda a tutti quello che lui stesso riceve, cioè il perdono rigenerante del suo Signore, che viene così conosciuto come il Salvatore, come l'Amore che ti sottrae all'abisso. La purità però, intrisa di gioia, è solo quella che si traduce in un agire che porta pace a tutti, che rende capaci i cuori di pace, che si fa dono di pace. E la pace donata è a prova di persecuzione.
Elia Citterio
da Il rischio della gioia
Omelie. Anno A
EDB, Bologna 2016