Mastrofini Fabrizio
Domenicani nella promozione e difesa dei diritti umani
2016/11, p. 7
Allargare il concetto dei diritti umani, approfondire la loro difesa. Sono le due principali conclusioni del Congresso Internazionale sul tema «Domenicani nella promozione e difesa dei diritti umani: passato, presente, futuro». L’evento si è svolto a Salamanca (Spagna), dall’1 al 5 settembre, con la partecipazione di oltre 200 religiosi e religiose dei vari rami dell’Ordine dei Predicatori. Tra loro oltre a diverse Priore generali, c’era anche padre Bruno Cadoré, Maestro generale dei Domenicani.
Domenicani nella promozione e difesa dei diritti umani
Allargare il concetto dei diritti umani, approfondire la loro difesa. Sono le due principali conclusioni del Congresso Internazionale sul tema «Domenicani nella promozione e difesa dei diritti umani: passato, presente, futuro». L’evento si è svolto a Salamanca (Spagna), dall’1 al 5 settembre, con la partecipazione di oltre 200 religiosi e religiose dei vari rami dell’Ordine dei Predicatori. Tra loro oltre a diverse Priore generali, c’era anche padre Bruno Cadoré, Maestro generale dei Domenicani.
La discussione è stata molto ricca e articolata e ha prodotto alcuni documenti relativi ai diversi ambiti di impegno a difesa dei diritti umani sul versante dell’ecologia, della giustizia e della pace, e come necessità di approfondire di più la riflessione intellettuale con la messa in pratica di azioni coerenti di vita personale e comunitaria.
Come fa notare il comunicato finale, la scelta della città di Salamanca a sede dei lavori è stata dovuta al bisogno di sottolineare, fin dalla sede del Congresso, l’importanza del tema. «Vogliamo respirare lo spirito che ha ispirato i nostri fratelli Pedro da Cordoba, Antonio de Montesinos, Bartolomé de Las Casas, Francisco de Vitoria e altri che nel Sedicesimo secolo si radunavano attorno alla Scuola di Salamanca. Lavorando di comune accordo ampliavano il significato di far parte di una comunità umana. Nel sottolineare il bisogno di riconoscere e proteggere i diritti delle popolazioni indigene del "nuovo mondo", Vitoria e i suoi confratelli gettavano le basi di quella necessità di avere una cooperazione globale e una legge internazionale, che avrebbe in seguito ispirato i fondatori delle Nazioni Unite, diventata oggi la prima istituzione a promuovere la giustizia globale e la pace».
Con il richiamo al passato – che si raccorda e dà significato al presente – il comunicato finale elenca quattro importanti aree di impegno. Rispetto e attenzione verso i diritti umani significa oggi prendersi cura della «Creazione» e delle «popolazioni» perché «rispetto dei diritti umani e promozione dei diritti umani sono inseparabili dal rispetto e protezione del Creato». In secondo luogo viene l’impegno per la giustizia e la pace. Quindi i partecipanti all’incontro indicano altri due aspetti che servono ad ampliare una visione tradizionale dell’impegno per la promozione dei diritti umani, collegandoli strettamente con la Dottrina sociale. «I diritti umani vengono oggi declinati come diritti civili, politici, economici, sociali e culturali. Sono visti come universali, indivisibili e interdipendenti, nel rispetto delle diversità culturali. Questi princìpi, sebbene non sempre applicati, corrispondono a quanto sottolinea la Dottrina sociale sul ruolo della persona». Infine l’ultimo aspetto riguarda la necessità di approfondire studio e ricerca su un tema così vasto e variegato. «Parlare di diritti umani ci impegna a esplorare e ricercare le cause strutturali delle violazioni della dignità e della libertà. Un obiettivo che possiamo perseguire solo se siamo capaci di ascoltare con rispetto e compassione le testimonianze di coloro che soffrono».
Da questo approccio discendono diversi obiettivi che il comunicato finale elenca puntualmente. Tra questi si distinguono – sul piano formativo – la necessità di integrare nella formazione domenicana a tutti i livelli la conoscenza approfondita della Dottrina sociale e lo studio dell’Enciclica Laudato Si’. Occorre inoltre «adottare e promuovere la metodologia di Salamanca, impegnando i Domenicani, le istituzioni formative, i programmi di studi, a mettere in atto azioni, studi, ricerche, analisi, per cambiare il mondo, attuando un’appassionata sinergia tra la vita apostolica e la vita intellettuale». In concreto, oltre a rendere più fruttuoso ed efficace l’impegno di azione formando «reti» di collaborazione e una maggiore presenza nei media, il documento finale ribadisce che è necessario «rinforzare la presenza domenicana nelle Nazioni Unite, per fare in modo che ai più alti livelli vengano ascoltate le voci delle vittime delle violazioni dei diritti umani». E pertanto si auspica che «crescenti risorse» siano destinate a sviluppare «concreti progetti di giustizia e pace».
Fabrizio Mastrofini