Ciardi Fabio
Evangelizzare con passione
2016/11, p. 8
Il tema sul quale il Capitolo era chiamato a confrontarsi era racchiuso nella parola evangelica che ne delinea la vocazione: “Mi ha mandato ad evangelizzare i poveri”: la missione in un mondo che cambia velocemente.
Capitolo del bicentenario dei Missionari Oblati
EVANGELIZZARE
CON PASSIONE
Il tema sul quale il Capitolo era chiamato a confrontarsi era racchiuso nella parola evangelica che ne delinea la vocazione: “Mi ha mandato ad evangelizzare i poveri”: la missione in un mondo che cambia velocemente.
«Questo non è il solito incontro, ancora un altro Capitolo generale. Sappiamo che lo Spirito di Gesù è con noi e ci parlerà. Noi siamo chiamati a fare di questo Capitolo generale un evento che scuoterà la Congregazione!». Così il Superiore generale ha aperto il Capitolo dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, sfidando quell’aria di routine che spesso circonda eventi come questo, che si ripetono ciclicamente in maniera automatica: «Noi crediamo che Gesù ci ha condotti qui come suoi missionari. Egli vuole infondere su questo corpo speciale di Oblati, chiamato Capitolo generale, la novità e la forza dello Spirito».
P. Louis Lougen non voleva “il solito” Capitolo e ha puntato decisamente a uno sguardo di fede, indicando insieme gli atteggiamenti con i quali vivere l’assemblea: «Non possiamo dubitare della presenza di Dio e del suo lavoro in mezzo a noi. Invochiamo lo Spirito Santo e lo Spirito sarà con noi. Dobbiamo avere fede; dobbiamo ascoltare, vegliare, pregare, condividere e lavorare sodo per essere fedeli allo Spirito… Credo che il Signore risorto è tra noi, davvero presente!... Egli rivelerà il suo progetto missionario e come prenderne parte. Vi invito tutti a credere che il Signore risorto è qui tra noi… Vi invito ad avere l’occhio sveglio per riconoscere Gesù in mezzo a noi, che soffia lo Spirito su di noi nella sala capitolare e nei corridoi, mentre spezza il pane con noi a tavola e nei nostri piccoli gruppi di lavoro». È forse grazie a questa forte convinzione che è stato rieletto al primo scrutinio con la quasi unanimità dei voti.
Il 36° Capitolo generale degli Oblati, tenutosi a Roma dal 14 settembre al 12 ottobre, celebrando i 200 anni dalla fondazione dell’Istituto non poteva non “guardare il passato con gratitudine”. Al suo inizio sono state ricordate le parole di Giovanni XXIII rivolte agli Oblati il 21 maggio 1961: «Il piccolo germoglio, piantato da Eugenio de Mazenod nel 1816, è diventato un albero vigoroso, che estende i suoi rami in entrambi gli emisferi e ha saputo adattarsi al clima gelido del Polo Nord così come alle terre infuocate dell’equatore». Il primo momento è stato dunque dedicato ad uno sguardo di “gratitudine” sui 65 Paesi dei cinque continenti dove l’Istituto è presente.
Tra passato
e nuova creatività
Lo sguardo al passato, oltre ad esprimere la gratitudine, è diventato impulso per continuare nell’oggi, con nuova creatività, la missione affidata all’Istituto. Il tema sul quale il Capitolo era chiamato a confrontarsi era racchiuso nella parola evangelica che ne delinea la vocazione: “Mi ha mandato ad evangelizzare i poveri”: la missione in un mondo che cambia velocemente.
