Brevi dal mondo
2016/11, p. 36
Haiti, Sud Sudan, Messico-Brasile, LEV
HAITI
Assassinio di sr. Isabel Solá Matas
Il 2 settembre scorso, a Port-au-Prince, capitale della Repubblica di Haiti, è stata uccisa la suora spagnola Isabel Solá Matas, 51 anni, della Congregazione delle Suore di Gesù e Maria. Era originaria di Barcellona e viveva ad Haiti dal 2008 dove era arrivata due anni prima che il paese fosse devastato da un terrificante terremoto che provocò 200.000 vittime.
Stava tornando dalla banca dove aveva prelevato del denaro ed era diretta al Centro-protesi che lei stessa aveva fondato per la cura di quanti erano rimasti mutilati nella catastrofe. Mentre il vecchio Suv su cui viaggiava era rimasto imbottigliato nel traffico, fu accostata da due rapinatori, uno dei quali le sparò a bruciapelo uccidendola sul colpo, portandole poi via la borsa col denaro e fuggendo. Assieme a lei viaggiava anche una donna che rimase ferita e fu portata all’ospedale.
Sr. Isabel aveva donato tutta la vita ai poveri. Conosceva i pericoli che correva, ma aveva dichiarato: «Mi sento chiamata a servire in Haiti. Credo nella missione per cui sono qui e sono pronta a donare la mia vita fino alla fine, qualunque essa sia».
Era una donna piena di energia, intraprendente, creativa, coraggiosa ed esperta. Oltre a fondare il centro di ortopedia per i mutilati, si interessava anche di raccogliere aiuti per aprire delle scuole nelle zone più lontane e svantaggiate, e si occupava di numerosi progetti, compresa una clinica mobile a Port-au-Prince. Inoltre era impegnata anche nella formazione di insegnanti per le scuole.
Padre Hans Alexandre, della parrocchia del Sacro Cuore dove la suora risiedeva, saputa la tragica notizia, ha dichiarato: «Compiendo questo crimine, non hanno ucciso solo una persona, ma anche la speranza di tanta gente».
Come è potuto avvenire? Questo genere di crimini, ha affermato Ghislaine Landry, una suora franco-canadese delle Suore della Provvidenza, che vive anch’essa ad Haiti, sono comuni, soprattutto a Port-au-Prince. «Penso, ha affermato, che le principali cause di questo tipo di delitti che generano un clima di insicurezza, siano la povertà, la mancanza di lavoro, la debole governance dello Stato, la scarsa efficienza della polizia haitiana e la corruzione».
Un parere confermato anche da un’altra suora, sr. Judy Dohner, americana della Religiose dell’Umiltà di Maria, secondo cui le uccisioni e le ruberie sono comuni in un paese che lotta con la fame, la povertà, l’insicurezza.
Sr. Isabel, ha affermato suo fratello Javier, era una donna a cui «la sola cosa che interessava era di servire gli altri, aiutare coloro che non potevano provvedere a se stessi». «È una martire di Dio», ha dichiarato da parte sua una suora indiana delle Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, presente ai funerali.
Due giorni dopo la sua uccisione, all’Angelus del 4 settembre, al termine della cerimonia di canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, papa Francesco, ricordando quanti si spendono al servizio dei fratelli in contesti difficili e rischiosi, ha dichiarato: «Penso specialmente a tante religiose che donano la loro vita senza risparmio. Preghiamo in particolare per la suora missionaria spagnola, suor Isabel [Solá Matas] che è stata uccisa nella capitale di Haiti, un Paese tanto provato, per il quale auspico che cessino tali atti di violenza e vi sia maggiore sicurezza per tutti». E ha aggiunto: «Ricordiamo anche le suore che, recentemente, hanno subito violenze in altri Paesi».