«Il mondo intero è un campo di missione – ha fatto presente il Superiore generale nel suo rapporto. La Polonia cattolica cerca un nuovo modo per raggiungere coloro che ormai non frequentano più la Chiesa. In Canada, il cattolico Québec francese si chiede se può ancora essere considerato cattolico ed è alla ricerca di nuovi modi per evangelizzare oggi. In Namibia, molti posti di missione si occupano di fedeli di nuove regioni che si aprono a una prima evangelizzazione. In Pakistan, la Chiesa è una piccola minoranza e gli Oblati sono a fianco di cristiani poveri ed emarginati. In tutta Europa, la realtà dei rifugiati richiede una nostra risposta. In Guinea Bissau, gli Oblati hanno risposto alla richiesta dei vescovi che cercavano missionari per evangelizzare zone indigene, anche se abbiamo parrocchie fiorenti composte da persone molto povere. In India, con grandi e piccole parrocchie e molte scuole, la realtà varia: sono soprattutto le popolazioni tribali che chiedono il battesimo. Non possiamo più parlare dell’invio di Oblati in missione dall’Europa in Africa e Madagascar, in Asia o in Oceania, o dal Canada e Stati Uniti in America Latina e nei Caraibi. L’Europa, una volta cattolica, è diventata terra di missione, come il Canada, l’Australia e gli Stati Uniti, che hanno bisogno di missionari provenienti da Africa, Asia e America Latina».
Nelle comunità oblate più giovani come in quelle più antiche, in quelle in crescita come in quelle in calo, si riscontrano segni comuni, che denotano la capacità di rispondere a urgenze diverse: nuove forme di ministeri sono oggetto di discernimento nelle comunità; nuovi ambiti di presenza vengono attuate in solidarietà con i popoli indigeni, immigrati, rifugiati, prigionieri, donne e bambini; il Dipartimento di Giustizia, Pace e Integrità del Creato è parte essenziale dell’evangelizzazione; il ministero è esercitato in maniera inclusiva, coinvolgendo l’intera famiglia oblata, giovani e laici che si ispirano al carisma e si impegnano nella comune missione; nuove fondazioni sono avvenute negli ultimi anni: Réunion, Russia, Malawi…
Il Superiore generale ha ricordato che non basta estendere il campo missionario, occorre soprattutto crescere in profondità: «Siamo chiamati ad andare oltre, perseguendo con radicalità la nostra crescita evangelica… Questa è la sfida, più che l’espansione numerica e nei paesi di missione. Il carisma, le Costituzioni e le Regole e Capitoli generali ci chiamano costantemente a compiere la nostra missione con una profonda qualità di vita e di azione. Le parole di Sant’Eugenio ci interpellano: “... se potessimo formare sacerdoti zelanti, disinteressati, saldamente virtuosi, uomini apostolici in una parola, i quali, dopo essersi convinti della necessità di riformare se stessi, lavorino con tutte le forze per convertire gli altri...”».
Per un nuovo
impulso alla missione
Su questo orizzonte programmatico hanno preso il via i lavori del Capitolo, forte della grande varietà dei partecipanti, che esprime l’altrettanto ricca varietà della presenza oblata nel mondo, portatrice di modi diversi di leggere la realtà delle società attuali, i segni dei tempi in esse racchiuse, la diversificata modalità di risposta nell’unità carismatica.
Fedele al proposito iniziale, il mese di lavoro si è da subito caratterizzato per una intensa vita di preghiera, grazie anche all’aiuto delle case di formazione delle diverse parti del mondo: per ogni giorno una di esse aveva preparato le linee di preghiera.
L’obiettivo del Capitolo – leggiamo nel documento finale – era quello di dare nuovo impulso alla missione. Lo sguardo si è fatto attento e concreto per individuare gli appelli attuali, in consonanza con la forte ripetuta richiesta di papa Francesco a uscire verso le “periferie”, per scrivere pagine nuove di evangelizzazione con creatività e audacia, lavorando «per abbattere le barriere che separano e dividono le persone, e promuovere l’interculturalità tra gruppi e religioni, nel dialogo e nell’arricchimento reciproco», «per contribuire alla difesa dei valori della famiglia, dei rifugiati e dei migranti, così come di tutte le persone vittime di ingiustizia, violenza, abusi, dei minori, delle persone più vulnerabili...».
Indispensabile per il perseguimento di tali obiettivi, «rafforzare lo spirito di famiglia e la qualità della vita comunitaria», una seria risposta alla «chiamata alla santità, dando valore alla vita religiosa missionaria», consapevoli di essere «strettamente interdipendenti e responsabili gli uni agli altri. Presente in quasi 65 paesi, abbiamo scelto di rafforzare le modalità con le quali viviamo l’interculturalità nelle comunità internazionali e nella società». Di qui la decisione di «una maggiore equità e generosità tra le nostre unità oblate [le circoscrizioni territoriali], aumentando la condivisione del personale e delle altre risorse della Congregazione».