SUD SUDAN
Situazione drammatica
«Se il Sud Sudan viene ignorato, l'ondata di profughi che raggiungono le coste europee potrebbe ingrossarsi» avverte in una dichiarazione giunta all’Agenzia Fides mons. Barani Eduardo Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio e Presidente dell’Inter-Faith Council for Peace Initiative (ICPI) nella Greater Western Equatoria.Mons. Kussala ha rivolto un appello alla comunità internazionale perché «continui a svolgere il suo ruolo chiave nel persuadere il Presidente Salva Kiir e l’ex vice Presidente Riek Machar a tornare al tavolo negoziale e ad attuare l’accordo di condivisione del potere firmato nell’agosto dello scorso anno».I nuovi combattimenti tra le fazioni di Kiir e Machar, esplosi a luglio, hanno costretto quest’ultimo a fuggire dalla capitale Juba. Machar che, in base agli accordi dell’agosto 2015, era divenuto Primo vicepresidente, è stato destituito dalla sua carica. Il suo posto è stato occupato da Taban Deng Gai, un membro della formazione di Machar (SPLA-IO) che è passato nel campo di Kiir.La situazione umanitaria a Juba e nel resto del Paese è precaria e sono soprattutto le organizzazioni cattoliche e di altre confessioni cristiane a farsi carico dell’emergenza. «Con l’aiuto internazionale, e quello della Chiesa cattolica e degli altri membri della South Sudan Council of Churches, di agenzie come Cafod e Trocaire, Caritas, e altre organizzazioni umanitarie, aiutiamo le popolazioni a sopravvivere, e possiamo assicurare che il nostro Paese abbia un futuro», afferma mons. Kussala. Il Vescovo sottolinea che il Sud Sudan è potenzialmente molto ricco, non solo di petrolio ma anche di diversi minerali e dispone di un forte potenziale agricolo. Ma il conflitto, provocato da “una piccola minoranza” impedisce al Paese di svilupparsi. La tragedia del Sud Sudan, conclude mons. Kussala, è sovrastata nei media dagli attentati terroristici in Europa e in altre parti del mondo, ma l’Europa, non può ignorarla altrimenti sarà travolta da un’altra ondata di profughi. (fonte Agenzia Fides 2/8/2016).
Nel frattempo il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della pace, ha visitato il Sud Sudan avvolto nella spirale della guerra per invitare a mettere fine alla violenza e a stabilire il dialogo tra le parti belligeranti.
È giunto nella capitale Juba per dare sostegno all’arcivescovo e incontrare i capi del Paese. Ha portato con sé anche una lettera del papa Francesco per il presidente Salva Kiir e un’altra per vicepresidente Riek Machar che sono storicamente nemici e rappresentano i differenti gruppi etnici.
In un’intervista alla Radio Vaticana, il card. Turkson ha affermato che «la situazione è difficile» e ha aggiunto che le condizioni della popolazione sono molto dure. La gente è costretta a fuggire dalla violenza per salvarsi, abbandonando le proprie case che vengono saccheggiate, occupate o distrutte.
MESSICO – BRASILE
Uccisi quattro sacerdoti
Due sacerdoti sono stati uccisi in Messico il 18 settembre scorso, e due in Brasile il 15 ottobre. I due messicani si chiamavano Alejo Nabor Jiménez Juárez e José Alfredo Suárez de la Cruz. Erano stati sequestrati durante la notte da uomini armati nella parrocchia di Nostra Signora di Fatima nella località di Poza Rica, nello stato di Veracruz. I loro cadaveri sono stati trovati il giorno dopo “massacrati” lungo la strada che conduce a Papantla. Pare che all’origine dell’assassinio vi sia stata una rapina ad opera della delinquenza organizzata, molto attiva da quelle parti. In questo stato orientale del Messico nel 2013 erano stati assassinati altri due sacerdoti, Hipólito Villalobos Lima(45 anni) e Nicolás Cruz Martínez (31 anni); dal 2012 avevano perso violentemente la vita 14 sacerdoti, un seminarista e un sacrestano. Altri 2 figurano ufficialmente come “scomparsi”. Le vittime degli uomini di Chiesa, se si risale al 2006, sono 28.