Sei ambiti
di lavoro
Sei gli ambiti di lavoro a cui il Capitolo si è dedicato, suddividendosi in altrettanti gruppi: 1) i nuovi volti dei poveri, 2) la missione con i giovani, 3) la formazione alla missione, 4) missione e inculturazione, 5) missione e mezzi di comunicazione, 6) missione e finanze. I risultati sono confluiti nel documento finale articolato secondo questi sei aspetti.
Il metodo di lavoro ha seguito le seguenti fasi: 1) identificare il contesto, le domande, i problemi e le preoccupazioni dei poveri; 2) individuare i punti di riferimento per elaborare risposte adeguate partendo dalla Scrittura, i testi e le tradizioni dell’Istituto, le direttive della Chiesa; 3) discernere le chiamate alla luce dei bisogni e degli impulsi provenienti dalle fonti di riferimento; 4) scegliere orientamenti e strategie a livello locale, provinciale, regionale e congregazionale; 5) disegnare una mappa di coordinate operative finanziarie e formative.
L’incontro
con il Papa
Il suggello, e insieme lo sprone finale, è stato dato dal Papa. All’udienza privata nella sala Clementina, gli 82 membri del Capitolo si sono raddoppiati, includendo anche il personale ausiliario e alcuni studenti del collegio internazionale.
«È con particolare gioia – ha esordito il Papa – che accolgo voi, che rappresentate una Famiglia religiosa missionaria dedita all’evangelizzazione nella Chiesa». La sua “particolare gioia” era davvero visibile! Le parole che ha indirizzato ai presenti sono andate dritte al cuore. Ecco alcuni tra i passaggi più significativi: «Gli Oblati di Maria Immacolata sono nati da un’esperienza di misericordia, vissuta dal giovane Eugenio un Venerdì Santo davanti a Gesù crocifisso. La misericordia sia sempre il cuore della vostra missione, del vostro impegno evangelizzatore nel mondo di oggi…
La Chiesa sta vivendo, insieme al mondo intero, un’epoca di grandi trasformazioni, nei campi più diversi. Ha bisogno di uomini che portino nel cuore lo stesso amore per Gesù Cristo che abitava nel cuore del giovane Eugenio de Mazenod, e lo stesso amore senza condizioni per la Chiesa, che si sforza di essere sempre più casa aperta. È importante lavorare per una Chiesa che sia per tutti, una Chiesa pronta ad accogliere e accompagnare!...
Oggi, ogni terra è “terra di missione”, ogni dimensione dell’umano è terra di missione, che attende l’annuncio del Vangelo. Il Papa Pio XI vi definì “gli specialisti delle missioni difficili”. Il campo della missione oggi sembra allargarsi ogni giorno, abbracciando sempre nuovi poveri, uomini e donne dal volto di Cristo che chiedono aiuto, consolazione, speranza, nelle situazioni più disperate della vita. Pertanto c’è bisogno di voi, della vostra audacia missionaria, della vostra disponibilità a portare a tutti la Buona Notizia che libera e consola…
La gioia del Vangelo risplenda innanzitutto sul vostro volto, vi renda testimoni gioiosi. Seguendo l’esempio del Fondatore, la carità tra di voi sia la vostra prima regola di vita, la premessa di ogni azione apostolica; e lo zelo per la salvezza delle anime sia conseguenza naturale di questa carità fraterna».
Nelle parole del Papa sono tornati a brillare temi del ricco patrimonio di 200 anni di vita degli Oblati e sono stati rilanciati con nuova forza e lucidità: la misericordia cuore della missione; l’amore per Gesù Cristo e l’amore senza condizioni per la Chiesa; lavorare per una Chiesa per tutti; ogni terra è “terra di missione”, ogni dimensione dell’umano è terra di missione; audacia missionaria; disponibilità a portare a tutti la Buona Notizia; la gioia del Vangelo che risplende sul volto; testimoni gioiosi; la carità reciproca prima regola di vita e premessa di ogni azione apostolica; lo zelo per la salvezza delle anime…
Sono le linee forza che hanno fatto del “Capitolo del bicentenario” il punto di partenza per “abbracciare il futuro con speranza”.
Fabio Ciardi