In Brasile, l’assassinio dei due sacerdoti è avvenuto nella notte tra sabato e domenica del 15 ottobre, durante quello che è stato definito il “fine settimana tragico. Si chiamavano João Paulo Nolli e Francisco Carlos Barbosa Tenório, rispettivamente di 35 e 37 anni. Padre João è stato assassinato a Rondonópolis, nel Mato Grosso, mentre padre Francisco Carlos è stato ucciso a Nova Iguaçu, nella poverissima periferia di Rio de Janeiro. Padre Francisco si occupava dell’assistenza ai tossicodipendenti. Era ritenuto un prete scomodo dai gruppi malavitosi e aveva ricevuto molte minacce. Padre Carlos invece pare sia stato ucciso in seguito a una rapina.
La violenza dilaga in Brasile e nel resto dell’America Latina. Per stare solo al 2016, dal mese di gennaio sono stati uccisi 9 sacerdoti e 4 catechisti.
LIBRERIA EDITRICE VATICANA
Un libro di p. Angel Pardilla
Angel Pardilla, clarettiano, docente presso varie università pontificie, autore di varie opere, tra cui il corposo volume di oltre 1.400 pagine Vita consacrata per il Nuovo Millennio, concordanze, fonti e linee maestre dell’esortazione apostolica “vita consecrata”(LEV 2003), ha pubblicato ora sempre con la Libreria Editrice Vaticana, un altro voluminoso studio di 701 pagine, dedicato a “La realtà della vita religiosa – analisi e bilancio di cinquant’anni (1965 -2015) e prospettive”.
Nel volume spiega in maniera dettagliata cosa è accaduto negli ultimi 50 anni, dal 1965 al 2015, nelle istituzioni religiose cattoliche. L’analisi è effettuata per ogni singolo Istituto o società.
Per gli istituti religiosi e le società di vita apostolica nel settore maschile in 50 anni si è registrato un calo si 130.545 membri, pari al 39,58%. Si è passati da un numero di 329.799 membri nel 1965 a 199.254 nel 2015.
Per quanto riguarda il settore femminile, si è passati da 961.264 membri del 1965 a 532.436 del 2015. Ciò significa una perdita di 428.828 unità, con un calo percentuale del 44,61%.
Ma è interessante notare – scrive p. Angel – che nel periodo post Concilio c’è stata anche la fioritura e la crescita, in alcuni casi impetuosa, di istituti e società di vita religiosa. Sono 58 istituzioni maschili che hanno registrato una crescita, tra questi i maggiori in percentuale: la Congregazione di San Giovanni Battista Precursore (+816,66%), la Congregazione Vincenziana Malabarese (+ 610,30%), la Congregazione dei Legionari di Cristo (+605,71%), i Preti della Misericordia (+457,14%), i Canonici Regolari della Santa Croce (+ 325%).
In campo femminile le suore Missionarie della Carità di Madre Teresa sono cresciute del 2.914,20 %. Le suore missionarie di Maria aiuto dei Cristiani +388%, le suore Carmelitane Teresiane di Verapoly +275,125% le suore dell’Adorazione del S. Sacramento +157,35%, le suore della Congregazione del Sacro Cuore +137,97%.
Per quanto riguarda gli abbandoni, secondo padre Pardilla il fenomeno non è attribuibile solo alla fatalità o alle nefaste e inevitabili condizioni sociali di una determinata epoca della storia, quali il calo delle nascite, il materialismo, il secolarismo, bensì “all’inadeguata e lacunosa recezione dei contenuti del Concilio Vaticano II sulla vita religiosa” e a “una semplicistica interpretazione dei suoi contenuti”. Il padre sostiene che il futuro della vita religiosa dovrà essere costruito coltivando in un modo più chiaro e deciso i valori positivi di una forte identità cristologica, mariana e comunitaria. La vita religiosa è chiamata ad essere soprattutto una positiva “memoria vivente” del Cristo del Vangelo, il Cristo consacrato, obbediente, casto, povero, orante e missionario.
a cura di Antonio Dall’Osto